Romanzo Criminale – la serie è uno show televisivo italiano creato da Stefano Sollima, prodotto da Cattleya e Sky Cinema (il secondo italiano dopo Quo vadis, baby?), diviso in 2 stagioni (per un totale di 22 episodi).
Andato in onda tra il 2008 e il 2010, è oggi disponibile in Italia su Sky e su NOW. La serie si basa sull’omonimo romanzo del magistrato Giancarlo De Cataldo (Einaudi, 2002) ed è il suo secondo adattamento, dopo il film del 2005 di Michele Placido, che ha di fatto collaborato come consulente artistico anche per la serie televisiva.
Che storia racconta Romanzo Criminale?
La storia di Romanzo Criminale, come è noto, racconta genesi, gloria e decadenza della Banda della Magliana, famosa organizzazione criminale attiva a Roma indicativamente dal 1977 al 1992. In quegli anni la banda sembrò riuscire nell’impossibile impresa di dettare legge nel malaffare della capitale, una città che notoriamente nella malavita non voleva capi.
Protagonisti della romanzata vicenda, a metà tra fatti di cronaca e invenzioni narrative, i leader della banda, dai suggestivi soprannomi: il Libanese (Francesco Montanari), il Freddo (Vinicio Marchioni) e il Dandi (Alessandro Roja). Assieme a loro tutti gli altri componenti e le figure criminali che attorno alla banda gravitano. Val la pena di citare, anche solo per l’evocatività dei nomi: il Bufalo, Fierolocchio, Scrocchiazeppi, Sergio e Ruggero Buffoni, il Sorcio, il Nero, Nembo Kid, Trentadenari, Ricotta, il Sardo, il Terribile, Zio Carlo…
A loro contrapposti invece, il commissario Scialoja (Marco Bocci). Il primo ad intuire la nascita di un’unica grande organizzazione, in una città solitamente divisa tra tante piccole batterie, a controllare droga, azzardo e prostituzione. E, in seguito, il primo a teorizzare una collusione tra la banda e i servizi segreti deviati del paese.
Uno spartiacque nella produzione seriale italiana
Sullo sfondo, i principali avvenimenti storici dell’Italia (e non solo) di quel periodo: dal rapimento Moro alla caduta del muro di Berlino, dalla strage alla stazione di Bologna alla vittoria ai Mondiali di calcio dell’82, dagli anni di piombo alla comparsa dell’AIDS… La serie è estremamente curata nelle ricostruzione dell’atmosfera dell’epoca, dagli ambienti (dagli interni delle case agli elettrodomestici) ai vestiti e alle acconciature, dalla colonna sonora ai telegiornali ed alle macchine… Anche se – a onor del vero – qualcuno sulle scelte di queste ultime ha avuto da ridire: pare che una Mercedes W126 e una Porsche 911 Cabrio fossero presenze non storicamente accurate, almeno per una manciata di anni (e per alcuni questa pare essere una cosa rilevante).
Romanzo Criminale è un successo di pubblico e di critica; diviene, anzi, un vero e proprio spartiacque nella produzione di fiction italiana. Il prima, a parte qualche rarissima perla eccezionale (vedi la quasi coeva Boris, in onda dal 2007 al 2010) è legato a vecchi stilemi di forma e contenuto, rispondenti ad un’idea molto tranquillizzante e casalinga – nel senso della famiglia tradizionale – di prodotto televisivo.
Il dopo, invece, porta alla realizzazione di show come Gomorra, Suburra e Zero zero zero – show di cui andare orgogliosi, finalmente, anche all’estero. E show che hanno, guarda caso, per protagonisti dei fuorilegge. Esattamente come il capostipite Romanzo Criminale.
Una storia crime, dal punto di vista dei criminali
La fiction italiana, storicamente, ha spesso e volentieri affrontato l’ambito delinquenziale dalla prospettiva delle forze dell’ordine: carabinieri, poliziotti, ispettori e detective vari (tra cui preti e maestre). Questa serie approfondisce invece la figura dell’antieroe con uno spessore psicologico inedito: tra i suoi maggiori punti di forza vi è senza dubbio l’ottima sceneggiatura e la grande prova attoriale di protagonisti e comprimari.
La scommessa di puntare su un cast di attori allora emergenti, affiancati da qualche caratterista o cameo di rilievo (vedi Marco Giallini e Ninetto Davoli) è stata assolutamente vincente. L’evoluzione delle figure centrali della banda – Libanese, Freddo e Dandi – caratteri molto diversi tra loro, è umanamente irresistibile. Ciascuno dei tre mostrando la sua forza e la sua fragilità, la sorprendente purezza e l’inevitabile abiezione, in un crescendo dal ritmo tragico e serrato al contempo.
Perché della banda, nella prima stagione, si racconta la genesi e l’ascesa per così dire gloriosa; nella seconda, invece, assieme al declino e all’inevitabile destino di morte che sempre più aleggia sui componenti, dei tre personaggi sopracitati si mostrano i retroscena delle rispettive scelte di esistenza criminale, tutti legati all’adolescenza. E di come questi traumi adolescenziali ancora echeggino nella loro coscienza, o in quel che ne rimane.
Irresistibili, si diceva, questi assassini, ladri, rapitori, rapinatori e trafficanti, anche e soprattutto in virtù dei fantastici dialoghi, dove il romanesco mostra tutta la sua potenza evocativa, solenne e canzonatoria al contempo: “Piàmose Roma” – “La liquidazione noi la damo in piombo” – “’Sta banda nun se scioglie con par de vaffanculo” – “A Roma noi gli ordini nun li piamo, li damo”… Tutto questo accattivante sentenziare rende bene l’idea della volontà di potenza che anima le loro azioni, sprezzanti dell’ordine sociale e consapevoli delle inevitabili conseguenze che, prima o dopo, sbucheranno da dietro l’angolo: morte o galera.
Romanzo Criminale: perché guardarla
Assieme alla perfetta caratterizzazione dei personaggi, vi è sicuramente la magistrale – se comparata al livello medio della serialità italiana – regia di Stefano Sollima (Gomorra), frenetica, coinvolgente e sempre attenta al dettaglio. Soprattutto musicale: da “You make me feel” di Jimmy Sommerville (pezzo sul quale si apre una divertente discussione tra i protagonisti che a questa “merda de frocio” preferiscono Claudio Baglioni) a “Tutto il resto è noia” del mitico Franco Califano (presente nella serie come personaggio, interpretato da Fiorello, che canta proprio questa canzone al matrimonio di Scrocchiazeppi), le musiche ci trasportano immediatamente nell’atmosfera che in quegli anni in Italia si respirava.
Atmosfera culturale e politica che è già ben condensata e sublimata nel romanzo di De Cataldo, dal quale la scrittura della serie si discosterà compiendo diverse modifiche sostanziali (vedi mandanti ed esecutori della morte del Libanese). Modifiche che servono a intrecciare ancor più, nella finzione, ciò che già era ben legato nella realtà storica: le varie connessioni tra la Banda della Magliana e Cosa nostra, la Camorra, il terrorismo nero e i servizi segreti deviati…
Il tutto offre un interessante spaccato, per quanto romanzato e forse addirittura un poco mitizzato, del lato oscuro dei meccanismi di potere del tempo e dei suoi eroi neri. Un tempo che, per quanto romanzato o mitizzato, non è poi così lontano dal nostro.
Leggi il nostro articolo: Gomorra, il cuore prima di ogni cosa
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