Ozark è un crime drama seriale americano con sottili venature black comedy, ideato da Bill Dubuque e Mark Williams, fiore all’occhiello tra le produzioni Netflix (2017-2022). Nel corso delle sue appena concluse 4 stagioni (44 episodi), ha ottenuto uno strepitoso successo di pubblico e critica – 5 candidature ai Golden Globes, 6 candidature e 2 vittorie agli Emmy Awards, più un altro paio di premi e una marea di altre nomination (Satellite Awards, Critics Choice Award, Writers Guild Awards, ecc.).
Tra gli interpreti principali spiccano i nomi di Jason Bateman (Marty Byrde), che figura anche come produttore esecutivo e regista di alcuni episodi, Laura Linney (Wendy Byrde), e la giovane e strepitosa Julia Garner (Ruth Langmore, anche protagonista di Inventing Anna di cui abbiamo parlato qui).
Ozark è ambientato attorno al Lake of the Ozarks, enorme bacino artificiale che serpeggia nella parte settentrionale dell’omonima catena montuosa, in Missouri, nel cuore del Midwest americano. Marty Byrde è un commercialista di Chicago che da tempo lavora per un cartello messicano del narcotraffico. Quando il cartello scopre che il suo socio in affari li aveva derubati, per aver salva la vita Marty si impegna a riciclare una quantità esorbitante di denaro sporco in pochissimo tempo.
Un progetto più che ambizioso, da realizzare per l’appunto nell’area del Lago Ozark. In teoria profittando dell’enorme afflusso di contanti portati dai ricchi vacanzieri stagionali. E accettando di trasferirsi lì con la fedifraga moglie e i suoi due figli adolescenti, Charlotte e Jonah. In teoria, perché nella sgangherata e fatiscente realtà locale di Osage Beach, le nuove opportunità di business sono davvero poche e le attività rimaste in piedi faticano non poco a rimanerci. In compenso vi è un fiorente e insospettabile commercio sotterraneo di sostanze illegali.
Il lungo tunnel della tensione
Così questa famiglia borghese di bianchi istruiti e privilegiati, immettendo come un virus l’immane capitale narcos nei tranquilli affari locali, inizia a sconvolgere gli equilibri e le esistenze dei residenti. Dai criminali bifolchi alla malavita organizzata, dai cittadini più o meno onesti ai politici più o meno corrotti della zona. Questa smisurata circolazione di denaro metterà in moto tutte – ma proprio tutte – le folli dinamiche del capitalismo yankee. Arrivando da una parte a smascherare il lato corruttibile, se non criminale, di qualsiasi affarista. Dall’altra a modificare il carattere di diversi personaggi (femminili, come vedremo).
Se il punto di partenza è quindi la pura sopravvivenza della propria famiglia, il punto di arrivo di questo dark drama è un sorprendente ribaltamento di prospettiva. Da raggiungersi attraverso un’intensa odissea narrativa e una lunga e copiosa scia di cadaveri e corruzione.
La continua tensione, che caratterizza praticamente ogni scena di ogni puntata di Ozark, può divenire a tratti addirittura insopportabile. La risoluzione di ogni difficile situazione nella quale i Byrde vengano a trovarsi non è che l’anticamera di una successiva situazione ancora più caotica e complessa. Come se i due stessero percorrendo un tunnel all’interno del quale trappole ed insidie si moltiplicano in corrispondenza di ogni passo verso l’uscita.
Verso una luce ideale che, per lo meno in origine, doveva corrispondere ad un ritorno alla normalità perduta. Un ritorno impossibile, visto quello che dovranno fare – proprio per riuscire a percorrere fino in fondo quel maledetto tunnel.
Ozark vs. Breaking Bad
Il paragone di Ozark con Breaking Bad è inevitabile, ma andrebbe forse evitato. Al di là dell’apparente figura del protagonista, il tipico padre di famiglia (bianco, istruito ecc), ritrovatosi più o meno consapevolmente – e volitivamente – catapultato in un mondo criminale sempre più contorto e terrificante, i due show divergono totalmente per contenuti e per stile. Come racontiamo nella puntata del podcast dedicata a Ozark.
I due aspetti in buona parte qui coincidendo: Walter White e Marty Byrde hanno di sicuro in comune l’essere assolutamente brillanti, geniali se si vuole – e nei rispettivi ambiti (chimica per produrre metanfetamina e pianificazione imprenditoriale per coprire il riciclaggio) e nelle molteplici soluzioni che sono costretti a trovare per superare gli innumerevoli ostacoli apparentemente insormontabili. Ma questo è più o meno tutto.
La sublime metamorfosi, anche fisica, di Heisenberg non ha nulla a che fare con la soffocante epopea di Marty. E nemmeno il tipo di narrazione: in Ozark gli eventi si susseguono infatti in modo irrefrenabile, sbalorditivo, straniante… Spesso addirittura ellittico: ovvero saltando molti passaggi tra giustificazioni e spiegazioni, tanto da rendere surreale – ovvero poco credibile – buona parte dello svolgimento della storia.
Un gioco degli eccessi a somma zero
Tutto è sempre volutamente eccessivo, quasi irreale: la famiglia Byrde sembra fin da subito sapersi muovere con grande disinvoltura nel mondo del crimine. Anzi, tutti i personaggi sembrano sapersi adattare con spiazzante prontezza ad ogni nuovo scenario che si presenti. Questo perché il punto centrale non è la verosimiglianza del racconto – racconto che procede con una sua perfetta precisa coerenza – ma il costante mantenimento di quella tensione a tratti insopportabile, che dicevamo prima.
I protagonisti di Ozark vivono tutti in un inarrestabile precipitare degli eventi dentro un gioco a somma zero, in una sorta di peggio che non ha mai fine… Come in una spirale che non porti però da nessuna parte, in una bizzarra sospensione vorticosa che, lungi dal condurli verso la salvezza, li sospinge sempre più nelle tenebre.
Alle azioni di Marty e Wendy seguono inevitabili reazioni ed imprevedibili effetti collaterali, che li costringono a compiere nuovamente altre azioni, sempre più ciniche e terribili, in un oscuro e metafisico domino senza fine.
Questo descrive la realtà di Marty Byrde, acrobatico equilibrista su una fune senza rete sotto. E soprattutto senza capo né coda. Ma per quanto riguarda la moglie, la storia è diversa: Wendy è, in questa assurda vicenda, una vera e propria Lady Macbeth.
Maschile vs. Femminile in Ozark
Tutte le figure femminili in questa serie – Wendy, Ruth, Darlene, Helene, Rachel, ecc. – hanno un ruolo di primissimo piano nella malefica e precipitevole evoluzione delle cose. A loro spetta infatti la parte prettamente volitiva negli eventi. Mentre la compagine maschile – Marty, Jacob, Roy, Ben, Mason, Cade, Russ, Frank jr, ecc – pare condannata ad una reiterata e patologica sottomissione, pur mantenendo nominalmente i ruoli del potere e del comando.
Non è un caso che nelle prime scene di Ozark, Marty venga a conoscenza del tradimento di sua moglie, rimanendone traumaticamente segnato. Trauma che segna il loro rapporto fino alla fine dello show. In un certo senso la propensione al tradimento è una delle caratteristiche principali del complesso personaggio di Wendy. Che, assieme ad altre figure femminili – su tutte Ruth – compirà una pazzesca metamorfosi interiore nel corso delle stagioni.
La metamorfosi maschile, invece, riguarda sempre e soltanto le condizioni esteriori dell’esistenza, senza mai arrivare a toccare l’anima dei personaggi. Dal predicatore cristiano al figlio del boss mafioso, il carattere di questi, per quanto messo a dura prova, non cambia – portando uno alla rovina, l’altro a diventare boss. In entrambi i casi essendo sottoposti ad una efficace e spietata manipolazione femminile. Proprio come lo sarà Marty. Il lucido disincanto con cui Wendy piega indistintamente eventi e persone a proprio vantaggio, avendo perso qualsiasi riferimento morale, prende poco a poco il sopravvento sulle strategie del marito, motore originale della storia.
Un labirintico teatro dell’assurdo
Tra narcos e senatori, delinquenti comuni e FBI, Marty Byrde si destreggia in modo brillante e al contempo dimesso. Come se cercasse di restare sempre dietro le quinte. Questo si rispecchia nella sua impenetrabile espressione, nel suo imperturbabile aplomb e nel consuetudinario everyday look. Wendy, all’opposto, è un’esuberante maschera espressiva gonfia di esagerate sfaccettature: maschera multiforme e spaventosa, che del mondo finisce per fare il proprio plateale palcoscenico. Lui cerca di sfuggire al loro destino, lei decide di corrergli incontro e abbracciarlo. Insomma, una coppia perfetta sotto ogni punto di vista – tradimento compreso.
L’inevitabile escalation di sangue e intrighi, nella sua manifesta e magistrale improbabilità, non è tanto l’ennesima riflessione sulla perduta illusione del sogno americano. Piuttosto è un allucinante sogno ad occhi aperti, fatto di ricatti sottobanco e sensi di colpa senza ripercussioni, inganni, avidità, violenza e una fede sconfinata in se stessi – e nel denaro.
Lo squallido night, l’impresa di pompe funebri, il pomposo casinò, il campo di papaveri da oppio, la fondazione benefica, la multinazionale farmaceutica, le minacce dell’FBI, le torture dei narcos messicani… I Byrde muovono i loro passi in un teatro dell’assurdo, incastrati nel tortuoso labirinto che loro stessi si sono attorno creati. Tra estremi sacrifici e rabbiose speranze, in una cupa e fredda atmosfera di algido blu (data dalla splendida fotografia e dal sapiente uso della color correction).
Ozark: un viaggio imperdibile
Ozark è un viaggio noir perfetto e spietato, pieno di amara ironia, dentro il mondo del crimine organizzato e tra le scelte personali che trasformano un essere umano in un criminale.
Un viaggio tra i giochi di potere che reggono il capitalismo americano, dentro e fuori la legalità. E parallelamente tra le dinamiche di potere familiari, che sempre intervengono tra marito e moglie, o tra genitori e figli.
Un viaggio, infine, nell’indecifrabile moralità di cui ognuno di noi è sempre potenziale e ambiguo portatore.
Un viaggio intenso, ipnotico, imperdibile.
Ascolta la puntata del podcast dedicata a Ozark!
Ozark, viaggio di famiglia nell’avidità e nell’abiezione | PODCAST
Abbiamo discusso i temi di Breaking Bad in questa puntata del podcast: