«Wormwood» è la parola inglese per l’assenzio, pronunziata improvvisamente da Amleto nel terzo atto a significare la catastrofe della sua famiglia. La nostra mente non deve però andare a Guglielmo Shakespeare, oppure ai poeti maledetti e agli altri drogati decadenti degli ultimi secoli, ma all’Apocalisse di San Giovanni: «Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare» (Ap 8, 10-11).
Wormwood, di Errol Morris: molto più che un documentario
Di fatto, Wormwood (prodotto e strimmato da Netflix) parla di un’apocalisse: privata e potenzialmente globale.
Alla regia c’è quello che è ritenuto uno dei più grandi documentaristi di sempre, Errol Morris, premio Oscar per il documentario di storia militare Fog of War e autore di film memorabili come A Brief History of Time (dove intervista Stephen Hawking), Mr. Death (dove narra la storia di Fred Leuchter, un riparatore di sedie elettriche che analizzò Auschwitz e espresse dubbi sulla versione ufficiale) The Unkwnow Known (sull’ex segretario alla Difesa USA Donald Rumsfeld, morto nel 2021) e, più di recente, l’intenso American Karma (dove va in profondità rispetto alla figura di Steve Bannon).
Tuttavia i 6 episodi di Wormwood vogliono essere più di un documentario. Con scene girate da attori di fama come Peter Sarsgaard (Dopesick) che contribuiscono ad accrescere il senso di opprimente paranoia che avvolge la storia. Il mix di interviste e di fiction crea di fatto un ritmo bizzarro e disorientante, utile al significato labirintico che si vuole esprimere: cosa è possibile davvero ricordare? Cosa ci viene tenuto nascosto? È possibile mai sapere la verità su qualcosa avvenuto tanto tempo fa?
Frank Olson: scienziato, padre, impiegato della CIA
Frank Olson era uno scienziato. Sposato, tre figli, una bella famiglia, una casetta, un lavoro sicuro, la stima dei colleghi: il suo è un quadretto perfetto degli anni Cinquanta, quello che un tempo, prima del politicamente corretto, molti rimpiangevano assai (tipo: Happy Days).
Olson in realtà è impiegato dalla CIA in un programma segreto di ricerca per la guerra biologica a Fort Detrick, una base del Maryland – vista in tanti film e serie TV – che è tuttora luogo dove principalmente (o almeno così si vuol far credere) vengono condotti studi su patogeni per impiego militare.
Nel novembre 1953, Olson viene invitato in una casa isolata presso un lago, dove incontra alcuni colleghi della CIA. Secondo alcuni sarebbero state undici persone. Alcuni, secondo le ricostruzioni, sarebbero state parte del progetto MK Ultra (di cui Mondoserie vi ha parlato trattando i temi di Veleno), cioè il programma segreto della CIA per il controllo mentale degli esseri umani. Sidney Gottlieb, il chimico dell’MK Ultra, era presente.
Durante quei tre giorni al lago, a Olson viene somministrata dell’LSD. L’uomo ha un breakdown totale. Dall’esperienza, tornerà a casa dalla famiglia cupo, scosso, paranoico. Poi l’umore migliora. Dopo aver visto al cinema un film biografico su Martin Lutero, comunica che vuole licenziarsi.
Pochi giorni dopo verrà trovato morto su un marciapiede di Nuova York. Si sarebbe lanciato da una finestra dell’Hotel Statler.
La ricerca della verità sul padre e la sua morte
Per anni alla famiglia fu detto che fu un suicidio dovuto alla crisi nervosa subita. Dopo il 1975, quando cominciarono a venire a galla le malefatte del programma MK Ultra, la pista del possibile omicidio emerse con forza: il governo ammise di aver dato a Olson l’LSD, risarcì la famiglia, cui arrivarono le scuse del presidente Gerald Ford in persona.
Il dolore dei bambini Olson, ora diventati più che adulti, mai si è potuto cancellare.
L’argomento della serie è proprio questo: la storia di questi ragazzi con la vita totalmente segnata non solo dalla morte del padre, ma dal mistero fitto che l’avvolgeva. Possibile che lo stesso Stato per cui il papà lavorava lo abbia ucciso?
In particolare, è estenuante conoscere i dettagli della ricerca, lunga 60 anni, del figlio Eric Olson. Il quale è consapevole di quanto il mistero gli abbia rovinato l’esistenza, distrutto i suoi rapporti amorosi, spento la creatività.
A far da mattatore, tra i coprotagonisti della docu-serie è una delle massime penne del giornalismo mondiale, il mitico Seymour Hersh, premio Pulitzer per le sue inchieste in ambito militare. Hersh dapprima sostiene che si sia trattato di suicidio, anni dopo però si ricrede, e racconta che esisteva all’epoca un programma segreto di eliminazione dei dissidenti. Tuttavia, non vuole andare a fondo, perché comprometterebbe la sua fonte, e la cosa, spiega, proprio non si può fare: «la fonte viene sempre prima dell’inchiesta» dice nel documentario.
Wormwood e la sua – amara – verità
La serie raccoglie questa prospettiva agghiacciante, e mostra un manuale di assassinio della CIA del 1953, che istruisce gli agenti sicari: «l’incidente più efficiente, in un semplice assassinio, è una caduta di 75 piedi o più su una superficie dura». La morte di Olson, quindi, sarebbe una morte da manuale.
Perché gli USA avrebbero dovuto ammazzare Olson? Una possibile risposta viene tentata negli ultimi episodi. Non facciamo spoiler, ma vi garantiamo: i tempi pandemici che abbiamo vissuto negli ultimi anni qualcosa possono c’entrare, e la cosa è effettivamente agghiacciante.
Qualsiasi sia la verità rispetto alla morte del padre, dice Eric, si è condannati a questa stella di assenzio: «Wormwood. Da qualsiasi parte la si veda, è amara».
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