Suburræterna (2023), la cui prima stagione ha da poco debuttato su Netflix, è il sequel di Suburra – la serie (2017-2020), prima produzione italiana della piattaforma, ad opera di Cattleya. La saga cinematografico seriale di Suburra inizia con il film di Sollima del 2015, liberamente ispirato all’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Un libro inchiesta dedicato alla moderna corruzione capitolina. Quella famosa ‘terra di mezzo’ che vede un oscuro consorzio tra politica, Chiesa e criminalità più o meno organizzata.
La cosa insolita di questo franchise è stata senza dubbio la radicale riscrittura (nel senso di reinvenzione) della trama. La serie Netflix, che sarebbe inizialmente dovuta essere un prequel del film, si è invero rivelata tutt’altra storia. Pur mantenendone intatti protagonisti e atmosfera. Quel che – sempre in gergo tecnico – si direbbe un reboot. Suburræterna è il sequel, come si diceva, della prima serie – anche se tecnicamente si presenta come uno spin off. Ad ogni modo le otto puntate di questa prima stagione (cui con ogni probabilità ne seguirà una seconda) proseguono fedelmente la narrazione cominciata tre anni prima. Con qualche aggiustamento.
Nadia, Cinaglia e Spadino
Siamo ora nel 2011. Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) gestisce il delicato equilibrio tra amministrazione comunale, Vaticano e spaccio di droga. Droga proveniente dalla Mafia siciliana (qui rappresentata dai Badali). Attraverso il porto di Ostia, causa di tanti affanni in Suburra S1? Non è mai specificato. Cinaglia è ormai diventato, per così dire, l’erede di Samurai. O meglio, di buona parte dei suoi affari. Non fa nemmeno più parte dell’amministrazione municipale. Non ne ha più bisogno. In un’emblematica scena tra i primi episodi, l’intera giunta comunale si riunisce nel suo studio privato. Per effettuare una votazione che soltanto in seguito sarebbe stata formalmente ratificata dalla sessione ufficiale.
Spadino (un grande Giacomo Ferrara) non è più Spadino bensì, maturato, è finalmente diventato Alberto. Dopo il drammatico sacrificio di Aureliano (Alessandro Borghi), che gli ha salvato la vita, ha abbandonato Roma, la carriera criminale e la famiglia – che gli si era rivoltata contro. Ora un irriconoscibile Alberto vive a Berlino, fa il dj ed ha una relazione stabile con un compagno. Ma il fantasma dell’Adami, che da boss di Ostia era diventato re di Roma, aleggia ancora in un gigantesco manifesto nella sua vecchia palestra.
“Te lo sei portato via e hai pensato solo al tuo, di dolore” dice Nadia (Federica Sabatini) a colui che un tempo era Spadino. Nadia, l’ultima compagna di Aureliano, non gestisce soltanto la vecchia palestra, quanto piuttosto le piazze dello spaccio. La sua amicizia con Angelica (Carlotta Antonelli) è andata in crisi quando questa ha finalmente trovato un nuovo amore, ovvero Damiano Luciani (Marlon Joubert).
Suburræterna: Anacleti, Luciani e Bonatesta
Damiano è uno dei nuovi protagonisti di Suburræterna. Adelaide (Paola Sotgiu), l’ultima capo famiglia Anacleti, costretta dalle tradizioni a tenersi Angela (in quanto ex moglie di Spadino) in casa, ha acconsentito al suo secondo matrimonio con un Luciani. Anacleti, Luciani e Bonatesta erano famiglie zingare rivali. Fino ad una fatidica sera del 1990, quando gli Anacleti massacrarono le altre due per imporsi sul territorio. “Da stasera comandano gli Anacleti…”
Damiano è quindi costretto a vivere sotto il tetto di colei che ha ucciso i suoi stessi genitori. Costretto ad accudire i cani utilizzati per i combattimenti, lui stesso viene trattato come un cane. Mentre Angelica deve subire Adelaide, che non perde occasione per insultarla. Damiano non è però il solo Luciani rimasto: con lui vi sono un fratello e una sorella, pesciaroli in quel di Ostia. E naturalmente spacciatori di droga. Il sopracitato clan dei Bonatesta è invece rappresentato dall’ambizioso Ercole (Aliosha Massine), giovane consigliere comunale, e dal nonno commerciante – gli unici due sopravvissuti alla strage del ’90 -, che gli ha procurato le migliaia di preferenze necessarie per essere eletto.
Per concludere, la Capitale nel 2011 si trova al centro di una crisi (e quando mai nella serie Suburra è stato altrimenti?), con manifestazioni che sfociano in violente rivolte. La principale ragione di questa crisi sono gli alloggi, per cui moltissime famiglie – cui sono state legittimamente assegnate le case popolari – non possono accedervi perché queste sono già da tempo abusivamente occupate.
E il nuovo avanza inesorabilmente
Questa situazione, potenzialmente esplosiva, tiene sulla corda non solo il sindaco e la sua giunta ma anche il Vaticano. Il cardinale Nascari (Alberto Cracco), già protagonista della precedente serie, propende per il mantenimento reazionario dello status quo – e quindi per la condanna dell’insurrezione popolare. Armando Tronto (Federigo Ceci), religioso progressista altrettanto cinico e spietato, è però di tutt’altro avviso. Tronto è il nuovo avversario di Nascari all’interno della Santa Sede. Così come in ambito politico Ercole Bonatesta è l’avversario di Amedeo Cinaglia.
E, proseguendo in un parallelismo (forse fin troppo semplificato), i Luciani saranno rivali degli Anacleti. Ragion per cui l’ormai ex Spadino Alberto tornerà a Roma e, dopo diverse esitazioni, deciderà di seguire il richiamo del sangue. Per assicurare la sopravvivenza della propria famiglia. Famiglia che invece, per Cinaglia, è causa di problematica sofferenza. La scomparsa della moglie, madre dei suoi due bambini, turba sempre più non solo lui, ma anche la sua stessa coscienza. Ma questo riguarda il privato.
Tornando agli affari che muovono i sanguinosi scontri tra clan, gli intrighi politici e il potere secolare della Chiesa, l’alleanza tra Cinaglia e Badali (Emmanuele Aita) – dopo soli tre anni! – rappresenta ormai il vecchio. E il nuovo avanza inesorabilmente. Come fu per il porto di Ostia e in seguito per il Giubileo, un altro pubblico affaire, ricettacolo di svariati milioni di euro, si profila all’orizzonte. La costruzione di un nuovo stadio nella capitale: il nuovo Colosseo. L’idea – sempre di Cinaglia, con la benedizione della mafia – servirebbe a placare il malcontento popolare, salvando così l’amministrazione capitolina. E, soprattutto, a veicolare immensi fondi – tra pubblico e privato – sui quali poter impunemente mettere le mani nella terra di mezzo.
That’s the game of Suburræterna
La costituzione di tale imponente progetto edilizio richiede una solida base finanziaria di partenza. E tale base è in questo caso messa a disposizione dallo stesso Vaticano. Attraverso una fondazione, la cui ricchezza è, per così dire, di dubbia provenienza. Del resto già nella serie Suburra era stato ampiamente chiarito il ruolo delle istituzioni religiose nel riciclaggio di denaro proveniente dalla criminalità organizzata di stampo mafioso. Alla criminalità romana, invece, oltre al solito spaccio di droga, con la costruzione del nuovo Colosseo si aprirebbe un ricco mercato – dagli appalti truccati all’esclusiva nella vendita di sciarpe della Roma…
That’s the game of Suburræterna. In sostanza, tutto già visto e già vissuto… In fondo, come viene detto, “questa città non cambia mai”. Una città eterna, per l’appunto, Roma, da secoli dominata da una triade criminale che pare essere un destino ineluttabile. Chiesa e politica sono nella capitale entrambe al proprio massimo: inevitabile quindi il connubio con la criminalità, per la divisione di un potere totale. Un potere che, secondo la tradizione romana, non può restare troppo a lungo nelle stesse mani.
Roma non vuole capi, come viene detto in Romanzo Criminale – la Serie (che già prefigurava la relazione tra Banda della Magliana, Servizi Segreti, Mafia e Chiesa). Eppure nella capitale sono solite scatenarsi guerre cruente per il controllo degli affari. Guerre combattute con pistole, leggi e reportage… Guerre che segnano un continuo e violento passaggio di consegne – e un perenne ribilanciamento degli equilibri.
Suburræterna: sequel / spin off o quarta stagione?
“Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima” – si diceva ne Il Gattopardo. Così è per Roma e così è per Suburræterna. Oramai naturalizzata nella quotidianità dello stravolgimento, del sangue e del terrore. E si diceva anche, più su, del parallelismo antagonista fin troppo semplificato. Il gioco di alleanze e tradimenti rimanendo invariato, così come le tante sparatorie, si sente qui la mancanza di una trama ben più complessa e articolata. E anche dell’epica bromance tra Aureliano e Spadino. Una relazione, la loro, che in fondo trainava tutta la precedente storia.
Non a caso, la nuova versione di Alberto Anacleti non è solo più sobria e più cupa. Alberto sembra essere perennemente in lutto. A partire dalle mise scure e nonostante la relazione amorosa tedesca. Interessante, questo sì, come egli debba alla fine confrontarsi con Angelica, che fu la sua dolce amara metà. Ora Angelica sostiene il nuovo marito e la sua famiglia: quei Luciani che da trenta e passa anni cercano vendetta contro gli Anacleti.
Assieme a loro, Ercole Bonatesta, giovane politico privo di scrupoli (“Per il mio Ercole mi sono ispirato al Parlamento italiano” – dice Aliosha Massine), tanto feroce e crudele da mettere in crisi Cinaglia e il suo fragile impero, conquistato dopo tanti spargimenti di sangue. Bonatesta, personaggio che andrà evolvendosi di puntata in puntata, sembra riassumere in sé l’anima stessa della Suburra. Manipolatore sfacciato quanto sofisticato, inganna tutti senza distinzione, nemici ed alleati. Alberto / Spadino comprende di non poter eludere la propria origine criminale. Mentre Cinaglia e Nascari capiranno di non poter scambiare l’eternità della Suburra per la propria.
Restiamo in attesa della seconda stagione, nella speranza questa guerra tra i due opposti schieramenti possa ampliare – e complicare – i propri orizzonti. Sì da giustificare pienamente la proposta di un sequel / spin off, quale dovrebbe essere Suburræterna. Anche se per ora sembra invece più semplicemente una tardiva quarta stagione…
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