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The Haunting of Hill House: mistero, orrore, rovina | Nuovi classici
The Haunting of Hill House, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
Ispirata al romanzo The Haunting of Hill House di Shirley Jackson del 1959, l’omonima serie del 2018 è stata un’apparizione folgorante. Che ha riportato in auge, in modo intelligente e profondo, l’horror televisivo. Rinverdendo i fasti di un genere, il romanzo gotico, che mescolava “eccitazione e mistero, orrore e rovina”. E aprendo la strada a diversi altri progetti seriali del suo autore, l’ottimo Mike Flanagan.
Dal secondo capitolo del progetto antologico, The Haunting of Bly Manor (2020). Alla splendida Midnight Mass (2021), cui abbiamo dedicato un’ampia analisi qui. Fino al prossimo The Fall of the House of Usher: una nuova miniserie basata su diversi lavori di Edgar Allan Poe!
“Nuovi classici”: il podcast a due voci di Mondoserie su show che diventano fenomeni immediati.
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Una casa stregata, una famiglia disfunzionale
Il primo volume del progetto The Haunting esce nel 2018. Come discutiamo nel podcast, The Haunting of Hill House (10 puntate, Netflix) traduce in immagini un celebre romanzo di genere: che racconta la storia gotica per eccellenza, quella della casa stregata, dandole un taglio profondamente contemporaneo. E riuscendo a essere, oltre che molto bella, persino originale e capace di dire qualcosa di non scontato sul dolore, il trauma, la solitudine, il senso dei legami familiari.
La trama. 26 anni dopo aver vissuto in quella che sarebbe diventata la più celebre casa stregata d’America, un nuovo lutto riunisce la famiglia Crain: un passato che non passa si mescola ai fantasmi della mente che tormentano i protagonisti. Il racconto di The Haunting of Hill House funziona con un complesso incastro temporale. Puntata dopo puntata, esplorando in parallelo le storie dei personaggi, arriviamo a comprendere i traumi che hanno plasmato le loro vite da piccoli. E che ne fanno, oggi, le figure complesse e dolenti che incontriamo all’inizio del racconto.
La famiglia disfunzionale, nuovo topos della narrativa seriale, è quindi al centro del racconto. Con un’attenzione non solo psicologica ma anche filosofica e metafisica. L’orrore esiste, e assume forme diverse: il mostro dell’infanzia diventa in età adulta la dipendenza da eroina; le ferite ricevute da piccoli rendono impossibile il contatto fisico; lo spettro da cui si era ossessionati è uno specchio profetico che mette in collegamento piani temporali diversi.
All’uscita fu una rivelazione: una serie tv horror avvincente, intelligente, effettivamente paurosa. In cui la paura deriva, appunto, più dall’angoscia esistenziale che non dai soliti jump scare.
Leggi anche il nostro articolo sul progetto The Haunting di Mike Flanagan