In Storia di un matrimonio (Marriage Story) Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson) sono entrambi artisti e vivono a Brooklyn con il loro figlio di 8 anni, Henry.
Nicole, un’attrice che da teeneger era stata una “movie star” di Hollywood, ora è la punta di diamante della compagnia teatrale del marito, un tempo attore sconosciuto, oggi regista di successo.
Il film di Noah Baumbach uscito per Netflix nel 2019 è un delicato affresco di una vita di coppia che sta andando a rotoli. Dolcemente, con rispetto e intelligenza, l’universo sentimentale dei due artisti si sfascia sotto gli occhi degli spettatori.
Storia di un matrimonio che si sgretola
Storia di un matrimonio inizia con la voce fuori campo di Nicole e Charlie: entrambi parlano l’uno dell’altra in modo divertente, affettuoso, sottolineando dettagli quotidiani che inteneriscono lo spettatore e lo inducono a simpatizzare immediatamente per questa coppia fuori dal comune.
Ci sembra di essere davanti ad una famiglia felice e soprattutto di fronte ad un duo che si stima profondamente e che riesce a gestire vita e palcoscenico nel migliore dei modi. Ma dopo qualche attimo viene rivelata l’amara verità: i due stanno per divorziare e tutta la stima e l’affetto non riescono a tener testa al forte senso di disagio quotidiano.
I due protagonisti, attori impeccabili e totalmente immersi nei loro ruoli, ci trascinano in questo titubante inferno: impossibile parteggiare per l’uno o l’altra. Entrambi attoniti nei confronti delle immense difficoltà della separazione, ci paiono smarriti e sembrano voler proteggersi a vicenda. Se pur nella determinazione di lasciarsi.
Ma una volta dichiarato legalmente finito il loro amore, gli avvocati (in testa la spietata Nora Fanshaw, interpretata da una strepitosa Laura Dern – Velluto Blu, Twin Peaks: Il ritorno) come feroci avvoltoi si gettano sul misero pasto, calpestando e umiliando i coniugi. Loro, i diretti interessati, non hanno quasi più voce in capitolo. Anche il loro figlio diventa merce di scambio in un mondo di leggi oppressive.
Ossessione personale e insieme tema attualissimo
Molti critici hanno voluto vedere in questo secondo film sul divorzio di Noah Baumbach (il primo è Il calamaro e la balena del 2005) un’ossessione del regista, che ha effettivamente divorziato dalla moglie Jennifer Jason Leigh, attrice di Los Angeles come la protagonista di Storia di un matrimonio).
Durante un’intervista Baumbach ha dichiarato che non si tratta di un film autobiografico, bensì personale, sottolineando che “c’è una vera differenza tra le due cose”.
Che ci sia un vero sfondo emotivo, basato su dettagli reali, precisi, è innegabile. E questo trasforma il film in un capolavoro, di cui è assolutamente consigliata la visione, che vi interessino o meno le crisi coniugali.
Il tema è inoltre scottante e di grande attualità (si veda per esempio, l’anno scorso, il remake seriale di Scene da un matrimonio, di cui abbiamo parlato qui). Vi sono sempre più libri, trasmissioni e dibattiti sulla perdita di senso del matrimonio che oggi viene spesso visto non come un progetto di vita ma come un tentativo di prolungamento dei primi mesi di innamoramento. Un punto di vista difficile da accontentare e al quale molte coppie soccombono, per la gioia di avvocati e psicologi.
In America da qualche tempo si sta sviluppando un nuovo metodo per sostenere le crisi di coppia: l’assunzione periodica da parte di entrambi i coniugi di MDMA (uno stimolante allucinogeno chiamato gergalmente ecstasy), come cura per le difficoltà nel dialogo.
L’ecstasy e i suoi possibili effetti terapeutici: una discussione
Nel suo articolo sul New York Times Si può salvare il proprio matrimonio grazie alla MDMA? , Christina Caro racconta come nel corso degli ultimi anni l’MDMA avrebbe risanato numerose coppie che erano sull’orlo del divorzio. L’articolo inizia con la storia di Ree e suo marito, in rotta dopo 10 anni di matrimonio. Persino il loro psicologo li aveva dati per spacciati. Poi un amico ha suggerito la terapia dell’ecstasy.
“La mia prima risposta fu: assolutamente no. Non siamo gente che prende droghe e non ci piace fare cose illegali”.
Sei mesi dopo Ree legge Come cambiare la tua mente, il best seller di M. Pollan, dove si parla anche dell’utilizzo di droghe a scopo terapeutico. Lei e il marito decidono quindi di provare la nuova cura assieme ad altre 5 coppie, in una casa di montagna. In queste “cliniche sperimentali” le coppie, monitorate con un “programma di parola” affrontano, sotto l’effetto dell’ecstasy, discussioni che mai avevano avuto il coraggio di avere. Un tema affrontato anche nella serie Nine Perfect Strangers, di cui abbiamo scritto qui.
“Mio marito cominciò a parlarmi come non aveva mai fatto prima: era lui, ma senza muri.”
I due si sono poi coccolati a letto per delle ore, pelle contro pelle, descrivendo tutte le cose che amavano uno dell’altra. Hanno continuato ad usare MDMA due volte l’anno per aiutare le conversazioni difficili. Ogni volta hanno preparato una lista di argomenti di cui parlare durante il loro “viaggio”. Dopo tre anni il loro matrimonio va molto meglio e non hanno più bisogno delle droghe per parlarsi apertamente.
Solo con un aiuto esterno si può salvare la storia di un matrimonio?
Chiaramente l’articolo ha cura di enumerare le possibili controindicazioni di questa terapia: dipendenza, intossicazione, possibilità di un “bad trip” e molti altri possibili disagi che questa droga pesante può causare.
Inoltre Charley Wininger, uno psioterapeuta di Brooklyn, New York e autore del libro Listening to Ecstasy: The Transformative Power of MDMA (Saper ascoltare l’Ecstasy: il potere rigenerante dell’MDMA), mette in guardia sul fatto che la droga è un “siero della verità” e che senza la presenza di un trainer esperto la coppia rischia di trasformare la cura in un’esperienza negativa.
Insomma che sia un avvocato, uno psicoterapeuta o un esperto di sostanze stupefacenti a quanto pare serve sempre qualcuno ad accompagnare la crisi della coppia moderna.
Fa pensare al simpatico aforisma di Oscar Wilde sui legami coniugali:
In married life three is company and two none. Nel matrimonio tre sono una compagnia, due non sono nessuno.
Una coppia in crisi anche nel remake di Scene da un matrimonio
L’uso di sostanze psicotrope per guarire le ferite personali e relazionali è indagato in Nine Perfect Strangers