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Pistol: agnelli sacrificali sull’altare dello show business | 5 minuti 1 serie
Pistol, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
La sezione Star di Disney+ a settembre 2022 ha proposto una miniserie sui Sex Pistols: chiamata, con non grande sforzo immaginativo, Pistol. 6 puntate della durata approssimativa tra i 45 e 56 minuti, dirette da Danny Boyle, il regista che quasi trent’anni fa ci regalò Trainspotting. Oggi come allora Boyle ci racconta una storia di giovani la cui unica strada percorribile pare quella dell’auto-annientamento.
“5 minuti 1 serie” è il format del podcast di Mondoserie che racconta appunto una serie in poco più di cinque minuti (o meno di dieci!). Senza fronzoli, dritti al punto.
https://www.youtube.com/watch?v=9KhxwG0eCiE
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Il nichilismo di una generazione arrabbiata
Stilisticamente Pistol è un’opera ragguardevole. Con una regia sapiente, frammentata. Con una fotografia sporca che si fonde e si confonde con il materiale di repertorio. Una serie che, oltre a narrare le vicende dei Pistols, cerca di spiegare i motivi della rabbia profonda che animava i ragazzi inglesi di quegli anni.
Una nazione squassata dalla crisi economica, che non dava ai giovani una ragione per credere nel futuro. Una generazione arrabbiata che aveva assistito al fallimento degli ideali degli anni ‘60, che ora si rifugia nella contestazione e nel nichilismo.
Contemporaneamente con Pistol Boyle crea un biopic che non si fa problemi a mettere sul piatto il proprio punto di vista. Mostrando i componenti della celebre band punk come agnelli sacrificali sull’altare dello show business.
Dalla realtá alla finzione, i protagonisti di un’era
Thomas Brodie-Sangster è Malcolm McLaren: il personaggio più ambiguo della serie, un po’ imprenditore un po’ bucaniere che sull’anticonformismo fonda il proprio brand.
Per i Pistols è un padre, un mentore ma allo stesso tempo un cinico manipolatore e sfruttatore.
Talulah Riley è Vivienne Westwood: icona assoluta della moda legata al mondo del rock, regina dell’anticonformismo, assieme all’allora compagno Malcolm McLaren cura il look della band. Nella Londra degli anni ‘70 il suo negozio di vestiti SEX è il catalizzatore della nuova cultura Punk.
Toby Wallace è Steve “Cutie” Jones: giovane ribelle con molto talento per il furto e nessuno per la musica, fa di tutto pur di diventare una rock star. La sua estrazione operaia e un sistematico rifiuto di ogni aspetto della tradizionale società inglese fanno di Jones un perfetto rappresentante della nuova carica eversiva dei giovani inglesi.
Sydney Chandler è Chrissie Hynde: lead singers dei The Pretenders e ingiustamente personaggio minore della storia del Rock. Amica del gruppo, rappresenta una concezione della musica legata alla melodia, al canto, ai contenuti che non si sposa con l’estetica puramente provocatoria di Malcolm e dei suoi ragazzi.
Anson Boon è Johnny Rotten: antipatico, sporco e repellente, Johnny Lydon è l’anti frontman per eccellenza. Subito appellato Johnny Rotten, il marcio, per via della dentatura orrenda. È l’artista che cerca integrità in tutto quello che crea, anche a costo di inimicizie e isolamento.
Louis Partridge è Sid Vicious: il paragone con la superba performance di Gary Oldman nel mitico film di Alex Cox Sid e Nancy del 1983 avrebbe potuto stendere chiunque. Intelligentemente il suo interprete e il regista Danny Boyle trasformano il povero Sid da icona dell’autodistruzione a carne da macello dell’Industria discografica.
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