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The Last of Us, alla ricerca dell’umanità | Nuovi classici
The Last of Us, podcast. Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
Nel 2025 potremo immergerci nuovamente nel mondo, così affascinante e riuscito, di The Last of Us: la produzione della seconda stagione è, mentre registriamo il podcast, in corso. Torneremo dunque a incrociare l’odissea di Joel ed Ellie, reduci in un’America post apocalittica, devastata 20 anni prima da una terribile pandemia fungina.
Nell’attesa, riepiloghiamo e discutiamo le ragioni che hanno decretato il giusto successo di questa splendida serie, a cui abbiamo dedicato anche questo approfondimento. Riuscitissimo adattamento di un pluripremiato videogame di enorme popolarità. Vero e proprio romanzo di formazione on the road. Storia di due sopravvissuti – adulto e ragazzina – che imparano, in un mondo spietato, a prendersi cura l’uno dell’altra. Non è chiaro in quante stagioni verrà raccontata la storia della parte II del videogame: stagioni successive alla seconda sono possibili, ma l’intenzione sarebbe di non ‘superare’ la narrazione del videogame. Videogame di cui nel frattempo è in produzione un terzo capitolo.
“Nuovi classici”: il podcast a due voci di Mondoserie su show che diventano fenomeni immediati.
Una formidabile alchimia in un’America post-apocalittica
Serie televisiva statunitense, The Last of Us è stata creata da Craig Mazin, già showrunner dell’ottima serie Chernobyl, e da Neil Druckmann, creatore principale del videogame del 2013. La prima stagione (HBO – 2023), di 9 episodi, è visibile in Italia su Sky e Now. La serie racconta la storia di Joel (Pedro Pascal), un contrabbandiere che viene incaricato di scortare Ellie (Bella Ramsey), una ragazza di 14 anni immune a un’epidemia fungina che – 20 anni prima – ha decimato gran parte dell’umanità. La recalcitrante coppia attraversa un’America post-apocalittica infestata dagli infetti, umani trasformati dal parassita, e da conflitti tra varie fazioni di sopravvissuti. I paesaggi dello show alternano città devastate dal collasso della civiltà a sconfinati scenari dell’America rurale e montana.
Dal punto di vista dei generi, The Last of Us offre un incrocio assai contemporaneo: le prevedibili componenti horror e fantastiche, volutamente limitate, cedono il passo alle dinamiche del dramma. E al ritratto psicologico di due reduci, un adulto e una ragazza, figli di un mondo alla deriva. Al centro della serie è proprio la relazione tra Joel ed Ellie. E la loro lotta per sopravvivere in un mondo post-apocalittico pieno di pericoli e di difficoltà. Un rapporto, il loro, che funziona anche grazie alla formidabile alchimia tra i due straordinari protagonisti, Pascal e Ramsey, che avevano condiviso (seppur in stagioni diverse) un altro grande successo: Game of Thrones.
The Last of Us vs. The Walking Dead
La serie segue la trama del gioco, dal racconto lineare. Ma si concede diverse divergenze. In parte approfondendo personaggi, come Marlene, la leader delle Lucciole. In parte creando quasi da niente vere e proprie backstories di enorme impatto: quella del terzo episodio su tutte. Attraverso una lunga serie di flashback viviamo la storia di Bill (Nick Offerman, Parks and Recreation) e Frank (Murray Bartlett, The White Lotus). Era stato il primo, un prepper paranoico e diffidente, a soccorrere e poi accogliere il secondo. Condividendo per ben 20 anni, unici abitanti del borgo, le piccole gioie quotidiane e la costante minaccia del caos. La loro è la grande, struggente storia d’amore di The Last of Us. Ci parla del tempo che passa, della felicità possibile anche nell’orrore. Ma soprattutto ricorda, a noi e a Joel, che spetta a chi è più forte prendersi cura degli altri in un mondo che brucia.
Uno degli elementi che distingue lo show HBO dai prodotti di genere post apocalittico è allora il suo segno per così dire filosofico. Pensiamo al più celebre di questi: The Walking Dead (a cui abbiamo dedicato un intero speciale). Stagione dopo stagione vediamo collassare modelli diversi di ricostruzione della società, come abbiamo raccontato qui. Stagione dopo stagione comprendiamo l’agghiacciante verità: più pericolosi dei morti vaganti sono i viventi. Lupi per gli altri superstiti. Condannati a non conoscere pace (almeno fino al “finale” fiabesco).
The Last of Us, invece, come discutiamo nel podcast, ci ha entusiasmato e commosso perché riafferma questa semplice verità: che anche in un mondo post apocalittico, sopravvivere non basta.
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MUSICA NELLA PUNTATA:
I Am a Man Who Will Fight for Your Honor di Chris Zabriskie è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribution 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://chriszabriskie.com/honor/
Artista: http://chriszabriskie.com/
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Un’altra epopea post-apocalittica: The Walking Dead
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