“Guarda la cocaina, vedrai polvere. Guarda attraverso la cocaina, vedrai il mondo” (Roberto Saviano, ZeroZeroZero, 2013).
ZeroZeroZero è una serie televisiva drammatica in 8 episodi del 2020, ispirata all’omonimo romanzo di Roberto Saviano (2013), creata da Stefano Sollima, Leonardo Fasoli e Mauricio Katz, con una grande produzione internazionale (Sky Atlantic, Canal+ e Amazon Studios). Progetto mastodontico e ambizioso – 148 giorni di riprese effettuate in 3 continenti e 5 paesi: le Americhe (Messico e Louisiana), l’Africa (Senegal e Marocco) e l’Eurasia (Italia), utilizzando un cast riuscito e variegato, nel pieno rispetto delle differenti lingue parlate.
Fulcro narrativo della serie – come del libro – è la cocaina. Non tanto nella sua relazione con il consumatore (non la si vede mai tirare, fumare, iniettare…), quanto nella sua veste di merce preziosissima. Il cui iter commerciale determina letteralmente il destino e l’assetto di diverse organizzazioni criminali sparse per il mondo, e legate indissolubilmente tra loro da questa gigantesca e fitta ragnatela fatta di polvere bianca.
L’allucinante viaggio di ZeroZeroZero
L’impero della cocaina viene raccontato in ZeroZeroZero attraverso il viaggio di un unico costosissimo carico. Vera e propria odissea attraverso cui si sviluppano pericolosi giochi di potere e sanguinose faide in terre molto diverse e lontane. Con società malavitose tra loro sconosciute, eppure rispondenti tutte ad un’unica logica perversa e universale.
La logica della violenza e del denaro – o anche della violenza del denaro, che è alla base della degenerazione del sistema capitalista, dove alla semplice domanda e offerta si affiancano inevitabilmente opportunismo senza scrupoli e sanguinaria corruzione… Il business illegale della coca ci mostra in realtà solo l’altro volto degli affari cosiddetti leciti. Un volto libero da maschere morali, ma altrettanto – se non più – cinico e feroce.
Un percorso cominciato proprio da Sollima con Romanzo Criminale, e che ha trovato poi il suo apice in Gomorra (di cui abbiamo scritto qui e parlato qui nel podcast). ZeroZeroZero ne è l’audace versione internazionale. Che sposta però l’asse portante della storia: dai protagonisti criminali (la banda della Magliana, i Savastano e compagnia bella) il centro qui è proprio il trasporto del carico in questione. E – attraverso questo – tutte le differenti realtà messe in gioco in questo affare da 900 milioni di dollari.
“La prima cosa che voglio fare per dimostrarvi che sono tornato è farvi piovere 900 milioni dal cielo” dice Don Minu, vecchio boss latitante della ‘ndrangheta, durante un incontro clandestino con le altre famiglie tra le montagne dell’Aspromonte calabrese.
Da Monterrey a Gioia Tauro, l’odissea di un carico eccezionale
Don Minu (Adriano Chiaramida) è infatti l’acquirente di un carico da 5 tonnellate di oro bianco, che deve distribuire tra gli altri clan per riconquistarne la fiducia vacillante. Il carico proviene da Monterrey – dalla famiglia di narcos Leyra – nascosto in barattoli di peperoncini. Mediatore dell’affare è Edward Lynwood (Gabriel Byrne), broker di fiducia di New Orleans aiutato dalla figlia Emma (Andrea Riseborough).
Date le straordinarie proporzioni della merce in spedizione, si tratta ovviamente di un trasporto navale assai delicato e pericoloso… E dunque: dai venditori ai compratori, attraverso l’oceano Atlantico, dal Messico a Gioia Tauro. Ma l’ombra di una lotta clandestina per il potere incombe fatalmente sui rispettivi regni criminali.
Da una parte seguiamo l’ascesa del sergente Manuel Contreras (Harold Torres), detto il Vampiro, militare passato al soldo dei narcotrafficanti. Con l’aiuto dei suoi ex commilitoni, addestrerà un nutrito gruppo di ragazzi di strada, trasformandoli ne l’Impresa, le cui gesta terrorizzeranno la città di Monterrey. Dall’altra Stefano La Piana (Giuseppe De Domenico), nipote di Don Minu, trama contro il nonno assieme alla famiglia Curtiga. E, consapevole che se il carico non dovesse arrivare sarebbe per questi la rovina, arriva a bruciare l’ingente somma messa a disposizione come anticipo dell’operazione.
Il mancato arrivo del primo pagamento pattuito mette in seria difficoltà la famiglia Lynwood: dopo la scomparsa del padre, saranno Emma e il fratello Chris, affetto dal morbo di Huntington che gli procura spasmi in tutto il corpo, a dover prendere in mano le redini della situazione e cercare a tutti i costi di fare arrivare la merce in porto – nel porto di Gioia Tauro.
Tre piani narrativi, scelte stilistiche coraggiose e vincenti
Tre diverse linee narrative (storyline), che gli autori di ZeroZeroZero decidono di ripartire in diverse linee temporali. Adottando uno schema formale che divide ogni episodio in due parti – ciascuna riferita ad un diverso continente – che si riannodano solitamente a fine puntata.
Quando una prospettiva arriva ad un punto di svolta, è facile che la storia torni per così dire indietro, per mostrarci cosa nel frattempo è avvenuto altrove. Sì da spezzare il racconto assecondando pienamente lo spirito della sua coralità costitutiva.
Scelta coraggiosa che, data la brevità della serie, risulta vincente, riuscendo a tenere comunque sempre intrecciati i tre differenti piani narrativi, senza che la tensione ne risenta. Diverse storie raccontate in parallelo, ambientate in diversi continenti. Ricorrendo spesso a flashback e riannodamenti – gli elementi fondamentali di questa atipica e originale narrazione.
Il cui viaggio continua a procedere adrenalinicamente e soavemente, tra sangue e soldi, verso l’Italia. Nonostante i sotterfugi, i tentativi di corruzione e le minacce di Stefano – che non vuole nel modo più assoluto la nave arrivi a destinazione. E nel mentre Manuel, tra un’omelia religiosa e una sparatoria, prende silenziosamente il controllo della sua città.
La fermata forzata della nave – e dei suoi preziosi container – a Dakar, per una sospetta anomalia dei motori, e l’imminente ispezione portuale, costringono Emma e Chris ad una rocambolesca avventura via terra, verso Casablanca, tra jihadisti ed esercito francese, Chris trovandosi addirittura senza farmaci per contrastare i sintomi della sua malattia degenerativa…
ZeroZeroZero: the business must go on.
Tra le sequenze africane di suspence e frenesia, il truculento e delirante caos messicano, la ritualità malavitosa – fatta di poche e taglienti parole – della ‘ndrangheta, si dipana l’eccentrica e coinvolgente storia di questo oscuro viaggio d’affari.
Come prima si accennava, questa non è Gomorra e non è nemmeno Narcos: in ZeroZeroZero non si cerca di scavare in profondità nei diversi contesti dell’illecito. Questo show è invero un’intensa carrellata di uomini e situazioni di generi molto diversi, legati tutti solo e soltanto dalla compravendita di cocaina.
Il business viene – anche qui – prima di ogni altra cosa. E qualsiasi più o meno timido tentativo di opporsi a questa regola fondamentale è – ancora qui – destinato a scontrarsi e naufragare contro uno scoglio fatto di 5 tonnellate di coca. Ovvero di 900 milioni di dollari…
A tal riguardo il gelido finale, tra i sopravvissuti rimasti, è altamente significativo.
Nonostante le perdite umane e gli sconvolgimenti, the business must go on.
“C’è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall’Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente?” (Roberto Saviano, ZeroZeroZero, 2013).
Da un altro libro di Saviano: leggi il nostro articolo su Gomorra
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