Sex Education, la serie inglese che ha fatto impazzire il mondo intero, è tornata a settembre con la sua terza stagione. Di cui parliamo meglio dopo. E che però, per fortuna, non sarà l’ultima.
Il grande successo Netflix si era distinto fin dal debutto (2019) da tutti gli altri teen drama: non una delle solite mielose storie per adolescenti, fittizie e moraliste, né una delle serie “falsamente trash” americane degli ultimi tempi.
Sex Education è un mondo a sé, in tutti i sensi.
Sex Education: un titolo che rispecchia la trama
Già dal primo episodio risulta chiaro che la trama rispetterà il titolo. L’inizio è ilare e folgorante: uno dei protagonisti, Otis (interpretato da un fantastico Asa Butterfield) cerca di ingannare la madre, una psicologa esperta in sessualità.
Ogni mattina riempie dei fazzoletti di carta con della crema per il corpo. Bianca. Li appallottola e li lascia sul letto, di fianco ad una rivista porno.
Il povero ragazzo vuole far credere alla sua esuberante madre (Gillian Anderson) che va tutto bene: si masturba come ogni bravo adolescente. Invece no. Otis è talmente circondato dal sesso da averne un inconscio rifiuto. La sua casa è così piena di quadri raffiguranti le posizioni del kamasutra, di statue falliche di ogni dimensione e degli amanti fugaci della madre che lui davvero non ne può più. Sa già tutto sul sesso ancora prima di averlo provato su se stesso e con qualcun altro.
Ma questo bagaglio teorico gli tornerà molto utile. Assieme ad una compagna di scuola, la punk Maeve, aprirà in segreto una ‘clinica per consigli sessuali a pagamento’ a cui in breve tempo tutti gli adolescenti della scuola si rivolgeranno per risolvere i propri problemi.
Il sesso non tormenta solo gli adolescenti: velocemente scopriamo che nessuno è immune alle incertezze in materia, tanto meno i genitori o gli insegnanti dei ragazzi.
Genitori e figli che guardano assieme lo show
Uno dei commenti più comuni a questa serie è senz’altro “sarebbe da prescrivere a tutti i ragazzi e ai loro genitori” oppure “magari ai miei tempi ci fosse stata una trasmissione così”.
Ebbene sì, Sex Education non è seguita solo dagli adolescenti ma da un vastissimo pubblico adulto.
La creatrice Laurie Nunn, che inizialmente rimase assolutamente sorpresa da questo successo planetario, prova a spiegarcene i motivi.
“Per scriverla ho lavorato con molti educatori sessuali che operano nelle scuole, scoprendo che nulla è cambiato. I problemi legati alla sessualità rimangono gli stessi di dieci, vent’anni fa o più”.
Perciò la serie risulta utile a tutti: affronta dei dubbi universali sia dal lato dei ragazzi, che da quello degli adulti. In modo ironico e abbordabilissimo, tanto che sono migliaia le famiglie a confessare di guardarla allo stesso momento, genitori in una stanza e figli in un’altra, per poi parlarne insieme a colazione.
Ma in che anno si svolge Sex Education? Una vaghezza voluta
Un altro motivo di grande ritorno di pubblico è la vertigine temporale che crea in tutte le sue tre stagioni.
In che anno si svolge?
Guardando i vestiti e le macchine potremmo dire in qualche momento tra il 1975 e il 1990. Poi però appaiono gli smartphones e i tablet. I ragazzi parlano di musica a noi contemporanea. Ancora una volta l’autrice ci aiuta a capire meglio:
“Ho voluto creare un universo che stesse in piedi da sé, senza necessariamente dei riferimenti precisi ai nostri giorni. Moordale (il paese dove si svolge la serie) è un villaggio immaginario che si potrebbe situare a sud dell’Inghilterra. Ma ogni attore ha il suo accento, non abbiamo voluto dare un’impronta precisa di spazio. E nemmeno di tempo. Oggi la tecnologia è molto, troppo presente. Non volevo escluderla ma creare un mondo dove non fosse predominante.”
In effetti nella serie la presenza di telefonini e computer è assai discreta, cosa rarissima.
Questo mondo atemporale ma del tutto credibile favorisce una comicità tra il kitsch e il retrò e dona una dimensione universale ai dibattiti e alle vicende dei personaggi.
Il sesso senza barriere, a 360 gradi
Sex Education poi ha il grandissimo merito di equalizzare tutte le esperienze sessuali, dando molto valore al piacere femminile.
Non c’è alcun giudizio verso una ragazza che cerca di scoprire il suo corpo e i suoi desideri, e chiaramente la serie dichiara guerra allo slut-shaming, ovvero alla pratica di criticare qualcuno, in genere una donna o un omosessuale, che esce dai canoni “violando” le aspettative comuni di comportamento sessuale. Ma lo fa in modo leggero, allegro e sempre positivo.
Inoltre nella seconda e terza stagione Sex Education ci racconta un tipo di relazione che molto raramente si vede in tv. Isaac, un ragazzo tetraplegico che vive vicino a Maeve, si innamora di lei e lei ricambia.
La loro relazione si svolge tra amicizia e sentimento, senza mai entrare nel pietismo o nel cliché. Anzi, il fatto che per un periodo Maeve, la bella protagonista, esca con un tetraplegico non stupisce nessuno. Tutti le chiedono “allora come sta andando con Isaac?” come se fosse la cosa più normale del mondo.
Sfortunatamente la nostra realtà è molto piu crudele: George Robinson, l’attore che interpreta Isaac, rimasto in sedia a rotelle qualche anno fa paralizzato dal collo in giù a causa di un incidente di rugby, è stato subissato di insulti via web per la sua condizione. Ma l’attore l’ha presa con filosofia “Non ce l’hanno con me ma col mio personaggio, che non è poi così buono”.
In effetti Isaac, contrariamente al solito cliché di disabile gentile e massacrato dalla vita, è piuttosto cinico e a volte capace di azioni spregevoli.
I problemi della terza stagione di Sex Education
Purtroppo a partire dalla terza stagione Sex Education comincia a mettere troppa carne al fuoco, diramandosi di continuo tra un evento e l’altro. Molto spesso sono così tante le situazioni che risulta impossibile affrontarle con profondità. Ogni momento di istantanea crisi e carenza comunicativa viene subito identificato, interrogato e risolto. E’ come se nel corso delle stagioni tutti fossero diventati saggi come Otis, il ragazzo prodigio che attraverso l’ascolto risolve i problemi.
Ma questa saggezza funziona benissimo su di lui, e molto male sugli altri. Personaggi interessanti si appiattiscono, i conflitti si appianano senza nessuno sforzo e sembra che tutti, infine, siano felici. Inoltre il ruolo (completamente irrealistico e poco credibile) della nuova direttrice scolastica di Moordale prima buona, poi cattiva, dona ai personaggi la presunta scelta tra il bene e il male, banalizzando lo spirito di Sex Education che era partita con propositi ben più interessanti e sottili.
La freschezza brutale dei dialoghi delle prime stagioni si è persa, e le relazioni tra i personaggi diventano poco credibili e inutilmente sentimentali. Forse perchè non si parla più tanto di sesso, ma di sentimento – e questo fa diventare Sex Education un teen drama qualunque.
Ma nella terza stagione c’è anche molto da scoprire.
In particolare la relazione tra Adam (l’ex bullo che si è scoperto gay) e Eric (il fantastico amico di Otis), risulta la spina dorsale di questi otto episodi. Nei loro dialoghi la scrittura non fa mai un passo falso e la trama non incede in banalità. Inoltre i due attori (Connor Swindells e Ncuti Gatwa), in un cast uniformemente ottimo, risultano fenomenali per la loro straordinaria capacità di rendere credibili dei personaggi dalle moltissime sfaccettature.
La speranza per la quarta stagione: meno romanzata, con più sesso
Senza dubbio Sex Education ha il grande merito di aver scoperto tanti nuovi talenti nel panorama inglese e non solo. Giovani attori che hanno dovuto confrontarsi con tematiche molto difficili senza perdere autenticità.
“Ma come avete fatto ad essere a vostro agio dovendo parlare e interpretare atti sessuali tutto il tempo?”, chiede un intervistatore della BBC a Connor Swindells (Adam).
“Il regista e tutto lo staff ci hanno messo a nostro agio facendoci vedere tantissimi video di animali che facevano sesso tra loro. Abbiamo guardato di tutto: tori, cani, gatti, serpenti… Poi dovevamo salire su dei banchi e imitare gli atteggiamenti degli animali. Non tanto nell’atto sessuale, ma interiormente. E nelle relazioni con gli altri. Questo ci ha permesso di uscire dalle nostre persone e di affrontare i temi sessuali in modo più naturale, senza vergogna.”
“Il mio preferito resta il serpente”, aggiunge un’altra delle attrici intervistate (Patricia Allison, Ola).
Auguriamoci di ritrovare queste giovani e talentuose star in una quarta stagione di Sex Education meno romanzata e più comica.
E dove il sesso sia di nuovo il protagonista assoluto.
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