Ascolta la puntata e iscriviti al podcast!
True Detective, un’indagine (filosofica) sul mondo | 1 classico in 2
True Detective, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
Assai attesa, True Detective è tornata con una quarta stagione (Sky, NOW), ambientata tra i ghiacci dell’Alaska. Ma con autori differenti. In attesa di parlarne a stagione conclusa, ha senso tornare a riflettere sui primi tre capitoli del folgorante show antologico, creati e scritti da Nic Pizzolatto. Come facciamo in questa puntata del podcast (originariamente pubblicata nell’agosto 2021) dedicata alla True Detective “classica”, in onda dal 2014 al 2019.
Un vero scrigno di meraviglie: di qualità diseguale tra le sue tre parti, ma con una capacità formidabile di reinventare poliziesco e noir. Immergendo i suoi investigatori in evocativi paesaggi dell’anima. E osservandoli agire e soffrire attraverso il tempo, alle prese con casi che diventano ossessioni lunghe una vita. Fino a diventare un’indagine sul mondo, e su se stessi.
“1 classico in 2” è uno dei format del podcast di Mondoserie: conversazioni a due voci su serie che hanno segnato l’immaginario collettivo.
Un’indagine sul mondo (e su se stessi)
True Detective (2014 – ), come discutiamo anche in questo podcast sulla crisi del giallo classico, è la serie che più ha contribuito a ridefinire la figura del detective nel nostro tempo. O meglio a ricrearla, darle nuova forma. Restituendoci, nelle sue tre stagioni, un detective che indaga sul mondo indossando lenti che sono quasi filosofiche. E lenti filosofiche concettualmente postmoderne: perché mentre indaga sul mondo, indaga su se stesso.
Lo vediamo nella prima folgorante stagione di True Detective, che racconta un’indagine lunga una vita. E in cui il protagonista, uno stazzonato poliziotto, arriva a dire: “Non voglio più sapere niente. Questo è un mondo in cui niente viene mai risolto”. O a definire il proprio ruolo, la propria funzione, il mondo intero in questi termini: “Tutti hanno qualcosa che non va, tutti vogliono una confessione e una catarsi, e tutti siamo colpevoli”.
Una messa in crisi radicale delle solidità e delle certezze su cui si basa la gnoseologia investigativa del giallo: perché le cose funzionino, tanto il lettore quanto i personaggi devono condividere una fondamentale fiducia nella possibilità che il caso venga risolto. In True Detective i contorni dell’indagine sono sfumati.
Il protagonista della terza stagione è un poliziotto che, ormai in declino senile, prova a riaprire un caso che decenni prima era rimasto insoluto: “La mia mente – dice – è un mucchio di pezzi mancanti. Non esiste certezza. Ma voglio conoscere tutta la storia”.
Se ti è piaciuta la puntata su True Detective, iscriviti al podcast sulla tua piattaforma preferita:
La crisi del giallo classico: leggi il nostro approfondimento
All’origine del giallo post-moderno: come Twin Peaks ha cambiato la tv (e i detective)