Murdaugh Murders: A Southern Scandal (Murdaugh Murders: scandalo nel profondo Sud) è una docuserie statunitense true crime (Netflix, 2023) in due stagioni, ognuna composta da 3 episodi di 1h. La serie continua il filone iniziato dalla piattaforma anni prima con la produzione dell’impareggiabile Making a Murderer e proseguito con titoli come Murder Mountain, Don’t Fuck with Cats, Last Stop Larrimah…
Una storia, questa, ambientata in una cittadina del South Carolina, che affonda le sue radici in una realtà prevalentemente rurale – tra piccole comunità, segreti inconfessabili e potenti famiglie locali. Un immaginario immediatamente riconoscibile – che da sempre ha ispirato cinema e letteratura americane – e che in questo caso è il reale sfondo del fatale declino della potente famiglia Murdaugh. Raccontato anche in Low Country: The Murdaugh Dinasty (HBO, 2022).
“I Murdaugh erano la legge e qualche volta erano al di sopra della legge” – viene detto nel corso della docuserie. Una vera e propria dinastia, composta per generazioni da procuratori e avvocati, che esercitava sul territorio una sorta di dominio ‘feudale’. Dominio dato dall’amministrazione diretta della giustizia locale, dalla ricchezza, dalle amicizie influenti. E dalla reputazione, che da quelle parti conta ancora moltissimo. A partire dal lontano 1910 – anno in cui Randolph Murdaugh Sr. fondò ad Hampton il primo studio legale. Poi, dal 1920 al 2006, ben tre generazioni ricoprirono il ruolo di procuratore eletto per il 14° distretto giudiziario dello Stato. Tanto che il distretto in questione veniva chiamato ‘Murdaugh Country’.
L’incidente in barca
Fino al 2019 – anno in cui il giovane Paul, figlio minore di Alex Murdaugh e pecora nera della famiglia, con un cocktail micidiale di alcol, arroganza e rabbia repressa, dà inizio a questa saga della sventura. Si tratta del tragico incidente nautico di Archers Creek, in cui perde la vita la 19enne Mallory Beach (il suo cadavere sarà trovato soltanto una settimana dopo). A causa dell’alta velocità e del totale stato di ebbrezza di Paul, che guidava la barca. Il ragazzo, anch’egli 19enne, è notoriamente uno scapestrato e questo non è il suo primo incidente. Solo che questa volta il nonno non potrà facilmente tirarlo fuori dai guai.
Questo non è che il primo tassello di un colossale domino sul lato oscuro del privilegio, che viene narrato con approccio giornalistico-investigativo (il caso è da subito su tutti i giornali e le televisioni locali), dando voce agli stessi protagonisti, ai detective e ai familiari delle vittime. Ogni episodio di Murdaugh Murders ruota attorno ad un focus centrale preciso (ad es. l’incidente in barca, la vita del capofamiglia Alex ecc). Con l’apporto di video amatoriali e immagini di repertorio, documenti agli atti del processo (meglio, dei processi – al plurale) e ricostruzioni drammatiche – con cui talvolta è facile annacquare la realtà – qui usate con parsimonia e discrezione, la narrazione analizza i fatti, riempiendo gli spazi vuoti con ipotesi e supposizioni.
Murdaugh Murders, il delitto è servito…
Ad ogni modo, la delittuosa bravata di Paul intacca senza dubbio in modo irreparabile il secolare prestigio della famiglia. Si cerca in tutti i modi di evitare al ragazzo il processo per omicidio colposo, ripiegando sull’ennesima guida (nautica!) in stato d’ebbrezza. Ma la cosa in realtà non può che essere rimandata, e non certo in eterno. Attraverso l’analisi di questo terribile incidente, e attraverso il sofferto racconto degli amici più intimi di Paul – tutti presenti quella fatidica notte – la prima stagione ricostruisce i tratti di una personalità borderline, piena di insicurezze e rabbia repressa.
Nel frattempo scopriamo che la morte frequenta abitualmente la famiglia Murdaugh, fuori e dentro la sontuosa residenza. L’incidente di Archers Creek non è stato l’unico. A quanto pare anche Buster, il primogenito, ha i suoi scheletri nell’armadio. Scheletri connessi ad omofobia e mascolinità tossica. E alla misteriosa morte di un adolescente, Stephen Smith, avvenuta nel 2015. Addirittura la morte di Gloria Satterfield, la governante caduta dalle scale nel 2018, viene ora messa in discussione… Quella dei Murdaugh è una vera e propria saga famigliare, composta da omicidi irrisolti, scandali, depistaggi e segreti, tanti segreti. Ma questo non è che il principio. Perché l’evento che sconvolge completamente l’opinione pubblica, causando la totale e irrimediabile rovina della famiglia, avviene due anni dopo l’incidente in barca.
La sera del 7 giugno 2021, Alex Murdaugh effettua una ‘drammatica’ telefonata al 911. Dice di aver appena scoperto i corpi della moglie Maggie e del figlio Paul, uccisi a colpi di fucile nella loro tenuta di caccia. La comunità locale è sotto shock. Ma lo sarà ancora di più quando ad essere arrestato con l’accusa di duplice omicidio sarà proprio lo stesso Alex.
Il processo del secolo
Accusato dunque di avere brutalmente assassinato la moglie e il figlio. Il caso diviene di dominio nazionale. E spinge Julia Willoughby Nason, Michael Gasparro e Jenner Furst (Il farmacista) – produttori e registi – a creare la docuserie Murdaugh Murders. La cui seconda stagione si concentrerà proprio sul processo intentato all’ultimo rappresentante della dinastia legale, un tempo così prestigiosa. I media locali lo hanno già ribattezzato ‘il processo del secolo’.
“Sapevamo che poteva durare nove ore, 12 ore o quattro stagioni. È un’opportunità straordinaria ora che il processo si sta svolgendo, perché abbiamo già i retroscena di tutte queste cose. (…) È affascinante e coinvolgente, e pensiamo che tutto funzioni in modo davvero unico, quindi siamo super eccitati per le possibilità che ci sono” dice Furst. Le sue dichiarazioni ci ricordano cos’è essenzialmente un documentario true crime: uno show, né più né meno. Uno show che in questo caso mette in scena il crollo di una famiglia e di una dinastia. Facendoci addirittura ascoltare le telefonate tra Buster e il padre carcerato. Che su per giù dice: che cazzo è questa storia di Netflix? vogliono davvero fare un documentario su questa storia? dobbiamo impedirlo ad ogni costo…
Già, perché l’uscita di una docuserie – come fu ad esempio per The Staircase o per il già citato Making a Murderer – finisce inevitabilmente per diventare parte in causa nella vicenda, orientando umori e giudizi dell’opinione pubblica. Che poi diviene giuria nei processi. Nonostante la dichiarazione di non colpevolezza di Alex Murdaugh, che un tempo era solito interpretare la parte dell’accusa nella stessa corte, dopo sei settimane di dibattimento la giuria arriva ad un verdetto in sole 3 ore. Carcere a vita senza possibilità di condizionale.
Murdaugh Murders: una storia maledettamente vera
“Molte persone processate dalla sua famiglia negli anni sono state condannate a morte per molto meno” ha detto il giudice rivolgendosi direttamente all’ex procuratore. Sebbene le prove siano sostanzialmente circostanziali, ad incastrarlo è un video girato da Paul – e da lui subito postato su Snapchat! – poco prima dell’assurda esecuzione. In questo video – cosa degna della trama di un film – si sente nelle vicinanze proprio la voce del padre, ovviamente ignaro di essere in quel momento registrato.
Ancora più hollywoodiane sarebbero invece le ipotetiche motivazioni dell’uxoricidio e del ‘figlicidio’. Delitti che si pongono all’apice di una catena di crimini di varia natura, tutti legati alle conseguenze della dipendenza da oppioidi di Alex. Una catena a tratti persino surreale, dato che comprende anche la tentata messinscena del proprio omicidio, per fare riscuotere alla famiglia una polizza sulla vita da 10 milioni di dollari. O la truffa ai danni dei figli dell’ex domestica caduta dalle scale e morta a soli 57 anni. Di cui avrebbe riscosso la polizza sulla vita. E tutto per coprire ammanchi di milioni di dollari ai danni del suo stesso studio legale – la Murdaugh Law Firm – e quindi di tutti i suoi clienti…
Questa l’incredibile trama di Murdaugh Murders. Una tragedia famigliare consumatasi nel profondo Sud degli Stati Uniti. Una storia di oppioidi, prestigio, segreti, alcool, omicidi, omofobia, truffe, bugie, milioni di dollari, ergastolo, morte… Soprattutto una storia vera.
Maledettamente vera.
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