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Strangers Things e la “semplice” magia del racconto | Nuovi Classici
Stranger Things, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
Con le sue 4 stagioni per 34 episodi (in attesa del quinto capitolo che darà allo show il suo finale), Stranger Things si è ritagliata un posto speciale tra le serie di oggi. Amatissima dal pubblico, apprezzata dalla critica, la serie dei Duffer Brothers prodotta da Netflix si è mostrata capace di giocare con grande sapienza con l’immaginario collettivo. Costruendo un’avventura fantastica e orrorifica che ci riporta indietro nel tempo. Non solo in termini culturali ed estetici (qui abbiamo approfondito tutti i riferimenti maggiori) ma anche morali, riproponendo un’epoca – e una narrazione – più semplice, netta, in fondo emozionante. In questa puntata del podcast discutiamo temi, ispirazioni, qualità di Stranger Things.
“Nuovi classici”: il podcast a due voci di Mondoserie su serie che diventano fenomeni immediati.
MUSICA NELLA PUNTATA:
Chillout 12, music by 1tamara2 from https://pixabay.com/
Ader da Silva – Rareness of Existence, music by AderitoSilva from Pixabay
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L’idea di partenza di Stranger Things
Nata nel 2016, 34 episodi in 4 stagioni, Stranger Things è stata fin da subito un successo globale. L’intuizione iniziale dei Duffer Brothers era limpida ed efficace: proporre al pubblico del nuovo millennio una storia che avesse tutto il sapore di un’epoca già quasi mitizzabile, gli anni ‘80. Decennio che aspettava da tempo, rispetto ai periodi precedenti, una più convinta e “scientifica” glorificazione.
Ambientata appunto negli anni ’80 (1983-1986 per le prime 4 stagioni) nella fittizia città di Hawkins, nell’Indiana, Stranger Things inizia con la sparizione di un bambino, Will. Cercandolo tra i boschi e le strade che circondano la cittadina, e avvvicinandosi al misterioso Hawkins National Laboratory che conduce esperimenti a metà tra applicazioni militari e fringe science, i suoi amici si imbattono in Undici (Eleven), una bambina dai capelli rasati dotata di poteri telecinetici. Fuggita proprio da quel laboratorio. E che sembra avere una connessione con il Sottosopra. Un’oscura dimensione parallela al nostro mondo, popolata da creature mostruose, dove il loro amico è scomparso…
Attenzione: la nostalgia non è solo per l’ambientazione, gli anni, la musica, i riferimenti. Che pure in Stranger Things, come raccontiamo nel podcast, sono un elemento centrale. L’abilità dei fratelli Duffer è quella di proporre agli spettatori d’oggi una storia che degli anni ‘80 non avesse solo le caratteristiche “formali”. Ma anche quelle sostanziali. Il colore. Il sapore. L’anima. E quindi la schiettezza di una provincia ancora ordinata, operosa, pulita, felice. Con la sua innocenza, purezza, semplicità. In cui i cattivi sono cattivi, i buoni buoni. In cui le parole hanno un senso. Un luogo in cui crescere, nel senso pieno del termine, è ancora possibile. E in cui il Male è ontologico, e un gruppo di ragazzini in bicicletta lo può stanare, affrontare, sconfiggere. Senza troppe sfumature, senza troppe complessità.
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