Questa cassa non è un albergo è il ritratto dei Taffo, una famiglia romana di imprenditori. Non è raro che i mezzi di comunicazione raccontino (per cronaca o su commissione) le imprese e le storie delle donne e degli uomini che “fanno girare il Paese”, anche con ritratti familiari e intimi. Dimenticate quanto avete visto fino ad ora, perché non solo i Taffo sono imprenditori (di successo) in un settore generalmente tabù, cioè le pompe funebri, ma soprattutto perché hanno uno stile molto originale (e di successo) di pubblicizzare la loro attività. E, grazie a Questa cassa non è un albergo, adesso anche di raccontare loro stessi.
Si tratta di una mini docuserie (tre puntate da nemmeno mezz’ora l’una), realizzata da Pesci Combattenti per Warner Bros. Discovery, e disponibile gratuitamente su DiscoveryPlus. Nei tre episodi, i componenti della famiglia Taffo – una vera e propria dinastia – si presentano interagendo tra loro, sia al lavoro che in ambito domestico. E raccontano alcuni episodi tragicomici accaduti nel corso degli anni. Senza mai rinunciare allo humor nero che ha reso celebri le affissioni stradali, i post sui social e, in generale, il loro merchandising.
Un macabro tormentone estivo
E poteva mancare l’hit estiva a fare da sigla alla docuserie? Domanda retorica.
Caro amico, mangiamo insieme
Fino a scoppiare, poi andiamo a nuotare
Andiamo allo stadio con aria di sfida
In mezzo agli Ultras ma dell’altra squadra
Brinda stasera e ridi di gusto
Che forse domani sei sotto un cipresso
Canta e balla che la vita passa
E chissà che il prete ti nomini a messa
Questa cassa non è un albergo: un funerale non si replica
Anche se il racconto è corale, il protagonista indiscusso è il fondatore: Luciano Taffo. Che dirige, impreca, insegue in moto i dipendenti che hanno dimenticato la “minigonna” della bara per un funerale imminente. Il suo motto per spronare i dipendenti alla perfezione: Un funerale non si replica!.
Al suo fianco la moglie Luciana, figlia di un impresario funebre. I due si sono conosciuti sul lavoro. In azienda la signora Taffo è a capo del settore Pet, dove i compianti amici a 4 zampe trovano una camera ardente, un forno crematorio e una vastissima collezione di urne, grazie alle quali potranno riposare sulla mensola di casa. Poi ci sono i due figli, Daniele e Alessandro, rispettivamente all’amministrazione e al marketing. Come nella migliore delle dinastie, hanno sposato due sorelle, figlie del braccio destro di Luciano, con le quali hanno avuto due figli a testa. Mentre Alessandro vorrebbe spingere sempre oltre la strategia marketing surreale che li ha resi famosi, il fratello tiene i conti.
No, non c’abbiamo soldi per il materassino a forma di bara, c’è stato un calo di mortalità…
La Funeral Home che in Italia non c’è
Attorno a loro, i necrofori pasticcioni, una sala piena di telefonisti, i responsabili delle 25 filiali e, soprattutto i loro ricordi, raccontati con affetto e leggerezza, cercando di cogliere la vita anche nei momenti più tristi. Emblematico l’episodio della corona di rose giallorosse che rischiava di ornare la bara di un tifoso laziale. Grazie all’arrivo di una corona biancoceleste della Curva Nord, l’errore è stato rimediato. Altrimenti il funerale lo facevano sì, ma a noi – ridono i due fratelli.
E’ nel finale che Luciano Taffo spiega il motivo del suo successo, anche se l’ha raccontato, e ha accettato di farlo raccontare, con quella grana propria dei film della Roma anni ‘50, dove nessuno si prende troppo sul serio, tutti sembrano macchiette, però alla fine le cose funzionano. Di fronte alle proposte di moglie e figli, lui taglia corto: Ebbasta, bisogna fare la funeral home. Che in Italia non c’è.
In fin dei conti, Questa cassa non è un albergo è davvero la storia di un imprenditore.
Famiglie e pompe funebri: ascolta il podcast di Six Feet Under!