Tommy Shelby era entrato in scena su un cavallo nero e se ne va su uno bianco, per lui c’è speranza. Nessuno sa dove sta andando, ma presto ci sarà un film, e così la storia continuerà.
Sono le parole di Anthony Byrne, il regista di Peaky Blinders (6 stagioni su Netflix) al New York Times. Insomma, la sesta e ultima stagione, attesissima per anni da tutti i fan della serie culto, ci lascia sospesi. Dovremo andare al cinema per capire che fine hanno fatto Tommy e la sua banda di gypsie assurti al potere in una Birmingham della prima metà del ‘900. E sulla quale avevamo già scritto più ampiamente qui, raccontando i punti di forza di questa serie meravigliosa.
Dicevamo: non siamo ancora arrivati alla fine. Si prevede infatti l’uscita di un ultimo lungometraggio sulla Famiglia Shelby, ambientato negli anni ‘40. Il proposito del creatore della serie, Steven Knight (Taboo) è quello di portare lo spettatore a cavallo tra le due guerre mondiali, narrando la storia politica del secolo scorso. E la stagione 6 chiaramente non è bastata a spiegare tutto, nonostante il promettente inizio.
“Ci sarà una guerra in questa famiglia. Uno di voi morirà”. La voce di zia Polly (la compianta Helen McCrory), che emerge dall’oltretomba, riecheggia lungo l’arco di tutta l’ultima stagione, dipingendo a tinte fosche l’autunno di questa serie.
Una sesta stagione non all’altezza delle nostre (molte) attese
Nella sesta stagione di Peaky Blinders ritroviamo Tommy Shelby (Cillian Murphy). Scuro in volto e astemio (no more whisky no more Tommy, dirà sua moglie). Diviso tra un promettente commercio di alcolici in un’America libera dal proibizionismo e il suo dominio in un’Inghilterra prossima al nazionalismo.
Eravamo rimasti tre anni fa ad una folgorante ascesa del Nazismo con loschi personaggi che Tommy non esita a frequentare. E durante tutta la stagione finale avremmo voluto vedere di più, tuffarci nel ritmo violento, criminale che ha fatto di Peaky Blinders una delle serie più amate al mondo.
Invece i sei episodi di chiusura sono imprigionati in un’estetica ridondante, e tutti gli – straordinari – attori secondari vengono spesso schiacciati da lunghi silenzi e scene a rallentatore. In cui la tanto amata violenza dello show viene meno, lasciando il posto ad un’epica non del tutto convincente.
Certo, Peaky Blinders è la storia di Tommy Shelby e della sua ascesa, da piccolo criminale a politico internazionale. E non una semplice gangster story. La brutalità delle altre stagioni tuttavia aiutava non poco a rendere interessante questa figura interpretata da Cillian Murphy. Che miracolosamente sostiene anche questa (penultima) prova d’attore, nonostante l’enorme peso che deve portare per tutti i 6 episodi.
Si aspettava con fervore il grande ritorno di Alfie Solomon (Tom Hardy), ridotto invece ad un paio di scene dove la potenza dell’attore è incastrata in qualche battuta frettolosa. E i “fratelli” Ada e Arthur vengono relegati a figure di controcampo, svuotati dei caratteri forti che li hanno resi celebri.
Saprà il film dare un degno finale alla storia dei Peaky Blinders?
Ma la “logica del meraviglioso” di Knight che ha fatto la fortuna di questa serie, e che abbiamo discusso più estesamente in questo articolo e in questa puntata del podcast, non viene a mancare del tutto. La colonna sonora strepitosa (ancora Nick Cave, Anna Calvi e Joy Division), i colori grigio fumo, l’eleganza di un passato funesto rendono la stagione 6 un lento ma godibile epilogo.
Certo, avremmo preferito un finale degno del proprio nome, e non un invito ad andare al cinema. Anche se di questi tempi nobilitare il grande schermo non è affatto una cattiva idea.
Resta il grandissimo pregio, non di Peaky Blinders ma del meccanismo seriale in sé, di saper creare l’aspettativa di un mito. Una saga dilatata nel tempo fatta di codici e misteri difficili da distruggere.
Speriamo che questo lungo divagare nebuloso dell’ultima stagione porti ad un grande lungometraggio. Che ci faccia ritornare la pelle d’oca delle prime, crudeli gesta della banda. Quelle che terrorizzavano tutta Birmingham, facendo sussurrare le madri ai bambini, quando calava il buio:
“Se ti perdi nella nebbia, ti troveranno i Peaky Blinders”.
Abbiamo scritto più ampiamente di Peaky Blinders qui.
Dello stesso autore, Steven Knight: Taboo. Ascolta il podcast!