Appassionati di RuPaul’s Drag Race (show che abbiamo approfondito qui), LGBTQ+ performance community o semplicemente sostenitori del divertimento, della moda e dei travestimenti, non potete perdervi Pose.
Scritta da Steven Canals e prodotta dal potente duo Ryan Murphy / Brad Falchuk, anche co-creatori con Canals, Pose (3 stagioni) ci racconta la vita quotidiana di un gruppo di trans e omosessuali nella scintillante e violenta New York di fine anni ‘80.
Andata in onda tra il 2018 e il 2021 (su Netflix Italia si è conclusa a fine settembre), la serie ha rivoluzionato in parte la storia del piccolo schermo. Non si era mai visto un cast composto quasi totalmente da attori transgender e appartenenti alla comunità LGBTQ di origine afro-latino americana.
Di cosa parla Pose?
Pose ci trasporta nel mondo underground della “Ball culture” degli anni ‘80, un universo ignoto ai più, nel quale però, fin dal primo episodio, ci sentiamo perfettamente a casa.
La Ball culture si è sviluppata a New York e negli Stati Uniti in contrapposizione alle discoteche e locali Gay Drag riservati esclusivamente ai bianchi, o dove le comunità afro latine venivano messe in un angolo.
La serie ci immerge subito nel cuore pulsante dei Ball facendoci incontrare i suoi protagonisti. Pray Tell (lo strepitoso Billy Porter che per questo ruolo ha vinto un Emmy come miglior attore) è il “maestro di cerimonie” delle serate dei Ball, dove varie famiglie di Trans e Drag Queen si scontrano sera dopo sera, in performance e sfilate in vari costumi e “pose”, cercando di portare a casa il trofeo più grande.
Nonostante l’argomento e l’ambientazione siano decisamente specifici, Pose ha sedotto il grande pubblico imponendosi come modello di diversità.
Nel primo episodio Damon, un adolescente che vuole diventare danzatore, annuncia al padre di essere gay. In pochi minuti i genitori lo mettono alla porta senza tante cerimonie.
Damon scappa a New York e dorme a Central Park, esibendosi per strada durante il giorno in danze sfrenate. Viene salvato da Blanca, una trans che ha appena scoperto di essere sieropositiva e vuole aprire la sua “casa” per aiutare più ragazzi possibile prima che l’HIV abbia il sopravvento.
La Ball culture, bastione e rifugio per omosessuali e trans
In quel periodo storico tante persone omosessuali, provenienti da famiglie afrolatine molto religiose, venivano cacciate di casa ritrovandosi per strada. Spesso raggiungevano delle comunità LGBTQ, chiamate famiglie, formate da “madri” e “padri” che si occupavano dei loro “figli” dando loro un tetto e insegnando a competere nei Ball. Come racconta qui Mj Rodriguez, l’interprete di Blanca.
Secondo il creatore di Pose, Steven Canals, la serie parla soprattutto di questo: di famiglia e di amore.
Se vi ci addentrate resterete davvero sorpresi da quanto rispetto per la vita emerga da queste comunità decisamente ai margini.
La “madre” in genere si prostituisce o fa ogni tipo di lavoro per permettere ai “figli” di concentrarsi sulle loro qualità e trovare una strada nella vita. Non solo competere nei Ball, ma studiare, fare carriera nel mondo dello spettacolo. Una “madre” o un “padre” chiedono in cambio solo una cosa ai loro “figli”: gloria ed onore della casata nelle serate dove si vincono i trofei per le migliori performance di travestimento e danza.
Può sembrarci surreale, ma per decenni la Ball culture ha tenuto in vita centinaia di “famiglie” dando loro un’identità e un centro dove riunirsi, incontrarsi, competere e infine certamente aiutarsi.
La serie si concentra inoltre sul tristissimo periodo dell’epidemia dell’HIV a fine anni ‘80, particolarmente violento negli ambienti LGBTQ. Che vennero quasi abbandonati a loro stessi, nell’assurda convinzione che fosse una malattia mandata dalla Provvidenza per colpire gli omosessuali.
Pose: tre stagioni mai banali, e attori formidabili
Soap opera, drama e al contempo show comico, Pose alterna gioie e dolori senza scadere mai nel superfluo, nonostante una terza stagione decisamente tendente al sentimentalismo.
Sono gli attori a rendere questa serie davvero speciale. Quasi tutti rispecchiano il loro personaggi.
La divina Elektra, la grande Madre crudele e misericordiosa al contempo, è interpretata da una formidabile Dominique Jackson, attrice e modella di Trinidad che nella vita ha battuto molte strade. Esiliata dalla sua famiglia ha praticato la prostituzione prima di raggiungere il mondo delle ‘case’ e dei Ball e diventare infine attrice e modella.
Un destino simile per Indya Moore, che nella serie interpreta Angel, una delle prime modelle trans degli anni ‘80. Indya, cacciata di casa e bullizzata a scuola per la sua transessualità, ha lasciato gli studi per diventare modella a 14 anni dove ha avuto subito la fortuna di lavorare per Dior e Gucci e da allora la sua carriera è in ascesa: è stata considerata dal Times una delle persone più influenti del 2019.
Tutti gli attori di Pose hanno un passato che ha loro permesso di identificarsi con il proprio personaggio. Billy Porter ha dichiarato recentemente in uno show televisivo di essere sieropositivo dal 2007.
Il sogno di crearsi da soli
Chiudiamo questo approfondimento con la singolare storia di Angelica Ross (Candy nella serie). Angelica ha un passato tormentato che ha saputo trasformare in una vita unica.
“Quando nel 1998 ho detto a mia madre che ero gay, lei mi ha risposto che mi conveniva suicidarmi, altrimenti si sarebbe suicidata lei, dato che non poteva avere qualcuno come me come figlia”.
Angelica se ne va di casa, diventa escort, poi modella. Nel frattempo continua gli studi per diventare web manager. Nel 2014 fonda l’impresa TransTech a Chicago. Un’azienda di creative design oggi di successo che vede tra i propri dipendenti molti giovani transessuali che ancora ai nostri giorni faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro. Ross accosta la sua attività di manager a quella di attrice apparendo in numerosi film e serie televisive (tra cui American Horror Story, anch’essa creata e prodotta dal duo Ryan Murphy / Brad Falchuk).
Come dice Lulu Abundance (una trans della casa di Elektra):
“Quanto siamo fortunate! Ci siamo create da sole.”
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