Tiger King e la fama: da Andy Warhol a Joe Exotic | Nuovi classici
Tiger King, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
“Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti”, disse – forse – Andy Warhol. Una profezia che sembra descrivere perfettamente Tiger King, la docu-serie fenomeno che nella primavera 2020 ha sbancato su Netflix, e di cui abbiamo già parlato qui esplorandone alcuni grandi temi. Raccontando una storia di felini, zoo, America profonda, droga, armi, follia, avidità, faide, narcisismo, illegalità, perversione. Creando una mania un po’ in tutto il mondo. E facendo dei suoi freak un esercito di semi-celebrità, pronte a tutto per non tornare nell’anonimato.
Un anno e mezzo dopo, come raccontiamo nel podcast, Tiger King è tornata con una seconda stagione. Per molti deludente, eppure ancora una volta capace di offrire uno spaccato su un’America normalmente invisibile. E sulla follia del nostro tempo, vanesio e narcisista. 2 stagioni per 12 episodi, su Netflix.
“Nuovi classici”: il podcast a due voci di Mondoserie su serie che diventano fenomeni immediati.
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https://youtu.be/pT4NYto3abM
Il successo planetario di Tiger King e la Joe Exotic mania
Quando è uscita, nella primavera del 2020, Tiger King è stata un immediato successo, come ricordiamo nel podcast. In tutto il mondo. Per una ragione soprattutto: racconta una storia che se non fosse realmente accaduta sarebbe impossibile da credere. Quella di Joe Exotic, alias Joseph Maldonado-Passage, alias Joseph Schreibvogel, e del suo pittoresco allevamento di tigri e grandi felini, anche zoo e parco tematico. In Oklahoma, profondo Midwest degli Stati Uniti.
Puntata dopo puntata, sprofondiamo in una vicenda para-criminale alimentata da follia, fanatismo, illegalità, depravazione, musica country, ambizioni smisurate, fallimenti in serie, narcisismo patologico, faide pluriennali tra zoo concorrenti, tentati omicidi, suicidi accidentali, narcotraffico, abuso di droga, demenza, avidità, ossessione per le armi – e, naturalmente, centinaia e centinaia di tigri. E arricchita dai più allucinanti look, tatuaggi e tagli di capelli da decenni a questa parte.
Quello che era nato, nelle intenzioni degli autori (Eric Goode e Rebecca Chaiklin), come un reportage sullo sfruttamento e la cattività dei grandi felini negli States è diventato un documentario antropologico che apre uno spaccato sconcertante su un pezzo di America profonda.
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