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Prison Break: prima esplosiva, poi ripetitiva alla noia | 2 voci, 1 serie
Prison Break, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella
Nel corso degli anni Prison Break è diventata una sorta di saga. Inizialmente messa in onda per quattro stagioni su Fox (2005-09), nel 2009 vanta anche l’uscita di un lungometraggio (Prison Break: the Final Break). Non contenti, nel 2017 – quindi ben otto anni dopo! – viene distribuita una quinta stagione revival. Il film essendo composto da due episodi, in origine pensati in coda a S4, il totale è di 90 puntate.
E ora sono tornati a farsi sentire i rumor su una possibile, forse imminente, sesta stagione (anche se non è chiaro se invece si tratterà di un reboot, una ripartenza del franchise)…
E pensare che in principio l’idea di Paul Scheuring venne scartata da diversi canali! Poi, il successo in quegli anni di serie audaci e innovative come Lost o ancor più 24 (altra produzione Fox) convinse l’emittente a dare una possibilità al progetto Prison Break. Che non avrebbe però dovuto contemplare più di 13 episodi. Il notevole successo di questo ‘escape drama‘ ad altissimo tasso di adrenalina portò la produzione a raddoppiare il numero delle puntate. Seguite dal franchise di cui sopra. Talmente popolare da essere oggi disponibile su tutte le piattaforme maggiori, da Netflix a Prime Video a Disney+.
“2 voci, 1 serie”: dialoghi sulle cose che ci piacciono, o ci interessano, nel podcast di Mondoserie.
La storia di Prison Break
Micheal Scofield (Wentworth Miller – Dr. House) vuole a tutti i costi salvare il fratello Lincoln (Dominic Purcell – Legends of Tomorrow) dalla sedia elettrica. Convinto della sua innocenza – Lincoln è accusato di aver assassinato il fratello del vicepresidente degli Stati Uniti – Michael, che è un geniale ingegnere strutturale, non vede altro modo che farlo evadere dal carcere di Fox River, vicino Chicago.
Avendo la sua società seguito i lavori di ristrutturazione del carcere, Scofield elabora un piano di fuga complesso e articolatissimo. I cui dettagli sono nascosti all’interno di un gigantesco tatuaggio che ricopre la parte superiore del suo corpo (e che diviene l’icona visiva della serie). Michael si fa dunque arrestare per entrare in prigione e dare esecuzione al piano. Gli servirà l’aiuto di altri detenuti di Fox River.
Si forma una inusuale banda, con galeotti che vanno dal mafioso Abruzzi (Peter Stormare – American Gods) al maniaco sessuale psicopatico T-Bag (Robert Knepper – Twin Peaks 3). Questa la trama della prima stagione: decisamente la migliore. Le successive vedono un alternarsi dei fuggitivi in giro per gli USA, mentre cercano di smascherare un complotto antigovernativo senza precedenti (S2 e S4), e di altre sempre più pericolose e surreali evasioni da compiere (S3, il film e S5).
Complotti, evasioni e contenuti
Come discutiamo nel podcast, Prison Break parte con il botto, per così dire, conquistando da subito pubblico e critica. La prima stagione è considerata un capolavoro del genere thriller. Poi purtroppo, già a partire dalla seconda stagione, l’incredibile tensione iniziale si sgonfia e la struttura narrativa inizia a diventare ripetitiva. Si passa dall’evasione al complotto da smascherare, senza soluzione di continuità, perdendo però sempre più coerenza e credibilità.
Per i contenuti Prison Break è uno show che esplora le prigioni fisiche e mentali, con un forte sottotesto sul sistema carcerario americano e sui complessi meccanismi del potere e della corruzione. La fuga diventa una metafora di liberazione personale e sociale, riflettendo il desiderio umano di superare i limiti imposti dalla società e dal destino.
La serie si inserisce a pieno titolo nel filone paranoico e complottistico del “Dark Power” esplorato tante volte da Mondoserie, con il suo misto di cospirazioni governative, poteri occulti, cinismo, contro cui l’individuo – in particolare il cittadino “medio” – deve lottare disperatamente per evitare di essere stritolato.
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