Suburra (tit. or. Suburra – La serie), prima serie italiana targata Netflix, è un crime in tre stagioni per 24 episodi (produzione Cattleya, 2017 – 2020), che venne inizialmente annunciato come prequel dell’omonimo film di Stefano Sollima (2015). In realtà sia il film che la serie, la cui trama – pur mantenendo quasi tutti gli stessi protagonisti – andrà in tutt’altra direzione rispetto al lungometraggio, sono liberamente tratti dal libro Suburra di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini.
Sono passati ormai quasi 20 anni dal film di Michele Placido Romanzo criminale (2005), (a cui fece pochi anni dopo seguito, nel 2008, Gomorra di Matteo Garrone), che segnò l’inizio di una nuova primavera narrativa crime italiana. Primavera che, a livello seriale, si è espressa con le due omonime produzioni (le serie Romanzo Criminale, del 2008, e Gomorra). La seconda, prepotentemente uscita dai nostri confini nazionali, ha avuto strabilianti consensi in termini di pubblico e critica.
Effettivamente la storia del malaffare degli ultimi 50 anni nel nostro paese – e delle sue ramificazioni nei mondi della politica e della Chiesa – è a dir poco ricca di intrecci, personaggi e situazioni da cui attingere creativamente. Da Ustica al caso Orlandi (di cui abbiamo scritto qui), passando per Moro e la P2, dagli anni ’70 ad oggi l’Italia è stata, per così dire, un set naturale di indicibili intrighi che vanno dalla criminalità comune alle fantasmagoriche e famigerate stanze del potere…
Adami, Anacleti e Samurai
Protagonisti di Suburra – La serie sono Aureliano Adami, futuro Numero 8 del film, figlio di uno storico boss di Ostia, e ‘Spadino’, appartenente al clan rivale di etnia sinti degli Anacleti, capeggiato dal fratello maggiore Manfredi (Adamo Dionisi). Entrambi i personaggi sono come nel film ottimamente interpretati da Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara, la cui alchimia è impressionante.
La famiglia Adami e il clan Anacleti sono comunque sottoposti all’autorità di ‘Samurai’ (Francesco Acquaroli), personaggio ispirato alla figura di Massimo Carminati (nel film interpretato da Claudio Amendola). Samurai (in S3 sarà chiamato per nome – Valerio – dall’unica persona che sembra conoscerlo da moltissimo tempo), in passato figura di primo piano nelle fila della destra eversiva, è ora il criminale più potente di Roma, riferimento per le famiglie mafiose del sud. Samurai è l’uomo che comanda e tesse le trame nel ‘mondo di mezzo’ della capitale: il non luogo in cui convergono interessi leciti ed illeciti. E quindi le ciniche ambizioni e gli inconfessabili peccati di esponenti della politica, della criminalità organizzata e del Vaticano.
In questo mondo di mezzo egli si muove fisicamente a bordo di un modesto scooter (anche il personaggio, la cui base è un allevamento di cavalli, è sempre modestamente vestito). In una metropoli convulsa e sovraffollata come Roma, il suo scooter è un simbolo immediato ed efficace della sua estrema e potente mobilità sociale, nonché del suo essere sfuggente, quasi imprendibile…
L’allegro trio di Suburra – La serie
Nella prima stagione di Suburra – La serie, ambientata nel febbraio del 2008, l’annuncio delle dimissioni da parte del sindaco di Roma (ispirate alle dimissioni dell’allora sindaco Marino) mette sotto pressione Samurai. Il boss del malaffare deve assolutamente concludere l’acquisto di un lotto di terreni sul lungomare di Ostia di proprietà del Vaticano e in parte degli Adami. Questo non è che il primo passo di un iter preminentemente burocratico che dovrà portare alla costruzione di un grande porto turistico. Il porto sarà la porta d’ingresso per la Mafia – e quindi per la droga – nella capitale italiana.
Aureliano, che è in conflitto con la sua stessa famiglia e mal sopporta il potere di Samurai, sogna invece di costruire un locale alla moda sui terreni in loro possesso. Spadino, che è omosessuale (un criminale sinti gay non aveva precedenti filmici, che si ricordi), è costretto a subire il matrimonio combinato per lui dal fratello e dalla madre con un’altra importante famiglia sinti della zona.
Gabriele Marchilli (Eduardo Valdarnini), personaggio sconosciuto al film, completa l’insolito trio di giovani protagonisti di questa stagione. Figlio di un poliziotto e in procinto di laurearsi, per aver spacciato modiche quantità di pastiglie nelle feste della Roma bene, si ritrova ricattato da Samurai e costretto ad entrare in un pericoloso gioco – fin da subito doppio – molto più grande di lui.
L’inedita e originale alleanza di tre personalità tra loro così irriducibilmente diverse dà vita ad una banda fascinosa e sgangherata, temibile e farsesca al contempo.
Nel mondo degli adulti
I tre condividono i demoni maturati in avversione all’autorità, innanzitutto familiare. Ma si ritroveranno ben presto catapultati nel complesso mondo degli adulti di Samurai e compagnia bella. Un mondo in cui, per dirla semplicisticamente, il bastone va sempre nascosto dietro la carota. Una cosa che Aureliano Adami, con tutta la sua grezza furia distruttrice, dovrebbe faticare non poco a comprendere (basti ricordare l’immagine iniziale che di lui ne dà il film).
E però, seppure con una certa licenza poetica – per la quale è davvero inutile porsi problemi di verosimiglianza – il raffazzonato trio riesce a suo modo ad entrare nel gioco dei grandi. I tre sono opposti per provenienza, carattere e temperamento, eppure riusciranno a risultare in un certo qual modo sorprendentemente complementari e funzionali.
Completano la rosa dei personaggi, tra alti prelati e piccoli spacciatori, il consigliere comunale Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), un idealista stanco di non essere valorizzato dal suo stesso partito, e Sara Monaschi (Claudia Gerini), elegante e spregiudicato revisore dei conti presso il Vaticano, con un marito a capo di una società edilizia, anch’essa naturalmente interessata ai terreni in questione. Entrambi diverranno, volenti o nolenti, ora giocatori ora pedine nell’affare di Ostia.
Cinaglia è il corrispettivo del parlamentare Malgradi, il personaggio del film interpretato da Pierfrancesco Favino. Da notare come quest’ultimo appartenesse al centrodestra, mentre il primo allo schieramento opposto, dando così luogo ad un’inappuntabile par condicio.
Seconda e terza stagione di Suburra – La serie
Nella seconda stagione di Suburra – La serie, che si svolge a tre mesi dalla prima, mancano ormai due settimane alle elezioni del nuovo sindaco di Roma. E proprio intorno a queste elezioni ed alla scelta del candidato dell’una o dell’altra parte, ruotano ora le vicende di Aureliano, Spadino e Lele da una parte e Samurai dall’altra. Gli altri – tra cui Cinaglia e la Monaschi – sono costretti dagli eventi ad un continuo doppiogiochismo e ribaltamento di ruoli. Nel disperato tentativo di sopravvivere e di riuscire magari anche a trarre qualche vantaggio dalla situazione.
In questa stagione viene utilizzata l’emergenza profughi – in modo invero abbastanza superficiale – come affare secondario per alcuni, moneta di scambio per altri, infine addirittura come arma di ricatto elettorale…
Senza troppo spoilerare, la terza stagione punta veloce ed inesorabile alla resa dei conti tra i sopravvissuti delle prime due, la trama qui divergendo completamente da quella del film originale. Alcune vecchie conoscenze concludono il loro arco narrativo, forse in modo un po’ troppo affrettato. Fatto sta che per Sara Monaschi e Adriano Latelli (Jacopo Venturiero), lo speaker radiofonico ispirato alla figura di Mario Corsi, ex sodale di Samurai che ora, seguitissimo nella capitale, parla di calcio e politica, si chiude repentinamente il sipario.
Gli ultimi giocatori nell’Urbe
Emergono invece fortemente le figure delle donne di Spadino e Aureliano, autoproclamatisi ‘i nuovi Re di Roma’: Angelica (Carlotta Antonelli), sposa del primo, e Nadia (Federica Sabatini), compagna del secondo. La gipsy queen e la street girl, pur partendo da mondi quasi inconciliabili, stringeranno una parallela e intensa amicizia ed alleanza. Emergono anche le diaboliche – anche se all’apparenza innocue – figure del cardinale Nascari (Alberto Cracco), nuovo astuto ‘giocatore’, e di Sibilla Mancini (Marzia Ubaldi), contabile di lunghissima data del Samurai (ovvero di Valerio, come lei lo chiama), che possiede i segreti con cui ricattare praticamente chiunque conti nel Paese…
Il grande affare che fa da sfondo narrativo all’intessitura della trama è ora l’indizione di un Giubileo Straordinario da parte del Papa. Rispetto ai 10 episodi della prima stagione, questa ne ha soltanto 6 (sono invece 8 per la stagione 2): volontà di segnare un ineludibile precipitarsi degli eventi, in corsa verso quel tragico finale che, se per un verso avverrà inaspettato, per un altro è stato logicamente preparato da tutti gli episodi precedenti.
Di Roma, che era stata già vista e scandagliata nei suoi risvolti più tipici – dal Vaticano alla periferia sud est, dal lido di Ostia ai Parioli, passando per il Campidoglio – ci vengono nella stagione 3 di Suburra mostrate la zona Nord, il Colosseo e il palazzo della Civiltà del Lavoro all’EUR.
La bromance in Suburra – La serie
Vero che talvolta Suburra – La serie indulge in quadri approssimativi se non stereotipati in materia di personaggi, e Roma è chiaramente una sorta di personaggio. E qui la serie, che ha ormai preso tutt’altra strada rispetto al romanzo prequel di formazione di Aureliano e Spadino, costringendoci all’ennesima sospensione del giudizio, ci mostra una metropoli far west in cui spararsi e ammazzarsi bellamente per strada in pieno giorno sembra essere la regola ordinaria. Sembra davvero di essere surrealmente tornati alle fantastiche atmosfere anni ’70 di film nostrani come Roma violenta o Roma a mano armata.
Ma la vera resa dei conti, nonostante le sparatorie sempre più inverosimilmente pulp, è paradossalmente di tipo sentimentale. Strano a dirsi ma tutto il sangue fin qui versato non ha in fondo che fatto da prologo ad un finale che si potrebbe a pieno diritto chiamare tragico (oppure melodrammatico, dipende ovviamente dal giudizio).
Dicesi ‘bromance‘ il rapporto affettivo tra due maschi che trascende la stessa amicizia.
Nel nostro caso, tra i due criminali sociopatici Aureliano e Spadino. I due giovani reietti: troppo sanguigno e impulsivo l’uno, troppo imprevedibile e gay l’altro. Entrambi, da soli, inadeguati per ricoprire il ruolo di boss criminale. Eppure, insieme, quel ruolo non l’hanno solo reclamato, bensì strappato dalle braccia di chi lo deteneva da decenni.
Immaturi e arrabbiati, entrambi hanno shakespearianamente desiderato e voluto il trono. Forti di questa volontà comune, insieme si sono fatti più forti, e si sono l’un l’altro protetti.
Ogni episodio, aprendosi con l’inizio della scena conclusiva, scorreva denso e sostenuto, nell’arco solitamente di 24 ore. Ore di ricatti ed estorsioni, pestaggi e omicidi… Ma alla fine dello scorrere di queste ore di ultraviolenza, ecco tornare inevitabilmente alla memoria le trascorse scene in cui assieme i due ridono, ballano, cazzeggiano…
Un finale tragico (oppure melodrammatico)
Nel film, nella prima metà, il loro è un unico fugace incontro: Numero 8 uccide Spadino, e i due probabilmente si conoscevano solo di vista. In Suburra – La serie, personaggi ed addirittura interpreti essendo gli stessi, tra i due accade tutt’altra storia. Tra spaghettate all’arancia meccanica e karaoke nell’hammer, si sviluppa un sodalizio affettivo che trascende lo status di entrambi, fino a sfociare apertamente nella bromance di cui si accennava prima.
La splendida conclusione del loro viaggio, in compagnia delle relative consorti, non può che essere dunque all’insegna del tragico compimento (per alcuni, invece, più beceramente melodrammatico) di un percorso umano. Che entrambi hanno intrapreso a partire dall’inadeguatezza e dall’incomprensione vissute nei loro rispettivi nuclei familiari.
Dal lato opposto della Suburra, potremmo dire nascosti in bella vista, vescovi e cardinali sono puntualmente invischiati in un percorso di scambio di favori, scandali sessuali e riciclaggio di denaro per conto della Mafia. Anche il viaggio del politico Cinaglia o meglio, la sua metamorfosi, arriva a compimento: a differenza dei giovani criminali o degli alti prelati, Amedeo Cinaglia svela un essere molto più mostruoso degli altri. Forse perché perfettamente mimetizzato nell’uomo qualunque che egli incarna e rappresenta al contempo.
Questa è la Suburra, tra Campidoglio e Vaticano, passando per il mondo di mezzo governato da criminali della vecchia guardia come Samurai. E terra di conquiste per giovani, scaltri e ambiziosi delinquenti come Aureliano e Spadino. Il cui insolito legame finirà per essere al centro di questa drammatica storia crime italiana: Suburra – La serie.
Un legame che non può non riportare alla memoria quello tra Ciro e Gennaro, amici nemici protagonisti della serie Gomorra (tema di cui abbiamo trattato qui).
Di imminente uscita, sempre sulla piattaforma Netflix, il sequel: Suburraeterna.
Un’altra storia criminale delle origini: Faccia d’angelo