Nip/Tuck (serie americana in 6 stagioni e 100 episodi, andata in onda dal 2003 al 2010) fa ancora parlare di sé. E con veemenza.
Creata da Ryan Murphy, ha come protagonisti due chirurghi estetici affamati di successo, circondati da clienti con altrettanta fame di cambiamenti. Irriverente e incalzante, anziché affievolirsi nel corso delle stagioni la serie ha cercato al contrario di aumentare la provocazione. Anche se questo ha significato, secondo alcuni, esagerare. E di brutto. Tanto che è stata bandita e sconsigliata da moltissime associazioni americane dedite alla morale e all’etica.
Prostituzione, stupro, incesto, suicidio, omicidio, automutilazione e perversioni sessuali di ogni sorta vengono affrontate con un’ironia fuori dal comune. Questo ha permesso all’inconsueta serie, che a tratti sprofonda in una telenovela dark, di salvarsi dalla gratuità dell’esibizionismo del mostruoso fine a se stesso. Nelle sue scene ultra realistiche di chirurgia plastica, nelle patologie fisiche e morali che ad ogni episodio mette in scena, Nip/Tuck disturba, disgusta e affascina al contempo.
Vale ancora la pena guardare questa serie? Assolutamente sì. È il ritratto al vetriolo di una società ricca e superficiale. Quella dell’America di qualche anno fa, avida di qualche brandello del Sogno Americano che andava sgretolandosi sotto gli occhi di tutti. Nip/Tuck dipinge comunità e persone ossessionate dall’apparenza. E per questo capaci di infliggersi le peggiori mutilazioni, pur di sembrare – ancora – giovani e invincibili.
https://youtu.be/AYR_KuRvc74
McNamara & Troy: i due eroi della serie
Paladini di un modus vivendi che fa della bellezza un’arma di guerra in un mondo squilibrato, sorretto da un’economia che comincia a tentennare, i due eroi di Nip/Tuck, Sean McNamara (Dylan Walsh) e Christian Troy (Julian McMahon) rappresentano l’apice della decadenza di questo sogno. Disposti a tutto pur di guadagnare, ossessionati dalla propria professionalità che confondono con una personale e smodata vanità, si accaniscono sui propri pazienti. Con la gioia superficiale di chi fa solo il proprio lavoro, liberi (quasi sempre) dai sensi di colpa.
Succhiano grasso da culi giganti, stirano facce di vecchie, allungano peni, gonfiano seni fino quasi a scoppiare, ringiovaniscono vagine (sì, è possibile) e amputano arti su richiesta. Simili a divinità, si fanno pagare per togliere ogni difetto dei propri pazienti. Vero o presunto.
Non bastasse, la loro vita privata, al di fuori della “sala operatoria”, è altrettanto sregolata e piena di contraddizioni. Murphy si diverte come un pazzo a sbatterci in faccia il disequilibrio di questo “duo lavorativo” (Sean e Christian), che rasenta nel corso di tutte le stagioni l’isteria di una mancata coppia gay.
Sean è il chirurgo dotato, serio, timido e complessato, che ha una famiglia e che sarebbe stato pure un bravo medico. Se non avesse incontrato Christian. All’opposto di lui, Christian ha pochissimo talento, una vita strampalata piena di avventure senza senso e una propensione a cacciarsi nei guai. Ma un carisma e un fascino eccezionali. E una sfrenata voglia di guadagnare.
Nip/Tuck: tell me what you don’t like about yourself…
Insieme sono a dir poco invincibili e dirigono uno studio che svetta in termini di innovazione e di richieste. Litigano spessissimo ma vivono in comunione fin dai tempi del liceo: talmente bramosi di voler essere l’altro, non riescono a lasciarsi per nulla al mondo. Amano la stessa donna, hanno un figlio in comune e finiranno a vivere sotto lo stesso tetto. Diversissimi, sono una sola entità. Pericolosissima.
Sono le ultime vestigia del self made man di successo, ossia dell’uomo americano venuto dal basso che solo grazie al proprio talento e arrivismo è arrivato al vertice socio economico della società. E ne va fiero, ostentandolo con macchinoni e case di lusso. Un self made man ha pochi scrupoli: fa parte del suo lavoro scavalcare gli altri per raggiungere i propri obiettivi.
Mi dica: cosa non le piace di sé stesso? Con questa domanda inizia quasi ogni episodio di Nip/Tuck. Christian e Sean, il primo con un sorriso smagliante, il secondo con faccia compita, interrogano i propri pazienti nel loro ufficio prima di ogni operazione. È una domanda di rito, che scoperchia le risposte più improbabili.
Incontreremo ragazze ebree che vogliono il naso più ebreo, gigolò che desiderano sbarazzarsi dei propri pettorali a forma di seno, donne che vogliono ringiovanirsi le ginocchia, le gambe, le mani, le braccia e tutto quello che si può stirare a suon di bisturi e botulino. “Vi prego, accorciatemi il pene!” – arriverà a supplicarli un ragazzo col membro così lungo da esser costretto a passare le proprie giornate a praticarsi delle auto fellatio. Dato che si è accorto, facendo yoga, che, sì, ci riesce anche da solo. E che il piacere è tale da non riuscire più a smettere.
https://youtu.be/kZ564u-UBVw
Una corte dei miracoli ispirata a storie vere
Nel corso dei 100 episodi incontreremo davvero i casi più incredibili e inimmaginabili. E, precisa Murphy, tutti ispirati a storie vere. Il corpo dalla bellezza irraggiungibile è certamente il soggetto primario di Nip/Tuck. La stragrande maggioranza dei clienti va da McNamara/Troy per migliorare il proprio aspetto. O meglio, per conformarlo a canoni di bellezza alla moda. Il più delle volte le operazioni richieste sono folli o del tutto superflue, dei vizi che solo delle persone molto ricche possono permettersi.
Tuttavia, un po’ perchè attanagliato dai sensi di colpa, un po’ per sentirsi meno superficiale, ad un certo punto Sean imporrà allo studio, e quindi a Christian, di prendere almeno un caso “gratuito” al mese. Operare qualcuno senza farsi pagare è come far sesso senza avere un orgasmo, protesterà Christian. Ma Sean insiste: devono sobbarcarsi mensilmente almeno un paziente indigente che soffre di disturbi estetici tanto gravi da impedirgli di vivere una vita normale. Si apre allora una vera e propria corte dei miracoli: donne barbute, gemelli nati attaccati, ragazze carine col viso deturpato da una voglia e chi più ne ha più ne metta.
Tuttavia Nip/Tuck nel suo rapporto con la chirurgia plastica non è per nulla superficiale. La serie non è solo una scusa per farsi quattro risate su vecchie signore ossessionate dalle rughe, o per parlarci di mostruosità risolvibili a suon di bisturi. Ci fa comprendere come alcuni interventi chirurgici possano risolvere enormi problemi.
Il lato toccante e pro bono di Nip/Tuck
C’è in Nip/Tuck un episodio particolarmente toccante. Si presenta in studio una donna, giovane e bella. Il duo ha difficoltà a capire cosa mai tormenti una paziente apparentemente priva di difetti. Lei non tarda a dirci che da piccola, nel suo paese, ha subito la terribile infibulazione. E per questo non ha mai conosciuto il piacere sessuale, nonostante il suo corpo sia perfetto.
Le manca il clitoride ed è lì per farselo ricostruire: McNamara/Troy le rifanno il clitoride ma ancora la donna non può provare piacere, incapace di relazionarsi sessualmente ad altri corpi. Sarà l’anestesista dello studio, la fantastica Liz Cruz (Roma Maffia), a spiegarle con delicatezza i segreti della masturbazione.
Arrivano poi diverse donne deturpate dalle cicatrici del cancro al seno, una che ha tentato di spararsi in faccia e ne ha ottenuto solo un volto mostruoso… Addirittura una volta i due dottori dovranno scollare chirurgicamente una signora talmente pigra e obesa da essersi letteralmente fusa al suo divano a forza di stare seduta.
Questa svolta degli interventi pro bono contribuisce senz’altro a riabilitare ai nostri occhi la serie, Nip/Tuck. I suoi protagonisti. E la chirurgia plastica stessa.
Breve storia della chirurgia plastica
Per diversi secoli questa branca della medicina è stata malvista, in alcuni momenti addirittura bandita. Mentre nell’antichità classica molte basilari operazioni chirurgiche erano all’ordine del giorno, nel Medioevo la Chiesa si oppose con forza a quest’arte medica che venne relegata ai ciarlatani.
Le prime radici di interventi chirurgici si trovano nei testi indù, i Veda, nel 400 a.C. In India la mutilazione era molto frequente e troviamo una vera e propria tradizione medica antica su come ricostruire nasi e bocche attraverso innesti cutanei. Anche in Grecia e a Roma appaiono diversi scritti (in particolare di Ippocrate e del medico Aulo Cornelio Celso) sulla ricostruzione in seguito ad amputazione e su interventi estetici alle malformazioni del volto.
La Chiesa cattolica ai suoi albori praticò una chirurgia basilare attraverso i chierici, ma nel XIII secolo Papa Innocenzo III la vietò. Era del resto un Papa piuttosto rigido: fu lui a sterminare i Catari e migliaia di eretici. E fu sempre lui a legittimare il Tribunale della Santa Inquisizione, al quale dobbiamo tante sofferenze e ingiustizie. Non ci stupisce che ritenesse inutile per i chierici darsi da fare per ricostruire nasi di gente deturpata. Peggio ancora se povera. La Chiesa, a suo avviso, aveva di meglio da fare.
Insomma, per diversi secoli in Europa la chirurgia plastica venne praticata da barbieri e mestieranti che operavano nella clandestinità. Vi furono famiglie italiane eccellentissime in quest’arte. I Branca, di origine siciliana, specializzati in ricostruzioni nasali. E i Vianeo, altra famiglia del sud dove questo mestiere si passava di padre in figlio. Ma erano comunque considerati dei ciarlatani.
Nip/Tuck & The Knick
Perché tanti pregiudizi su quest’arte medica così utile? Al di là del fatto che la morale era quella di accettarsi come Dio ci ha creati, le ricostruzioni facciali, specialmente del naso, erano malviste da tutti. Si perdeva il naso, nella maggior parte dei casi, per colpa della sifilide, malattia che si contraeva sessualmente e che era sinonimo di libertinaggio.
Ma sul filone non c’è solo Nip/Tuck. Nella serie The Knick, sugli albori della chirurgia (di cui abbiamo parlato qui), c’è un personaggio che riassume benissimo tutti questi pregiudizi e i rudimentali tentativi di ricostruzione estetica. Ad un certo punto, nello studio del chirurgo sperimentale Dr. Thackery arriva la sua ex fidanzata. Lui stenta a riconoscerla perché ha il volto semicoperto da una maschera. Quando la toglie, Thackery rimane di stucco. La bella signora è senza naso. Sifilide. Gliela aveva passata il marito, andando a puttane. Tuckery allora si dà da fare per ricostruire il naso alla sua ex che, neanche a dirlo, ama ancora. E userà proprio gli antichi metodi indiani, ripresi nel Rinascimento dalle famiglie italiane di barbieri.
Pratica un’incisione nel braccio della sua bella e glielo lega al naso: in quel caso il lembo peduncolato del braccio doveva rimanere unito al moncone nasale per un periodo sufficiente a permettere la ricostruzione e la rivascolarizzazione dei tessuti utilizzati per la ricostruzione della piramide nasale. Lei sta col braccio legato al naso per settimane, finché la pelle non comincia a ricrescere da sé. Ma la signora aveva il privilegio di conoscere personalmente un medico chirurgo, rarissimo anche nella New York dei primi del Novecento, epoca in cui è ambientata The Knick. Nella maggior parte dei casi chi perdeva il naso restava com’era. Al massimo, si metteva una maschera.
La parabola novecentesca della chirurgia estetica
La mentalità cambiò dopo la Prima Guerra Mondiale: quando dal fronte quelli – pochi – che rientravano tornavano senza un braccio, una gamba, un occhio o peggio, con la faccia macellata dalle granate, improvvisamente l’arte di ricostruzione estetica venne portata in auge. Nel 1920 la Chirurgia Plastica divenne materia universitaria e a metà anni ‘20 le attrici di cinema cominciarono a rifarsi alcune parti del viso e del corpo. Di lì alla modalità McNamara\Troy raccontata da Nip/Tuck il passo fu breve.
Effettivamente con le star hollywoodiane e la ricchezza crescente, la tentazione da parte di alcune classi sociali di uniformarsi ad un unico canone era grande. Fiorirono studi e studioli più o meno leciti di lifting, impianti, botex e ricostruzioni facciali.
Oggi rifarsi la faccia e le tette viene considerato di cattivo gusto. Poco femminista. Poco umano. E soprattutto, meno alla moda. Lo si nota anche nella serie: dopo un momento di massimo apogeo, lo studio McNamara/Troy verso il 2009 comincia a languire. I riccastri non sono più così ricchi e quelli ricchissimi si accettano come sono. Così, il nostro duo di chirurghi si sposta da Miami a Hollywood, a caccia di nuova e sicura clientela, dando vita ad altre due spassosissime stagioni (la 5 e la 6 si svolgono a Los Angeles)
Insomma, Nip/Tuck è da vedere. O rivedere. È l’affresco multicolore di un mondo ormai distante, dove i piccoli benestanti sognano ancora di diventare delle star grazie ad una liposuzione. Inoltre, tutta la serie è permeata da una leggerezza che ai nostri giorni è difficile avvertire. E da un’ironia ad oggi quasi vietata.
Lo scandalo di Nip/Tuck – 20 anni dopo
Ascoltando qualche giorno fa un podcast statunitense su Nip/Tuck, sono rimasta esterefatta sentendo due americane, le hosts del programma, dire che oggi sarebbe meglio mettere un lungo cartello all’inizio di ogni episodio di questa serie. Avvisando e prevenendo lo spettatore delle aberrazioni che vedrà. Del machismo che sarà costretto a subire. Dei diritti della donna calpestati etc etc. Le due animatrici della trasmissione sono arrivate a dire che Murphy a quell’epoca era omofobo (!!!!) e che gli errori di Nip/Tuck gli sono serviti a redimersi.
Al di là della dichiaratissima omosessualità del noto creatore televisivo e delle sue battaglie per il mondo LGBTQ, nella serie l’omosessualità, anzi, tutte le forme di sessualità, vengono trattate senza veli ma con grande apertura mentale. E senza mai l’ombra di un giudizio morale. Eravamo nei primi anni 2000. Era ancora possibile scherzare sulle proprie ambiguità e vizi, vedere il mondo attraverso le molte sfumature che l’umano suggerisce.
Se all’epoca Nip/Tuck scioccava per le sue scene esplicite di sesso, oggi lascia interdetti i paladini del pensiero libero per le sue battute sui trans, sui gay, sulle prostitute, sulle lesbiche, sulle casalinghe frustrate e sulle ragazzine. Il punto è che la serie ha come protagonisti anche trans, gay, prostitute, lesbiche, casalinghe frustrate e ragazzine.
Quindi le battute che oggi fanno inorridire, servivano, al contrario di ciò che si pensa, proprio a combattere i pregiudizi.
Guest star, polemiche e autoironia in uno show assolutamente da rivedere
Probabilmente per beffarsi di questa presunta libertà di pensiero pronta a mettere il bastone tra le ruote a tutto, Murphy anni dopo ha scritto e creato la serie The Politician.
Nonostante le immortali polemiche, Ryan Murphy ha cavalcato questo ventennio inventandosi una serie dopo l’altra e diventando uno dei creatori seriali più ricchi e famosi al mondo. Nip/Tuck resta la sua prima grande serie e passerà agli annali per la sfilza di perversioni, di casi agghiaccianti e paradossali, ma soprattutto per la sua grande autoironia.
Inoltre ha ospitato celebrità come Peter Dinklage (Game of Thrones), Alanis Morissette, Melanie Griffith, Sarah Paulson (Ratched), Bradley Cooper, Alec Baldwin e persino Catherine Deneuve.
Non ve lo ricordavate? Un buon motivo in più per rivedere Nip Tuck!
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