Sons of Anarchy è un cult, e una delle serie più incredibili del decennio scorso. Andata originariamente in onda su FX, dal 2008 al 2014, in 7 stagioni (per un totale di 92 episodi), S.o.A. è oggi visibile in Italia su Disney+.
È una creatura di Kurt Sutter (autore del successivo spin off – Mayans – e, prima, coautore di un altro gioiello – The Shield). La serie è direttamente ispirata agli Hell’s Angels, mitico club americano, tuttora esistente. I cui membri, nel corso degli anni (decenni), sono stati accusati di svariati crimini, omicidi compresi. E che è stato aggiunto dall’FBI alla lista dei gruppi eversivi più pericolosi degli USA.
Sons of Anarchy: la trama
La storia, ambientata nell’immaginaria cittadina di Charming, in California, è quella di un club di motociclisti, rigorosamente Harley Davidson, i Sons per l’appunto, talvolta indicati con la dicitura SAMCRO, ovvero Sons of Anarchy Motorcycle Club Redhood Original: ad indicare che il loro è il charter madre, a cui ne sono affiliati altri sparsi in altri stati (Nomads, Indian Hills, Rogue River ecc.) o addirittura all’estero (Belfast, in Irlanda, capiremo poi il perché).
Il club originario è stato fondato, anni prima, dai cosiddetti First Nine, nove commilitoni reduci dalla guerra in Vietnam, tra i quali vi era John Teller, il padre del protagonista della vicenda: Jackson ‘Jax‘ Teller (Charlie Hunnam), che si prepara a prendere le redini del club, lasciatogli praticamente in eredità.
I Sons sono sostanzialmente una banda di motociclisti fuorilegge, dediti al traffico d’armi, e strutturata con ferree regole di tipo militare e con una precisa gerarchia. Sulle divise dei membri ci sono le patch (toppe) che indicano il charter di provenienza e il grado che si ricopre: presidente, vicepresidente, tesoriere ecc. L’ultimo grado è il Prospect, cioè l’aspirante, che rimane in prova per un anno, dovendo eseguire tutti gli ordini che gli vengono dati senza discutere.
I membri del club, invece, si riuniscono regolarmente per discutere affari e questioni importanti: le decisioni vengono prese attraverso il voto e, regola importante, if you don’t ride, you don’t vote (se non guidi la moto, non hai diritto di voto), sì da escludere tutti coloro che, per vecchiaia, malattia o incidenti vari, non possono più essere membri attivi del club.
Essere o non essere
La storia, dicevamo, ruota intorno al giovane Jax, inizialmente vicepresidente del club e alla sua tragica evoluzione. Presidente è infatti Clarence ‘Clay‘ Morrow (Ron Perlman), membro fondatore e amico del padre di Jax, che è anche il compagno di Gemma (Katey Sagal), la madre di Jax. Il ritrovamento del diario del padre, dal significativo titolo: The Life and death of Sam Crow: How Sons of Anarchy Lost Their Way, mette in crisi il protagonista. Facendogli mettere in discussione la direzione presa dal club, opposta alla visione che aveva il padre, e la natura stessa della morte di John Teller, per tutti un incidente che forse non è stato tale.
Lo schema ricalca fedelmente quello dell’Amleto: il re muore, il patrigno ne prende il posto e la moglie, il figlio è tormentato dal suo fantasma (che qui ha la forma del sopracitato diario) e si tormenta per il sentimento della vendetta. Kurt Sutter non nasconde la derivazione shakespeariana, anzi, questa viene palesata ed evidenziata più volte, perché l’originalità dell’operazione sta proprio nell’impiantare l’Amleto in questo club di riders yankee fuorilegge.
Cowboys & Angels
Famiglia e criminalità: due dei temi portanti della grande narrazione contemporanea americana. I Soprano o Breaking Bad ne sono esempi magistrali. Come conciliare un’esistenza nel segno dell’illegalità (e di tutta la violenza che questa comporta) e una famiglia propria (il mattone portante della società legale) è contraddizione par excellence.
Il club dei Sons of Anarchy è più di una famiglia: la devozione nei suoi riguardi viene prima di ogni altra cosa. Non c’è sentimento personale che possa intromettersi nel proprio legame con il club, poiché il club è più importante di ciascuno dei suoi membri. Entrare nei Sons significa rinunciare alla propria persona, in favore di una fratellanza la cui legge è l’unica legge.
Ecco che questi odierni cowboys, con tutto il fascino selvaggio che questa figura ha avuto per tanto tempo nell’immaginario collettivo, scelgono di giurare fedeltà a qualcosa di più alto del proprio egoismo: la banda, il club. E il senso di appartenenza a questa realtà è totale: entrando nei Sons, accetto di rispondere solo a loro delle mie azioni, non certo alle leggi della società.
Per questo l’unica alternativa alla mia fedeltà è la morte; e alla mia libertà, come vedremo, è la prigione – cosa però che non interferisce con la fedeltà.
Avere una famiglia, in tale situazione, è impossibile. Impossibile essere padri, impossibile essere mariti. A meno che la famiglia non venga piegata alle esigenze del club, cosa accaduta al piccolo Jax e a Gemma, sua madre, vera e propria matrona dei Sons.
Il gentil sesso in Sons of Anarchy
Jax scopre il diario del padre e diventa padre a sua volta. Dopo arriverà un secondo figlio. Ha una ex, Wendy (Drea de Matteo), madre del primo, con problemi di tossicodipendenza. Ma il suo grande amore è Tara (Maggie Siff), una dottoressa, ossia una donna estranea alle logiche del club ma con le quali è sempre più costretta a fare i conti.
Tara non vuole che i bambini siano segnati dal destino di Jax. Gemma, invece, non crede possa esservi futuro migliore per i suoi nipoti. E Jax si ritrova a doversi misurare, oltre che con i suoi dubbi, con queste due volontà femminili, la madre e l’amata, entrambe determinate e agguerrite.
Nei Sons non c’è posto per le donne, così come non c’è posto per razze che non siano bianche. Eppure Gemma è una carismatica figura di rilievo per tutti i membri del club: pur non partecipando direttamente alle riunioni e al voto, riesce ad avere un grande peso nelle decisioni importanti. Si è guadagnata il rispetto di tutti. E per lei, l’unica vita degna di essere vissuta è una vita all’interno dei Sons of Anarchy.
E i Sons sanno distinguere tra le femmine buone solo per fare sesso (secondo la loro visione) e quelle indispensabili per l’equilibrio del loro stesso club – quelle che riescono a farsi rispettare. Da una parte una madre icona per il club, e forse in parte responsabile per l’assassinio di John, dall’altra una compagna che destesta il club e che da questo vuole allontanare i suoi figli il più possibile: Jax è preso tra questi due fuochi.
W il porno!
I Sons smerciano illegalmente armi, facendo affari con diversi gruppi (altre gang, russi, messicani) ma soprattutto con l’IRA – da qui il rapporto con l’Irlanda, paese nel quale riusciranno rocambolescamente a finire, con moto al seguito, ospiti del charter locale. Ma fino a che gli affari del gruppo saranno legati al contrabbando di armi, secondo il diario di John Teller, continueranno ad esserci morti, e si dovrà essere assassini.
Cadaveri o killer, questo il binomio legato alla vita nel club fino a quando si avrà a che fare con l’IRA o altre organizzazioni simili. Da qui il sogno che andrà maturando in Jax, quello di spostare gli affari nel campo – legale – della pornografia, sì da interrompere la carneficina da sempre in atto nella storia del club. Un futuro radioso nel business del porno! Rende bene l’idea del rapporto tra i Sons e l’idea di affari legali, che rimane comunque ancora utopica, invischiati come sono con gruppi criminali dai quali non si può semplicemente rescindere un contratto.
Ma il patrigno di Jax, Clay – colui che viene maggiormente sospettato di aver assassinato John per prenderne il posto – non vuole assolutamente lasciare il redditizio business delle armi. Il suo dramma è che sta lentamente perdendo l’uso delle mani, non potrà quindi guidare più la moto entro breve, e così non potrà più presiedere il club. Sente il bisogno di pensare ad una pensione, a qualcosa che gli permetta di vivere bellamente dopo tutto ciò che ha fatto con i Sons e per i Sons – quindi le armi non sono per lui in discussione.
In vista della sua vecchiaia, le scelte diventano egoistiche e non più mirate al bene del club, di cui è presidente. Ma forse è sempre stato così. Jax dovrà affrontare e sbrogliare la questione.
Il cupo mietitore
La scheletrica mietitrice è il logo stesso dei Sons of Anarchy che, fin dal primo episodio, mettono in scena una sequela spettacolare di violenza e sangue, destinata a progredire vertiginosamente. Jackson da solo, nel corso delle 7 stagioni, commetterà 45 omicidi, senza contare l’uccisione dei membri di altre gang (Niners, Aryans, ecc). La morte è il linguaggio con cui si esprimono i Sons of Anarchy, talvolta ricevendo amare missive: quando il club vota a favore dell’incontro di qualcuno con Mr. Mayhem significa che questo qualcuno ha smesso di vivere.
Tra le scene più emozionanti dello show, ça va sans dire, vi sono sacrifici, esecuzioni, ecatombi. Quando poi il sentimento della vendetta prenderà il sopravvento su ogni altra cosa, allora violenza e sangue sgorgheranno a ritmi sempre più allucinanti, e il nostro Jax andrà fisicamente trasformandosi, cambiando postura e camminata. Ma non per questo la morte finirà di stupirci e commuoverci, anzi.
La colonna sonora, di eccezionale fattura, accompagna fedelmente i momenti topici, stiano i nostri eroi morendo oppure scopando: tra i finali di stagione, o talvolta solo di puntata, vi sono sequenze indimenticabili, fatte solo di musica e immagini.
Legge e disordine
A dir poco affascinante è il senso del dovere e del rispetto delle regole tra gli appartenenti al club, che si prendono in carico il tenere Charming, ad esempio, fuori dal giro della droga. Da qui l’ambiguo rapporto che da sempre hanno con Wayne (Dayton Callie), lo sceriffo locale, che tollera e anzi permette lo svolgersi dei loro affari, ricevendone in cambio il mantenimento dell’ordine nella cittadina.
Diverse saranno le figure di tutori della legge, dall’FBI alla polizia di stato, con i quali i Sons dovranno confrontarsi, senza mai abbandonare il loro spirito di gruppo, spesso mostrando la loro superiorità morale nei confronti di agenti corrotti o disposti a tutto pur di incastrarli. Come già detto, la prigione è l’unica alternativa possibile alla libertà: la riprova di ciò è incarnata da Otto, membro fondatore del club (interpretato proprio da Kurt Sutter), condannato all’ergastolo e comunque ancora assolutamente fedele ai Sons (nonostante le durissime prove a cui sarà costretto).
Simile destino sarà riservato ad un altro dei protagonisti, costretto a subire ripetuti atti sodomitici (e non solo) per dimostrare la sua fedeltà. Per tutti gli altri, la prigione è una tappa prima o poi forzata, almeno per un certo periodo di tempo: fa parte della vita che hanno scelto, la vita da fuorilegge.
Sons of Anarchy: perché vederla
Kurt Sutter è riuscito a creare uno show straordinario, affrontando il tema di un ambiente solitamente inaccessibile, gli Hell’s Angels, raccontandolo in modo credibile e coinvolgente. Per fare questo non solo ha studiato il mondo in questione per un paio di anni ma si è anche portato qualche consulente on stage: ad esempio l’attore che interpreta Happy (David LaBrava), membro attivo dei Sons, era proprio un componente del mitico club.
Tante le guest stars, soprattutto perché alcune tra loro hanno voluto partecipare a questo grandioso progetto: Courtney Love, David Hasselhoff, Stephen King, Marilyn Manson, Peter Weller, Dave Navarro, Henry Rollins…
Sons of Anarchy racconta la storia di un club dall’anima nera, all’interno del quale muovono i dubbi amletici di Jackson Teller. Un fuorilegge pieno di responsabilità, preso nella morsa tra l’essere padre e guidare il club, tra il salvarne il futuro e il vendicare la morte del padre.
Un impossibile eroe, la cui parabola disegna un mito perfetto del nostro tempo. Il nobile cuore dalle mani piene di sangue, costretto ad affrontare un destino scritto molto tempo prima.
Abbiamo discusso Sons of Anarchy anche in questa puntata del podcast