The Vince Staples Show, una voce fuori dal coro | 5 minuti 1 serie
The Vince Staples Show, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Netflix presenta The Vince Staples Show, miniserie composta da cinque episodi della durata media di venticinque minuti. Si tratta di un finto racconto autobiografico, uno ‘slice of life’ colmo però di momenti assurdi. Protagonista Vince Staples, attore e rapper né ricco né famoso. Un protagonista reale per delle storie inventate, grottesche, piene di satira e humor. Un prodotto con diversi momenti efficaci, che piacerà a chi ha apprezzato commedie come Abbott Elementary, in cui compariva lo stesso Staples, Atlanta, e il visionario I’m a Virgo di Boots Riley.
“5 minuti 1 serie” è il format del podcast di Mondoserie che racconta appunto una serie in poco più di cinque minuti (o meno di dieci!). Senza fronzoli, dritti al punto.
Storie di ordinaria follia
Vince Staples è un rapper e un attore. Non è sconosciuto ma neppure è famoso. Non è ricco ma neppure se la passa male. Vive insomma in un limbo, tra comparsate in grandi franchise come il Black Panther dell’MCU e dischi dal successo altalenante. Conscio che il mondo dello show business è un’amante capricciosa, cerca consigli e fondi per investire in un’attività che gli garantisca una rendita futura. Ma in questa serie l’assurdo è dietro l’angolo e se la banca rifiuta il mutuo, essere rispettato dalla gang che la sta rapinando lo pone su un altro livello di contrattazione… Così come gli stessi poliziotti prima lo arrestano e poi, per rilasciarlo, gli chiedono di cantare la sua famosa canzone contro la polizia.
E così via, tra vecchi compagni di scuola che lo inseguono pistola in mano e parchi di divertimento gestiti da cricche di mascotte aggressive. Una violenza improvvisa, grottesca e beffarda spunta fuori in ogni momento e ad ogni angolo delle strade di ‘The Beach’ ovvero Long Beach, luogo di origine e residenza di Staples.
Armi e sangue condiscono le giornate di Vince, che però ogni sera torna a casa e si rilassa sul divano come se tutte quelle assurdità fossero solo la tranquilla routine di un impiegato…
Fuori dal coro, anche a costo della carriera
Staples ha poco più di trent’anni ma è sulla scena da diverso tempo e ha all’attivo quattro album e una serie di mixtape. Viene da Long Beach, California, e agli esordi collabora con nomi importanti come Mac Miller, Tyler and The Creator e Ghostface Killah dei Wu Tang Clan. Il suo primo rap è un Gangsta (lui stesso faceva parte dei famigerati Crip) fatto di toni aggressivi e dichiarazioni di guerra verso tutto e tutti. Ha però più volte dichiarato che per lui il rap non è mai stato il centro della sua carriera artistica, quanto un modo per tenersi lontano dalla strada. Il padre era un membro di una gang e le faide di Long Beach hanno ucciso tanti suoi coetanei, tra cui l’amico fraterno a soli 15 anni.
Se il personaggio iniziale di Staples chiamava tutte le donne bitches e diceva di essere ricercato dalla polizia, ora Vince non indossa più catenoni, non ostenta gli orpelli dello sclerotizzato stereotipo del Gangsta, rifiuta droghe e alcool, e denuncia pubblicamente le violenze insensate delle guerra tra gang. Punta anche il dito contro le etichette hip hop che pubblicano il materiale di rapper caduti nelle faide, si rifiuta di fare esibizioni freestyle nei programmi, ritenendole uno sfruttamento da schiavo dello showbusiness. Nelle sue parole emerge la volontà di emancipare in primis se stesso e poi gli altri artisti di colore dall’immagine del bad boy a tutti i costi.
Per molti Staples avrebbe avuto le carte in regola per diventare uno dei più famosi artisti della sua generazione ma ha scelto un’altra via e oggi come oggi più che come cantante o attore è noto per le sue opinioni e una propria visione del mondo controcorrente. Anche a costo di inimicarsi intere fette di pubblico.
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