Se pensate male della politica, Weiner (Sky, NOW) è un documentario che fa per voi: rafforzerà il vostro disdegno, e anzi vi fornirà nuovi e brillanti argomenti. Se pensate bene della politica, Weiner è comunque una cosa che vale la pena guardare: perché, come vedremo, lo si può leggere come una sorta di apologo (persino istruttivo) sulla cecità e la tracotanza che possono facilmente colpire chi viva immerso nell’agone elettorale. E se della politica non vi interessa un bel niente? Vale lo stesso la pena guardarlo: sono 90 minuti pressoché irresistibili. Che raccontano una storia che in Italia pochi conoscono. E che invece in America è a modo suo leggendaria.
Di solito si dice: una storia di ascesa e caduta. Ma quella di Anthony Weiner, politico esperto e popolare, è qualcosa di molto di più. Molto più drammatico. Esilarante. Incredibile. È la storia di una stella di prima grandezza del Partito Democratico di New York e nazionale. Della sua rovinosa caduta per un primo scandalo. Della sua temporanea eclissi dal panorama mediatico. Del suo fragoroso ritorno sulla scena. Della nuova battaglia politica in cui si lancia. Della seconda chance che gli elettori sembrano disposti a concedergli. E della nuova catastrofica serie di scandali che ne affossa le speranze, distrugge per sempre la reputazione, e finisce di incasinarne la vita.
C’entra il sesso, ovviamente. C’entrano i telefonini, la messaggistica, il digitale. E c’entra la follia mediatica del nostro tempo, con la sua ormai conclamata incapacità di distinguere il vero dal falso – e la sua propensione a trasformare tutto in spettacolo. Ah, ultima cosa: nella sua incredibile parabola politica, il buon Weiner (ricordo: un Democratico di ferro) finirà anche per agevolare la vittoria elettorale di Donald Trump del 2016. Non siete, almeno un po’, curiosi?
Weiner: cos’è e di che parla?
Partiamo dai fondamentali. Weiner è un documentario politico americano del 2016 di Josh Kriegman ed Elyse Steinberg. Racconta la campagna di Anthony Weiner a sindaco di New York, durante le elezioni del 2013. Da un punto di vista tecnico, il documentario si qualifica come un “Fly-on-the-wall”: letteralmente, mosca sul muro. Il nome deriva dall’idea che gli eventi vengano offerti al pubblico fedelmente, come potrebbe vederli appunto una mosca su un muro. La troupe lavora mantenendo una presenza costante e il più possibile discreta: con un accesso pieno anche a momenti intimi o privati. Il tutto nella logica di poter testimoniare le dinamiche retrostanti a ciò che appare in pubblico.
È proprio quest’opportunità, assai generosamente concessa da Weiner e da sua moglie, Huma Abedin (a sua volta come vedremo una figura politica di spicco), a rendere eccezionale il documentario. Involontariamente. In origine il film si pone un obiettivo più semplice: raccontare dall’interno la campagna a sindaco di New York del politico democratico, nel 2013. Weiner ha un passato ingombrante: nel 2011 ha dovuto dimettersi dal Congresso degli Stati Uniti per via di uno scandalo sessuale. Foto intime apparse sul suo account Twitter.
Ma ora, dopo un breve purgatorio, l’abile e assai popolare politico ha deciso di riprovarci. Candidandosi alle primarie democratiche per il sindaco della Grande Mela. La campagna all’inizio va bene: molti newyorkesi sembrano disposti a dargli una seconda possibilità. I sondaggi lo collocano in vetta a una corsa serrata. Ma poi accade il peggio, ed è qui che il documentario diventa più di quello che voleva essere: nuove foto emergono, e così le prove di altre attività sessuali online. Avvenute dopo le sue dimissioni dal Congresso nel 2011. La campagna si affossa. La moglie di Weiner, consigliera di Hillary Clinton, viene danneggiata dai pasticci del marito. Il candidato, un tempo in predicato per vincere, arriva quinto, ottenendo solo il 4,9% dei voti popolari.
Una stella politica dalle grandi ambizioni
Prima di cadere in disgrazia, il nostro eroe era stato una stella di crescente grandezza. Anthony Weiner, nato nel 1964, aveva 27 anni quando, nel 1992, divenne il più giovane consigliere comunale nella storia di New York City. Nei sette anni successivi Weiner è uno dei membri più attivi del potente consiglio comunale cittadino. Ambizioso e capace, Weiner avvia programmi sociali, sulla qualità della vita, di comunità. Ha anche dato vita a un programma per mettere al lavoro adolescenti a rischio e in difficoltà, e ha sostenuto importanti piani di sviluppo urbano.
Nel 1998, Weiner si candida alla Camera dal 9° distretto congressuale di New York, sede del suo mentore, Chuck Schumer, che si era candidato con successo al Senato degli Stati Uniti (e che ora è il Leader della maggioranza democratica al Senato). Weiner vince le elezioni primarie Democratiche, e poi conquista il seggio in rappresentanza di un distretto che comprende parti del sud di Brooklyn e del Queens meridionale e centrale. Dal 1999 al giugno 2011 ottiene sette mandati consecutivi, sempre con almeno il 60% dei voti.
Populista e popolare, con un piglio da tribuno, combattivo, appassionato, istrionico, Weiner diventa rapidamente una figura molto visibile. L’inizio del documentario ci mostra proprio alcune sue applaudite performance parlamentari e mediatiche, in cui si distingue per la capacità di andare all’attacco degli avversari Repubblicani. Insomma, il nostro è un astro in ascesa, che non nasconde ambizioni ancora più grandi.
Sesso, telefoni, alias: la rumorosa caduta di Anthony Weiner
Ma tutto cambia il 27 maggio 2011. Un link che appare sul suo account Twitter, rivolto a una sua follower, porta a una fotografia sessualmente esplicita del deputato. Che per diversi giorni nega, ma che poi, di fronte a crescenti conferme, è costretto a un’imbarazzante conferenza stampa. Weiner ammette di aver “scambiato messaggi e foto di natura esplicita con circa sei donne durante gli ultimi tre anni” e si scusa per le precedenti smentite. All’inizio spera di poter limitare i danni. Ma ulteriori rivelazioni lo costringono a dimettersi dal Congresso.
Per un politico normale sarebbe la fine di una pur brillante carriera. Ma il nostro è giovane, determinato, implacabilmente ambizioso. Solo un anno e mezzo dopo le sue dimissioni dal Parlamento avvia la campagna per provare a diventare sindaco di New York. E, come si diceva, una rapida crescita sembra mostrarlo con il vento in poppa. Fino al luglio del 2013, quando scoppia un secondo scandalo di sexting. E non si tratta di vecchie storie che riemergono. L’incorreggibile Weiner ha inviato foto esplicite – sotto lo pseudonimo di “Carlos Danger”! – a una donna di 22 anni con cui ha avuto contatti nell’aprile 2013, più di un anno dopo che aveva lasciato il Congresso.
Una rivelazione, presto accompagnata da altre, che spazza via i tentativi fin lì riusciti di ricostruirne l’immagine: anche grazie al supporto della moglie, che in nome dell’amore, del figlio e soprattutto della realpolitik si era sempre presentata al suo fianco. Aiutandolo, perdonandolo, confermandogli fiducia.
Ed è venuto il momento di introdurre, qui, l’altra grande figura di questo documentario. La moglie, prima partner e complice del tentativo di Weiner di tornare a galla. Poi travolta e ferita, anche politicamente, dalla cialtroneria del consorte, fino a divorziarne. Huma Abedin.
Da marito della braccio destro della Clinton a involontario favoreggiatore di Trump
Huma Mahmood Abedin (nata nel 1975) non è una “semplice” moglie, vittima delle nefandezze del marito. È una figura molto nota nella politica americana. Per anni è stata il braccio destro di Hillary Clinton. Assistente e capo dello staff dell’allora senatrice di New York durante la campagna fallita delle primarie democratiche per le presidenziali 2008. Vice capo dello staff della potente ex First Lady quando era Segretario di Stato dal 2019 al 2013, durante la prima presidenza Obama. Vice presidente della campagna presidenziale della Clinton nel 2016. Insomma, una figura vicinissima a uno dei clan politici più potenti e attivi del panorama americano, quello appunto dei Clinton.
Paradossalmente, sarà proprio Huma a contribuire in modo forse decisivo alla sconfitta della Clinton contro Trump. Colpa, naturalmente, del suo incontenibile marito. Nel settembre del 2016, a meno di due mesi dal voto delle presidenziali, emergono nuove rivelazioni: Weiner si sarebbe cimentato in attività di sexting con una ragazza di 15 anni. Non è più un semplice scandalo: è un reato. Gli sequestrano gli apparecchi elettronici. Sul suo laptop vengono scoperte e-mail – inviate dalla moglie – che fanno riesplodere la controversia sulla gestione non impeccabile della propria posta elettronica da parte di Hillary Clinton quando era Segretario di Stato. Insomma, il famoso “mailgate” che rappresenta una potenziale vulnerabilità della candidata – da tutti comunque data vincente contro Donald Trump.
Ma è proprio il laptop di Weiner, che contiene email scambiate dalla moglie con la Clinton, a far riaprire l’indagine. Con una clamorosa decisione dell’allora direttore dell’FBI James Comey, a solo 11 giorni dalle elezioni (storia raccontata in The Comey Rule, di cui abbiamo scritto qui). Che contribuì decisamente a far vincere le elezioni 2016, a sorpresa, a Trump.
Weiner, un apologo educativo – e doloroso
La storia di Weiner è seria. Nel 2017 è stato condannato a 21 mesi di prigione, e a registrarsi permanentemente come molestatore sessuale. Al contempo, il documentario Weiner è spassosissimo. 90 minuti irresistibili. Vi appaiono figure politiche, giornalisti, intrattenitori e comici famosi, da Obama a Colbert, dai Clinton a Howard Stern. A ricordarci quanto il caso fece scalpore. È fatto benissimo, anche se questo dipende molto dalla “geniale” scelta di farsi riprendere 24/7 da una troupe: in casa, in riunione, in mutande, con la moglie, col bimbo, mentre scappa rocambolescamente dall’amica virtuale trasformatasi in pornostar e stalker fin troppo reale, o mentre si ingozza con un panino.
Sotto un altro profilo, però, la parabola di Weiner sa essere dolorosamente educativa. Chi ha fatto politica, o si è anche solo occupato di campagne elettorali, lo sa: è forse ineludibile, in questo mestiere, una nota di follia. La cui incarnazione è esattamente quella che travolge la potente coppia: la propensione a strategizzare sempre che finisce per diventare machiavellismo parossistico; il “punto cieco” che per quanto tu possa essere intelligente ti impedisce di vedere un pezzo di realtà, spesso la più vicina; la convinzione di poter sempre trovare un modo per venirne fuori, per poter raccontare una volta di più e diversamente la tua storia; l’ossessione divorante per il potere; l’impasto inestricabile e confuso di idealismo e meschinità, di visione e di tunnel vision.
Weiner è, in questo senso, un racconto edificante. Una plastica rappresentazione dell’idea di hybris. E insieme la miglior incarnazione del vecchio detto latino: “A coloro che vogliono distruggere gli dei tolgono prima la ragione”.
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