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Paradise: politica, cospirazioni, fine del mondo | 2 voci, 1 serie
Paradise, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
Distribuita in Italia da Disney+ all’inizio del 2025, Paradise è una serie thriller fanta-politica ideata da Dan Fogelman, creatore del successo mondiale This is Us, e interpretata da Sterling K. Brown, già premiato per quel ruolo con un Emmy e un Golden Globe. 8 episodi che mischiano politica e catastrofe, tensione morale e manipolazione, riflettendo sul rapporto tra verità e potere.
Apparentemente una serie “minore”, e infarcita di non pochi errori e pasticci, Paradise conquista progressivamente lo spettatore con una storia tesa e distopica che si sviluppa sotto una gigantesca cupola. Andandosi a inserire nel filone ormai sempre più ricco delle rappresentazioni dark della politica, dei governi, delle istituzioni. E qui intrecciandosi a un altro grande tema del nostro tempo: quello post-apocalittico.
“2 voci, 1 serie”: dialoghi sulle cose che ci piacciono, o ci interessano, nel podcast di Mondoserie.
Tra bunker, apocalissi e mito della caverna
Il presidente degli Stati Uniti (James Marsden, Westworld, X-Men, Il giurato) viene ritrovato morto all’interno di un’utopica cittadina americana. Ma questa cittadina non è normale: è un’enorme struttura sotterranea, rifugio per l’élite, costruita per sopravvivere a una catastrofe climatica. Tutto è falso, persino l’alba, che può essere ritardata per “manutenzione”. Ne nasce un’indagine, condotta dall’agente di scorta Xavier (Brown), che porterà a svelare la vera natura del piccolo paradiso artificiale / Arca di Noé…
La serie ci porta a riflettere su quanto ciò che chiamiamo realtà sia frutto di una narrazione. Proprio come nel mito della caverna di Platone, gli abitanti vivono credendo alle ombre, ignari del mondo esterno. E chi prova a vedere la verità, come il protagonista, rischia di essere travolto…
Si iscrive nel filone di prodotti magari imperfetti, anche pesantemente imperfetti, ma che sanno ritagliarsi uno spazio potente nell’immaginario collettivo. Perché la loro rilevanza (socio-culturale) conta più di una resa senza difetti. Un discorso che abbiamo fatto, di recente, con Zero Day. Miniserie che condivide con Paradise, come discutiamo nel podcast, non solo il genere (un fanta-thriller politico con venature apocalittiche), ma anche l’ispirazione: una traduzione spettacolare e melodrammatica della crisi verticale di fiducia nelle istituzioni governative. E l’emergere sempre più forte della tentazione del complottismo come lente attraverso cui leggere la realtà.
La crisi delle istituzioni, la fine della razionalità
Come raccontiamo nel podcast, in Paradise c’è tutto questo. Ma c’è pure di più. C’è The Truman Show, e forse persino un pezzetto di Velluto Blu. C’è un giallo, c’è azione, ci sono conflitti. Troviamo il cambiamento climatico con i suoi effetti devastanti – e, come in 2012, o in Elysium, o in Snowpiercer, o in Don’t Look Up, solo ad alcuni è dato sopravvivere.
Lo scenario narrativo di Paradise si intreccia a una profonda riflessione culturale. Al centro, la degenerazione della politica e il dominio dei nuovi poteri: tech-miliardari, manipolazione informativa, costruzione di narrazioni alternative.
Tanti ingredienti. Persino troppi?
Probabilmente sì. Ma la serie ci regala anche un episodio (il settimo) memorabile: il caos che esplode alla Casa Bianca nel giorno dell’apocalisse, cancellando ogni fiducia nel potere e nelle sue gerarchie. Una scena potentissima e inedita nel panorama delle serie tv, che da sola giustifica la visione.
Perché rivela quanto sia fragile, o illusoria, la nostra idea di civiltà.