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Pinocchio di Guillermo del Toro: la fiaba cambia, la morale resta | Animazione
Pinocchio, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Una delle sorprese più piacevoli proposte da Netflix nell’inverno 2022 è il Pinocchio di Guillermo del Toro. Lungometraggio realizzato in animazione manuale a passo uno che tradendo la storia originale scritta da Carlo Collodi in realtà ne rinverdisce lo spirito. Adattandolo ai tempi attuali.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
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La morale pedagogica di Pinocchio
Dagli espliciti precetti di Plutarco, passando per le fiabe di Esopo e Fedro fino a La Fontaine o i fratelli Grimm, la letteratura si è spesso messa al servizio dell’ordine morale e dell’educazione. Insegnando a migliaia di generazioni cosa si potesse e cosa non si dovesse fare. Il Pinocchio di Collodi rappresenta la somma di tutto questo.
Un burattino ingenuo, svogliato, fanfarone, disobbediente e immaturo, il prototipo del ragazzino da disciplinare, del virgulto in crescita da raddrizzare, anche con le maniere forti. Il libro parla ai bambini, per metterli in guardia dalle conseguenze del loro comportamento inadeguato, in un crescendo di punizioni terribili.
Non solo. L’accettazione di Pinocchio in società nella fiaba classica passa in primis dalla autocoscienza del pupazzo di essere un sub-umano. Il discolo delinquentello e fanfarone non può definirsi un bambino vero. Perché colui che vive di avventura e fortune alterne non è altro che un pupazzo nelle mani del destino. L’autodeterminazione avviene tramite lo studio, sembra dire Collodi, tramite l’accettazione delle regole sociali, tramite la penitenza nel ventre del pesce.
Tecnica desueta, design retrò, morale moderna
Guillermo del Toro mette la fiaba al servizio della sua poetica. E cambia lo svolgimento dei fatti per non perderne il valore etico e morale. La cautionary tale diventa così una storia di confronto generazionale, di sfida al potere e al sentire comune. Un racconto sulla delicatezza dell’innocenza e della responsabilità dei genitori nel percorso di crescita dei figli. Questa fiaba è un inno al libero pensiero, moderato dal rispetto ma non timoroso né succube.
Il tutto incorniciato da uno stile che vuole il regista messicano come l’unico possibile erede dell’estetica “Freak” che negli anni ‘90 aveva sancito il genio di Tim Burton. Grazie a un cast di doppiatori d’eccezione e l’utilizzo dei migliori animatori guidati dallo storico Henson’s Studio (I Muppets, Labyrinth, The Dark Crystal), Del Toro confeziona una perla destinata a restare nella storia dell’animazione.
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