Reservation Dogs, i nativi americani tra vuoto e riscatto | 5 minuti 1 serie
Reservation Dogs, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Dopo Strappare lungo i bordi, di cui abbiamo parlato sia nel podcast che con un’ampia analisi, un’altra commedia con risvolti amari: Reservation Dogs tratta con delicatezza il tema della perdita dell’identità e del male di vivere tra i nativi americani. La serie di Taika Waititi, in Italia su Disney+, è la prima con un cast e una troupe tutti “indigeni”.
Elora Danan, Bear, Cheese e Willie Jack sono quattro teppistelli della riserva della tribù Muscogee che escogitano ogni tipo di stratagemma pur di raggranellare la somma necessaria per sfuggire dal triste paesino dell’Oklahoma in cui vivono. E fuggire verso la California, vista come la terra promessa delle nuove opportunità. Tra piccoli furti, scazzottate con le altre gang locali e scorpacciate di pesce gatto i 4 ragazzi si devono confrontare anche con una comunità cui sentono di appartenere. Ma che temono li inglobi in una stretta senza uscita, e che credono si sia portata via un amico fraterno.
“5 minuti 1 serie” è il format del podcast di Mondoserie che racconta appunto una serie in poco più di cinque minuti. Senza fronzoli, dritti al punto.
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Taika Wititi e la genesi di Reservation Dogs
Concepita da Taika Waititi assieme al regista nativo americano Sterling Harjo quest’opera è la prima serie che vanta un cast e una troupe composta di soli indigeni. Oltre al già citato Harjo si alternano alla regia direttori dai nomi inequivocabili quali Tazbah Rose Chavez, Sydney Freeland e Blackhorse Lowe.
Dopo tanti anni il mondo delle serie televisive si accorge che il mondo dei nativi americani, finora relegati solo all’epopea dei western movie, è vivo e pulsante. Anche se in una forte crisi dovuta alla perdita progressiva dell’identità culturale, lato oscuro della medaglia della globalizzazione.
Vero e proprio Golden Boy della Hollywood degli ultimi anni, Taika Waititi – regista di origini maori – dopo un inizio folgorante con un finto documentario sui vampiri (What We Do in the Shadows: Interviews with Some Vampires) e due buone prove autoriali nel cinema indipendente neozelandese (Eagle vs Shark, Boy) si afferma con due blockbuster per il cinema e televisione (Thor: Ragnarok e The Mandalorian) e un premio oscar per la miglior sceneggiatura non originale (Jojo Rabbit).
A breve nelle sale con il secondo capitolo da lui diretto del Franchise dell’eroe Marvel Thor (Thor: Love and Thunder), ha anche annunciato una versione live di due capolavori assoluti del fumetto ovvero l’Incal di Moebius e Jodorowsky e Akira di Katsuhiro Otomo.
Ascolta la puntata del podcast su Strappare lungo i bordi:
Strappare lungo i bordi: Zerocalcare e il tempo che passa | PODCAST