Q: Into the Storm (QAnon – L’occhio del ciclone, in Italia su Sky e NOW) è un attualissimo documentario statunitense d’indagine, diviso in 6 episodi e realizzato da Cullen Hoback (HBO, 2021). Tra i produttori esecutivi spicca il nome di Adam McKay (Don’t look up, di cui abbiamo parlato qui).
L’affascinante e complicata sfida che Hoback si pone è trovare la risposta alla domanda – chi è Q?
In un duplice senso: provare a raccontare cosa sia il fenomeno QAnon e scoprire la vera identità che dietro la maschera Q si cela. Per cercare di svelare il mistero che durante la presidenza Trump ha sedotto centinaia di migliaia (se non più) di americani (e non solo), l’autore compie un viaggio della durata di tre anni. Che in pratica segue in parallelo l’evolversi dell’allucinante parabola di QAnon.
Dalla sua prima comparsa sul web (2017) al suo “epilogo”, che coincide con il tragico assalto al Parlamento USA a Capitol Hill (2021).
Giro del mondo a caccia di un fantasma
In questo viaggio tra improbabili candidati politici, cristiani fanatici e fanatici del porno, che lo porterà dall’America alle Filippine, dal Giappone all’Italia, Hoback cerca di risalire fino alle radici di Q. Concentrando la sua indagine sul contesto in cui ha avuto origine, ed in seguito è dilagato, piuttosto che sull’approfondimento delle deliranti teorie complottiste che caratterizzano questo mondo, sul confine che separa la realtà dalla realtà digitale.
Un confine sottile e immaginario. Sempre più sottile, sempre più immaginario.
Questa brillante intuizione si rivelerà anche una scelta molto efficace in Q: Into the Storm. A forza di intervistare – commentando le gesta di QAnon – creatori, proprietari ed amministratori dei siti web che ospitano i forum in cui questa maschera così teatralmente si palesa, Hoback arriva a restringere sempre più la rosa dei sospettati. Fino al colpo di scena finale, in cui indizi e deduzioni farebbero puntare il dito su un’unica persona. Il fantomatico Q.
Che diavolo è Q (into the storm)?
Ma che diavolo è – Q? Meglio mettere un po’ di ordine nella valanga, o meglio, nella tempesta, o ciclone se si preferisce, che concerne questo diabolico fenomeno, tra i più assurdi del nostro tempo. A metà tra il delirio di un Nostradamus nazista paranoide e un terrificante gioco di ruolo in grado di attraversare lo specchio di Alice – e deflagrare nella nostra cosiddetta realtà.
Q – o QAnon (dove Anon sta per anonimous) che indica più il fenomeno collettivo – è il bizzarro nom de plume assunto da un misterioso utente di 4chan che millanta di avere accesso ad informazioni altamente riservate dell’amministrazione Trump. Lasciando intendere di essere un agente segreto dell’intelligence. Informazioni che predicono l’imminente smantellamento della cabala globale di pedofili satanisti che controllerebbe segretamente il mondo da molto tempo. Almeno dalla morte di John Fitzgerald Kennedy, l’ultimo dei presidenti, per così dire, dalla parte del Bene.
4chan è un sito web particolare, che difende ferocemente il primo emendamento – la libertà d’espressione – estendendone l’accezione talmente tanto da ospitare forum razzisti, antisemiti, sovranisti, negazionisti, filonazisti ecc. Tutto ciò che è aborrito dal politically correct trova bellamente il suo spazio virtuale in 4chan. La possibilità di restare anonimi è condizione essenziale per potersi così liberamente esprimere, secondo la filosofia del sito, in modo da evitare eventuali ritorsioni o persecuzioni. Ovviamente questo spazio virtuale è invaso da opinioni, sfoghi e talvolta veri e propri incitamenti provenienti dalla galassia della destra più estremista.
La grande cabala pedofilo-satanista
Q: Into the Storm ricostruisce la storia. A partire dall’ottobre 2017, un anonimo a firma Q (sarebbe il livello massimo di accesso a documenti governativi top secret) pubblica post sibillini, il cui costante riferimento è ad un’operazione segreta dell’amministrazione Trump, con il compito di scardinare una volta per tutte il cosiddetto Deep State. Ovvero il gruppo di democratici pedofili e satanisti che da lungo tempo guida le sorti degli USA e del mondo intero (un po’ come i rettiliani di David Icke, a capo del Nuovo Ordine Mondiale – New World Order).
Questa malefica congregazione controlla istituzioni, media e Hollywood. Contro il suo oscuro impero agiscono dietro le quinte le forze dell’esercito rimaste fedeli al Bene, guidate dall’impavido tycoon dai capelli arancioni. Se non fosse stato per Q, di questa storica e metafisica battaglia non si sarebbe mai saputo niente.
I post di QAnon sono a dir poco ambigui, criptici, pieni di pacchiani ed enigmatici simbolismi e dal tono sempre pesantemente profetico. Si predice infatti l’imminente arrivo della tempesta (The Storm), si fa spesso riferimento alla pillola rossa (Redpill) di Matrix e dunque al successivo grande risveglio (The Great Awakening). I cittadini risvegliati sono patrioti (Patriots) e hanno il compito di promuovere attivamente il verbo di Q, formando una sorta di esercito digitale. Where We Go One, We Go All (come il nostro ‘uno per tutti, tutti per uno’) diventerà in breve tempo un hashtag di riconoscimento globale (con l’acronimo #WWG1WGA ).
In seguito, diviene addirittura una sorta di giuramento dello stesso esercito di Q, il cui generale simbolico – effettivo (come vedremo, i due piani tenderanno a mescolarsi sempre più) sarà Michael Flynn, tenente generale in pensione, ex consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, dimessosi in seguito alle vicende giudiziarie legate al Russiagate.
Into the Storm: la trama principale di Q
La primissima previsione di Q, ovvero il suo primo messaggio (28/10/17), riguarda l’imminente arresto di Hillary Clinton. Altre strampalate previsioni che naturalmente non si sono avverate riguardano l’arresto e la deportazione a Guantanamo di Barack Obama e George Soros (altri due leader della cabala mondiale) assieme ad un numero imprecisato di attrici ed attori liberal (Hollywood è considerato un altro centro nevralgico del Deep State).
A questa occulta trama di “potere ebraico” si oppone Donald Trump, messia mandato da Dio per sconfiggere definitivamente il Male in terra. Egli guiderà una massiccia azione repressiva contro la cabala mondiale, i cui membri saranno infine sottoposti alla corte marziale. Il nome in codice di codesta metafisica purga, dove dovrà però scorrere vero sangue, è The Storm.
Questa la trama di fondo dell’intera, variegata, articolata e psicotica narrazione di Q (e di Q: Into the Storm). Narrazione che si modifica e si adatta a seconda degli eventi politici. E che, nonostante le innumerevoli cantonate (giustificate asserendo che talvolta ‘la disinformazione sia una necessità’!), trova sempre e comunque sponda nei suoi sostenitori, il cui numero cresce in modo strabiliante in nemmeno un anno.
Già nel giugno 2018 il Time lo inserisce tra le 25 persone più influenti in rete dell’anno.
Gli indizi di un prophetic insider da tastiera
I sostenitori della prima ora si sono nel frattempo fatti interpreti pubblici degli ermetici messaggi del profeta, che ama spargere indizi (drops), per incitare in tal modo una ricerca attiva da parte degli utenti. Una ricerca che trovi il modo di corroborare qualsiasi combinazione di numeri o parole apparse nei Q-post, abbinandola alle manifestazioni più impensate della realtà.
Molti messaggi di Q sono quindi accompagnati da stringhe di numeri e lettere (che alcune analisi hanno ipotizzato essere digitazioni assolutamente casuali), il che faceva incrementare esponenzialmente le ricerche di significati e corrispondenze. Facendo schizzare sempre più alle stelle il numero dei follower – e il numero dei believer (i credenti). La conseguenza è semplice: più vaghe sono le esternazioni di Q, più i suoi portavoce possono pindaricamente spaziare. Sognando ad occhi aperti e riscuotendo al contempo sempre più seguito. Divenendo così a loro volta piccole celebrità del web, come vediamo in Q: Into the Storm.
Ad esempio, una certa disposizione dello staff di Trump in posa per una foto, unendo i pollici da tutti alzati in segno di vittoria con un tratto immaginario, si formerebbe proprio il disegno della Q. E così via. Il mondo stesso non sarebbe che un immenso calderone di codici da decifrare per dare un senso alle digitazioni – assolutamente casuali – di questo prophetic insider da tastiera.
Q: Into the Storm, gioco di ruolo fin troppo reale
Da una parte il fenomeno QAnon, proprio per mezzo di questa continua stimolazione a cercare codici da decifrare, segna una significativa evoluzione nel rapporto tra gioco di ruolo in rete e realtà. I partecipanti si sentono coinvolti in prima persona in questa radicale reinterpretazione del tutto. Dall’altra, questa radicale riscrittura del reale diviene poco a poco – ma molto velocemente – una sacra scrittura, una bibbia in cui credere ciecamente, a discapito di qualsiasi ragionevole approccio all’ermeneutica geopolitica (o anche solo al buon senso di ogni giorno).
Di più, questo smascheramento velleitario non è solo una ricerca della verità fine a se stessa, ma è il preliminare ad una vera e propria rivoluzione che cambierà ogni cosa.
QAnon incarna un nuovo paradigma, una sorta di complottismo messianico capace di travolgere totalmente l’esistenza dei suoi cultori. Come in un culto di tipo religioso. Oppure, fatte le debite distinzioni, come in Scientology. Tanto che vi sono stati numerosi casi di rottura di rapporti con famiglia e amici, proprio a causa della sorda radicalizzazione degli individui in questione. E l’individuo in questione rimane convinto di poter dimostrare a tutti le proprie lungimiranti ragioni, a dispetto di tutto, in un futuro molto molto prossimo. Vive il presente nel martirio, perché a breve termine il paradiso verrà in terra, e tutti potranno vedere quanta ragione aveva…
Il futuro secondo Q (e il suo doppio)
Futuro che però, ahimè, non si è mai avverato. Così come la maggior parte delle cosiddette profezie di Q, che altro non sono che un’ordalia contro l’establishment democratico americano. Secondo il suo pensiero tutti i mezzi di informazione mainstream mentono. Mentre la verità è che Angela Merkel sarebbe la nipote di Adolf Hitler. Oppure che il leader nordcoreano sarebbe un fantoccio manovrato dalla CIA. Che Johnny Depp, Tom Hanks e Madonna debbano usare sangue di infanti per produrre l’adenocromo come elisir di giovinezza (il che sa di antica ‘accusa del sangue’ di sapore antisemita). Che la candeggina curi il Covid (come poi dirà anche Trump).
Lasciando da parte il tristemente celebre Pizza Gate, che voleva una pizzeria di Washington DC essere l’oscuro centro di traffico di minori per Clinton & company – il che spinse un pazzo a presentarsi nel ristorante armato fino ai denti, alla ricerca del famoso scantinato in cui sarebbero stati rinchiusi i bambini…
Questa acrobatica orgia di teorie del complotto non era né inedita né originale, essendo naturalmente già da tempo presente e attiva nei forum del sito 4chan. L’abbandono di 4chan da parte di Q e il suo successivo trasloco in 8chan – altro sito ospitante forum estremisti – ha segnato un duplice risultato: da una parte il sospetto (di pochissimi) che il brand Q fosse stato in qualche modo manipolato, e che fosse una persona diversa ora a scrivere (un’analisi stilometrica dei messaggi rivela che dietro Q probabilmente vi siano stati almeno due diversi autori in due diversi periodi di tempo).
Trump & Q (into the storm)
Dall’altra l’interesse al fenomeno da parte della stampa mainstream, vista la preoccupante ascendenza di queste profezie, tra l’insulso e l’incompiuto, sulla gente reale (everyday people). E nel luglio 2018, ad un comizio di Trump in quel di Tampa, una nutrita presenza di sostenitori di Q non passa certo inosservata a stampa e televisione.
E questo, come si vede anche in Q: Into the Storm, segna l’inizio della relazione adulterina tra Donald e il profeta senza nome. O anche: tra Q e il resto del mondo. In Russia, of course, dove media e social hanno da subito dato ampio spazio e credibilità alle suddette teorie. E poi, con l’aiuto della pandemia, in tutta Europa. In particolare in Germania, dove un nutrito gruppo di seguaci sperava Trump potesse restaurare il Reich. E poi in Gran Bretagna, in Canada, in Sud America…
Negli USA, invece, mentre l’FBI identificava l’attività di Q come minaccia di terrorismo interno, il presidente Trump continuava sfacciatamente ad eludere la questione. Ancora nel 2020 afferma di non saperne molto del movimento “a parte il fatto di capire che gli piaccio molto, cosa che apprezzo”. Poco dopo, incalzato dalla domanda sul suo eventuale ruolo contro una cabala di pedofili satanisti, risponde: “Non ne so niente… ma dovrebbe essere una cosa cattiva o una cosa buona?”. In realtà l’ex presidente dai capelli arancioni aveva furbescamente ritwittato più di 200 volte messaggi relativi a QAnon. E quasi altrettante volte menzionato account di affiliati.
A scanso di equivoci, parliamo di un presidente che, prima ancora di candidarsi, contestava la cittadinanza americana di Obama, “e che una volta in carica ha fatto della menzogna (twittata o affidata ai portavoce) il cardine della propria amministrazione” (L. Celada, Il Manifesto, 08/08/18).
La vergogna di The Storm (who’s Q, by the way?)
Dopo aver più volte modificato previsioni, date, periodi e addirittura obiettivi di The Storm, avendo ormai raggiunto un numero incredibile di adepti, il tutto è stato convogliato in un unico fatale appuntamento: 6 gennaio 2021, Washington DC, nei pressi del Campidoglio.
La folla che reclamava la presidenza Trump, a causa delle elezioni “rubate” da Joe Biden, era ormai un tutt’uno con i seguaci di Q: erano diventati la stessa cosa. Il vergognoso e luttuoso epilogo è noto a tutti. Ed è anche il punto di arrivo di Q: Into the Storm.
L’8 gennaio Twitter cancella tutti gli account relativi alla condivisione di contenuti di QAnon. L’anno prima (luglio 2020), Twitter aveva annunciato la decisione di cancellare migliaia di account correlati a QAnon “a causa dell’intensificazione coordinata di fake news e teorie del complotto”. Anche l’ex presidente Trump verrà da Twitter bannato in toto. Circa due anni prima (agosto 2019), in seguito alla sparatoria di El Paso, esaltata su 8chan, il sito viene chiuso. Riapre qualche mese dopo, cambiando nome e diventando 8kun, nuova esclusiva sede di Q e dei suoi follower.
Q era davvero un ufficiale dell’intelligence militare? O un insider dell’amministrazione Trump? Oppure era lo stesso Trump (come credevano in molti)? O Steve Bannon, lo stratega sovranista, che in Italia cercava di fondare una scuola elitaria per futuri leader populisti? Forse Michael Flynn, il generale in pensione che ambiva a guidare un esercito digitale? C’entra qualcosa il collettivo italiano Wu Ming (ex Luther Blissett), autore nel ’99 di un romanzo intitolato proprio – Q?
Oltre realtà e finzione: Q (after the storm)
Oppure Q va cercato da tutt’altra parte, per essere più precisi dalla parte di 8chan – la mostruosa realtà digitale che più di tutte ha reso possibile questa follia sfociata in atrocità? Cullen Hoback in Q: Into the Storm segue tutte le piste, concentrando intuitivamente gli sforzi attorno a quest’ultima traccia. Seguendo per anni le complesse personalità di Fredrick Brennan (creatore del sito), Jim Watkins (proprietario) e suo figlio Ron (il famoso CodeMonkey – amministratore), e documentandone le difficili dinamiche, arriva infine ad una brillante soluzione del giallo…
Oggi il gioco di QAnon è terminato. Niente più enigmatici drops da collegare ai deliranti tweet di Trump. Niente più cabala satanista da smascherare, facendo la Storia dal proprio computer in salotto. E niente più inversione tra fatti e finzione, niente più sovversione… almeno per ora.
Rimane ad ogni modo la sensazione di aver assistito, a distanza, ad un grandioso e bizzarro fenomeno sociologico le cui conseguenze hanno modificato irreversibilmente l’America, l’Occidente e forse il mondo tutto. Potere della connessione. Rimane altresì una vergognosa scia di sangue, a dimostrazione di quanto sia oramai inestricabile il nodo gorgiano tra realtà e finzione.
E rimangono altre conseguenze reali. A partire dall’ingresso nel Parlamento americano di simpatizzanti e fiancheggiatori del movimento. E da un’ulteriore radicalizzazione del dibattito pubblico.
“Sai, ho fatto per anni queste cose prima, ma mai come Q… Mai come Q… Giuro. Non sono Q e non lo sono mai stato. […] E comunque abbiamo dato il massimo. Ora dobbiamo tenere il mento alzato e tornare alle nostre vite come meglio possiamo.”
Realtà, finzione, follia: un cocktail al centro anche di Tiger King. Leggi la nostra riflessione.