“Ti spedisco in convento!” è una minaccia molto familiare per chi ha vissuto l’adolescenza negli anni ‘60 e ‘70, diventata obsoleta a partire dalla generazione X, quando la presenza della Chiesa nella vita quotidiana si era ormai molto rarefatta. Uno spartiacque pop è stata sicuramente l’uscita dirompente del video “Like a Virgin” (1984), dove una ragazzotta dal nome d’arte Madonna si rotolava su una gondola, agghindata con diversi rosari assai poco mistici.
Per questo ha destato una certa curiosità (vedremo in seguito, poco duratura) l’uscita del docu-reality intitolato con un’esclamazione vintage, ma radicata nell’immaginario collettivo familiare. Andiamo con ordine.
Ti spedisco in convento Italia è un programma televisivo italiano di genere docu-reality prodotto da Fremantle per Discovery+, la cui prima edizione va in onda dal 4 al 18 aprile 2021 in prima serata su Real Time. La seconda edizione è andata in onda dal 17 aprile al 15 maggio 2022, la terza dal 9 aprile al 30 dello stesso mese.
Il programma è la versione italiana del format britannico Bad Habits, Holy Orders in onda su Channel 5 dall’ottobre del 2017.
La trama e le location di Ti spedisco in convento
Un gruppo di ragazze dalla vita sregolata viene spedito in un convento, gestito da suore cattoliche che hanno la missione di correggere i loro comportamenti discutibili. All’interno del convento vige il silenzio, il rispetto e la preghiera, e le protagoniste, inconsapevoli della loro meta, appena arrivate in convento dovranno lasciare il proprio cellulare, “normalizzare” i loro look stravaganti ed adattarsi alla vita in convento, privandosi delle loro quotidiane abitudini. Alla fine di questo percorso spirituale, le ragazze potranno scegliere se portare le regole e la disciplina che hanno appreso in convento, o tornare sulla propria strada.
La prima stagione si è svolta in 4 puntate, la seconda in 6, la terza è tornata a 4. Lo schema si ripete: l’arrivo e il disvelamento dei personaggi, sia le ragazze sia le suore, la ribellione alle regole del convento, gli inganni, i conflitti e anche la disperazione, l’inizio della redenzione e la conclusione, quasi sempre a lieto fine.
La prima edizione di Ti spedisco in convento ha avuto luogo presso il convento la Culla di Sorrento della congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù. La seconda ha avuto come sede principale il convento delle Figlie del Divino Zelo del santuario di Villa Santa Maria a Trani e come sede secondaria il monastero Santa Chiara di Castellaneta Marina delle Clarisse. La terza edizione è stata registrata nel convento di villa San Giovanni Battista, a Roma.
I personaggi: protagonisti, antagonisti, aiutanti…
Qui entriamo nella parte più interessante del programma, dove entra in gioco il talento degli autori, che selezionano le partecipanti. Come nella trama, i personaggi si ripetono, creando ad arte l’antico schema proppiano di protagonista-antagonista. Con il contorno di aiutanti primari e secondari, compresi gli “elementi magici”, che in un convento non sono difficili a trovarsi. Potremmo definirli meglio come “elementi suggestivi”.
Per quanto riguarda le “ragazze”, i topoi sono “adottata extracomunitaria”, “con famiglia disfunzionale”, “viziata”, “introversa ma aggressiva”, “pigra” e non può mancare chi ha subito abusi (anche se narrati con molta delicatezza e/o superficialità).
Anche le suore hanno la loro gamma di personaggi: c’è la “leader”, la “carismatica ed empatica”, l’“extracomunitaria”, la “ragazzina dentro”, l’“anziana un po’ rintronata”, e via così.
E infine ci sono gli “elementi magici”, o meglio suggestivi, che, come si diceva, in un convento non mancano: la statua del protettore del convento, spesso inquadrata “a copertura” nei momenti di crisi e di riconciliazione, i meravigliosi giardini delle strutture, sfondo perfetto per le confessioni delle ragazze, per il loro inizio di redenzione. E poi i feticci che entrano con le ragazze (pupazzi, capi firmati costosi e appariscenti, foto di fidanzati) che, nel corso della narrazione, cambiano ruolo e funzione.
Ti spedisco in convento: sì o no?
Ti spedisco in convento non è un capolavoro, né di sceneggiatura, né di regia. È divertente a tratti, qualche volta anche commovente (se predisposti), però è curioso. Lo dimostrano i dati di ascolto della prima stagione, andata in onda su Real Time in prima serata, che raggiunse un lusinghiero 3,23% di share. Il programma, nonostante un certo successo anche sui social e tra gli youtuber di settore, è andato in un progressivo calo di ascolti: l’ultima stagione ha superato di poco l’1%.
Non è un programma per ragazzi, forse per ragazzini: è invece consigliato ai genitori, che possono scoprire abitudini e pensieri dei figli (diffusi più di quanto si possa pensare), molto spesso non espressi in famiglia.
Se non è promosso, non è neanche del tutto bocciato.
Stesso modello “rieducativo”, soggetti molto diversi: Queer Eye