Poirot (in originale: Agatha Christie’s Poirot) è la storica serie televisiva britannica di 71 episodi incentrati su Hercule Poirot, il celeberrimo detective nato dalla penna di Agatha Christie. Andata originariamente in onda sulla BBC dal 1989 al 2013 per tredici stagioni, la serie (a cui abbiamo dedicato anche un podcast) si divide in episodi di 52 minuti, basati sui racconti brevi, e episodi di 1 ora e 44 minuti, ispirati ai romanzi.
In Italia viene inizialmente data su Rete 4, per passare a Fox Crime e infine a Diva Universal. Dal maggio 2021 è riapprodata in replica sul canale digitale Top Crime, dove è tuttora lo show di punta del sabato sera! On demand è al momento parzialmente disponibile su Prime Video. Ma tutti gli episodi si possono attualmente trovare anche su YouTube.
Poirot è indubbiamente un classico. Ovvero una di quelle serie che sembra senza tempo, a cui tutti prima o poi capita di dare anche solo un’occhiata. Tutti conoscono innanzitutto Hercule Poirot. Innumerevoli sono state le trasposizioni cinematografiche: l’ultima, in ordine di tempo, è il pregevole trittico proposto da Kenneth Branagh (Assassinio sull’Orient Express 2017, Assassinio sul Nilo 2022, Assassinio a Venezia 2023, nelle vesti di regista e interprete). Ma l’interpretazione di David Suchet – attore protagonista della serie per 24 anni – è sublime e impareggiabile. In lui ritroviamo la familiare passione di Poirot per l’ordine, il rigore e la simmetria. E quella sua compassione, che talvolta sembra rasentare il disprezzo, per tutto ciò che è troppo umano. Ovvero per tutto ciò che è irrazionale.
Poirot ha sempre ragione
La serie è una trasposizione piuttosto fedele dell’opera di Agatha Christie, la scrittrice inglese più tradotta al mondo dopo Shakespeare e fino a non molto tempo fa la più venduta, dopo l’autore della Bibbia. Romanzi e racconti della Christie su Poirot sono assolutamente fruibili senza bisogno di essere letti dall’inizio alla fine, sebbene seguano cronologicamente l’intera parabola della carriera del detective. Inizio che coincide con The Mysterious Affair at Styles (1920), per poi proseguire negli anni con opere come Assassinio sull’Orient Express (1933) – dove Poirot si trova in un dilemma morale senza precedenti – e Morte sul Nilo (1937), questi i titoli più noti, e chiudersi in Curtain (1975), con la morte dell’ormai vecchio Hercule.
Il detective privato di origine belga Hercule Poirot, trasferitosi a Londra – dove è ambientata gran parte delle storie – è un buffo e stravagante ometto di forma vagamente ovale, sempre impeccabilmente elegante, assieme ai suoi bizzarri baffi neri e incerati. La sua silhouette è unica, oltre che per l’immancabile presenza di bastone e cappello, per la sua distintiva posa, che prevede un braccio dietro la schiena e un procedere a piccoli passi veloci, nervosi e misurati.
Superbo e singolare, Poirot vanta intuizione psicologica e intelligenza analitica straordinarie. E non si fa alcun problema ad esibire questa sua soverchiante superiorità: lui ha sempre ragione. Questo particolare aspetto della sua personalità, il suo essere straniero e le sue origini tutto sommato plebee, lo rendono una sorta di outsider sociale. Poirot non appartiene all’alta società inglese, ma questa ha bisogno delle sue doti e della sua implacabile lucidità per riportare l’ordine dovunque il caos abbia avuto temporaneamente la meglio. Ovvero, più prosaicamente, per risolvere delitti e misteri di suddetta società.
Una cura estrema, dalle ambientazioni ai personaggi
L’ambientazione di questa serie è dunque l’Inghilterra antecedente la Seconda Guerra Mondiale (metà anni ‘30), mentre i libri della Christie sono ambientati seguendo un arco temporale decisamente più lungo, che va dalla Prima Guerra Mondiale al Dopoguerra. Vi saranno comunque, nel corso delle puntate, repentini cambi di scenario – dal Belgio all’Egitto – secondo la dislocazione geografica delle storie originali. Estrema la cura riservata alle scenografie, e a qualsiasi altro dettaglio: dalle automobili ai vestiti e alle acconciature. Dagli hotel ai ristoranti, passando per i due appartamenti di Hercule, architetture e decorazioni, forme e colori esprimono a pieno il fascino e l’eleganza di quell’epoca, animata dall’Art Deco.
Immancabili compagni di viaggio nelle avventure di Poirot sono il capitano Hastings (Hugh Fraser), l’ispettore capo Japp (Philip Jackson) e la segretaria Miss Felicity Lemon (Pauline Moran). Nelle ultime stagioni subentreranno l’amica scrittrice di gialli Ariadne Oliver (Zoë Wanamaker) e il maggiordomo George (David Yelland).
Hastings è il fantastico Watson, di cui il nostro Poirot abbisogna spesso e volentieri sia per le commissioni pratiche sia per poter dare spettacolo delle sue brillanti deduzioni, dato che il capitano è persona squisita ma anche squisitamente idiota (rimandiamo per questo argomento al podcast Vorrei essere Hastings). L’ispettore capo è uomo burbero e pragmatico; la segretaria, una gentile e amabile zitella. Tutte le interpretazioni sono impeccabili – impeccabili poiché basate su caratteri romanzeschi e non su un inutile realismo. Miss Oliver è l’intenzionale ironico alter ego della scrittrice inglese. Del maggiordomo diremo invece che è solo un maggiordomo e che non è colpevole di alcun delitto.
Hercule Poirot e Sherlock Holmes: debiti e differenze
Pare la Christe abbia basato la creazione del suo mitico protagonista sull’osservazione dei rifugiati belgi della Prima Guerra Mondiale in Inghilterra, per dargli un corpo. L’anima viene invece indubbiamente da Sherlock Holmes, creatura letteraria capostipite nel mondo dei detective (qui abbiamo scritto sulla crisi del detective classico). Infatti la giovane Agatha Christie durante la grande guerra lavorò in ospedale come infermiera volontaria (dove apprese molte nozioni su farmaci e veleni che in seguito le tornarono assai utili). Pare che nei momenti di pausa leggesse i romanzi lasciati lì dai degenti e che i gialli di Conan Doyle andassero allora per la maggiore. Scommettendo con la sorella si cimentò nell’impresa di creare un personaggio all’altezza dell’acume logico di Sherlock: questa sarebbe l’origine di Hercule e delle sue celeberrime celluline grigie.
“Ho sempre ragione. Succede tanto invariabilmente che me ne stupisco io stesso.” Poirot non è solo incredibilmente intelligente: come Holmes, lo è al limite dell’essere insopportabile. Soprattutto per colpevoli e sospettati, per i quali è, nella migliore delle ipotesi, il ‘ficcanaso francese’ (al che lui immancabilmente obietta con stizza d’essere belga). Talvolta è invece il ‘buffo damerino’ o anche ‘l’orrido ranocchio’.
Perché, se con Sherlock Holmes condivide l’essere solitariamente geniale, a differenza di questi Poirot, come dicevamo più su, è uno straniero. Lo è innanzitutto perché non è cittadino britannico. In secondo luogo perché non è né ricco né aristocratico, pur frequentando quasi esclusivamente famiglie nobili in decadenza o arroganti parvenu dell’alta borghesia.
Poirot: riportare ordine in un mondo corrotto
La stessa Christie nacque in una famiglia benestante e trascorse, tra alti e bassi, un’esistenza agiata: il mondo che descrive è dunque un mondo esclusivo fatto di lussi e opulenza. Un mondo pieno di eredità e ovviamente di ereditieri. Pieno di primogeniti debosciati e di vecchi uomini d’affari senza scrupolo alcuno. Pieno di fanciulle infelici (non potendo sposare il proprio giovane amato, solitamente squattrinato) e di vedove ambigue e morfinomani.
Un mondo affascinante e corrotto, pieno di convenzioni e buone maniere, di cene galanti e feste con champagne, immense tenute di campagna e oscuri testamenti redatti in molteplice versione. In questo mondo di decadenza ed oscura bellezza si muove con sofisticata eleganza il buffo ometto dai ‘magnifici baffi’ e dalla testa a ‘forma d’uovo’, e ovunque vada avviene – ça va sans dire – un omicidio.
L’omicidio è una sfida alla quale lui non può resistere, in un’epoca in cui non esistono videocamere o analisi del DNA, o in cui coesistono progressi della scienza e sedute spiritiche. Un’epoca in cui credere fervidamente e cristianamente in Dio (come fa lo stesso Hercule) non ha nulla a che fare con la pragmatica e materiale interpretazione dei fatti. Un’epoca sfarzosa e talmente asservita ai propri stessi costumi, da essere prossima ai totalitarismi che la porteranno al nuovo conflitto mondiale. In questa epoca contraddittoria Poirot cerca di portare ordine nel mondo risolvendo questi elaborati e intricati delitti. Perché la classe abbiente ha sia i mezzi sia l’intelligenza per architettare complesse e delittuose messinscene. Ecco che l’assassinio si trasforma allora in una vera e propria provocazione per il detective. Che in più di un’occasione viene letteralmente sfidato a risolvere il puzzle creato dall’autore del delitto.
Lo straniero Poirot e il nostro bisogno di ragione
E qui il personaggio di Poirot, come si può intuire da quanto scritto prima, si fa addirittura metafisico. Con il suo essere grottesco e straniero agli occhi degli altri, il suo parossistico bisogno di ordine e simmetria, la sua capacità di gettare luce – ovvero di dare significato – nell’enigmatico e macabro buio che è il cuore degli esseri umani. Non a caso lui affianca alla sue abilità deduttive l’uso della pura psicologia. Tutto questo in fondo appartiene ad ognuno di noi.
Poirot è una metafora del nostro bisogno di interpretare e dare un senso all’esistenza, intimamente connesso al timore di non essere accettati, di sentirci cioè stranieri. Di avere un’opinione che vada contro il senso comune. E per concludere, in questa metafora che ci lega al detective belga, vi è anche l’innata superbia che ognuno di noi si porta segretamente dentro, chi più chi meno: la convinzione di vedere sempre le cose nel modo giusto, a differenza degli altri. Ovvero di avere sempre ragione.
Possibile che tutto questo non sia contenuto nell’opera di Agatha Christie e che sia invece frutto di una mia poirotiana allucinazione? Possibile, certo. Fatto sta che la scrittrice, come si diceva più su, è tra le più lette e tradotte al mondo. A ciascuno dunque la sua – interpretazione. Fermo restando che l’Hercule Poirot protagonista dell’omonima serie è da considerarsi la versione più accurata e la più vicina all’eroe dei libri. Secondo lo stesso attore, Rosalind Hicks – figlia della Christie – gli aveva detto di essere sicura della benedizione materna.
Suchet, Ustinov, Branagh, Malkovich: i volti di Poirot
Altra bizzarria: David Suchet aveva già recitato in un film su Poirot del 1985 (Agatha Christie: 13 a tavola, diretto da Lou Antonio). Ma non nelle vesti dell’investigatore, interpretato allora da Peter Ustinov, bensì in quelle dell’ispettore capo Japp (caratterizzato da una bulimia fuori controllo). Restando in tema, oltre ai già citati lungometraggi di Kenneth Branagh, menzioniamo la miniserie Agatha Christie – La serie infernale (2018, protagonista John Malkovich), una commovente riflessione sulla vecchiaia del detective belga.
Dato che parliamo di attori, vale la pena ricordare il passaggio, nelle diverse puntate della serie Poirot, di molti volti noti del piccolo schermo e non solo: ad esempio Emily Blunt (Oppenheimer) E3 S9; Michael Fassbender (Alien: Covenant) E3 S10; Elliot Gould (Ray Donovan) E1 S10; Tim Curry (Monk) E4 S11; Greta Scacchi (Bodies) E1 S13… Per proseguire con Joely Richardson (Nip/Tuck) E10 S1; Peter Capaldi (Doctor Who) E4 S3; Sean Pertwee (Gotham) E9 S1; Damien Lewis (Billions) E2 S6; Aidan Gillen (Il trono di spade) E1 S9; Toby Stephens (Black Sails) E1 S9; John Hannah (Spartacus) E4 S11; Toby Jones (Wayward Pines) E4 S12; Iain Glen (Jack Taylor) E1 S13…
Questo lungo e macchinoso elenco è a testimoniare la qualità di una produzione squisitamente british troppo spesso sottovalutata, caratterizzata da una raffinata lentezza che poco ha da spartire con l’odierna velocità a valanga in voga nella serialità poliziesca. Agatha Christie’s Poirot è quindi una serie d’epoca fuori dal tempo. Davanti a questa affermazione l’amato Poirot si sarebbe limitato a sorridere, impercettibilmente e amabilmente, sotto i suoi magnifici e buffi baffi.
Sipario.
Sipario è anche il titolo dell’ultimissimo splendido episodio, candidato agli Emmy Awards 2015 per la categoria ‘Miglior film per la televisione’. Di cui vediamo qui il trailer italiano: