Mr Selfridge (4 stagioni per 40 episodi, usciti in origine tra il 2013 e il 2016; in Italia visibile su Sky e NOW) è una serie inglese che ci porta nella Londra dei primi del Novecento. Raccontandoci l’affascinante storia – vera – di Harry Gordon Selfridge, un americano venuto in Europa per fondare un nuovo impero della moda e del commercio.
Basata sul romanzo Shopping, Seduction & Mr Selfridge di Lindy Woodhead, la serie è stata creata da Andrew Davies. Autore della prima versione televisiva (la miniserie inglese del 1990) del romanzo House of Cards, e fra le altre cose co-sceneggiatore delle versioni filmiche di Bridget Jones.
Trasformare gli acquisti in avventura: la filosofia di Mr Selfridge
“Il cliente ha sempre ragione”. Sembra sia stato proprio lui a coniare questo motto. Harry Selfridge aveva attraversato l’oceano con le idee precise: creare il primo Grande Magazzino moderno. Non solo un luogo dove vendere della merce ma un posto dove la gente, e soprattutto le donne, potessero trovarsi a passare piacevolmente del tempo. Il primo episodio si svolge ad Oxford Street: è il 1909 e, sotto gli sguardi attoniti degli aristocratici londinesi, si spalancano le porte del primo impero del consumismo popolare.
Tutti possono entrare nei Magazzini Selfridge. E tutti possono vedere, toccare, persino provare quei prodotti, abiti, scarpe, profumi che fino ad allora erano stati esclusivo patrimonio di una ristretta Élite. Selfridges fu il primo negozio al mondo ad avere le grandi vetrine per esposizione dei prodotti e non solo. Il cliente poteva usufruire di una biblioteca, un ristorante, di luoghi dove lasciare i bambini a giocare e dei salotti dove riposare tra una compera e l’altra. Negli anni fu persino aperto all’interno un ‘all-girl gun club’ (club di pistole e armi per sole donne). Inoltre regolarmente Mr Selfridge organizzava presentazioni di libri, spettacoli, conferenze e concerti.
Trasformare le compere in un’avventura sembra essere stato il motivo guida di quello che divenne velocemente uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra.
Vite, storie, amori e commercio
La serie ci porta fin dal primo episodio letteralmente a “vivere” nell’enorme negozio Selfridge assieme ai suoi commessi e, naturalmente, al suo proprietario. Una delle imprese maggiori è infatti stata la costruzione del mastodontico set, che doveva in tutto e per tutto assomigliare ad un negozio liberty pieno di ogni sorta di mercanzia. Al pari di Downton Abbey, alla quale questa serie è stata spesso paragonata, la trama serpeggia veloce tra un personaggio e l’altro.
Raccontandoci le vite e le vicende d’amore di aristocratici, borghesi e umili commessi. Il tema dell’emancipazione delle donne attraverso il lavoro è di certo la linea guida più interessante di questa serie che tuttavia, nonostante il suo variegato intreccio, non arriva a stupirci nemmeno un po’. Possiamo tranquillamente sederci comodi e concentrarci sui bellissimi costumi di Mr Selfridge. Nulla di inquietante accadrà, ogni colpo di scena sarà ampiamente anticipato dai dialoghi poco fantasiosi, gli amori andranno a buon fine e se morirà qualcuno sarà per il bene di qualcun altro.
Nonostante il cast intrappolato in una scrittura di scena lenta e scontata, e le musiche irritanti, la serie si salva per un felice ritmo di montaggio e dall’ottima presenza di alcuni attori. Tra cui spiccano Amanda Abbington (Sherlock) e Aisling Loftus, entrambe nel ruolo di commesse.
Perché si può guardare la leggerissima Mr Selfridge
Mr Selfridge è interpretato da Jeremy Piven (famoso per il suo ruolo di agente in Entourage, che gli ha fruttato ben tre Emmy e un Golden Globe), che indubbiamente utilizza tutte le tecniche attoriali a sua disposizione per rendere interessante un personaggio altrimenti monolitico.
Ho divorato le quattro stagioni in pochissimo tempo. A volte non c’è nulla di meglio di una rassicurante serie in costume, tanto più se racconta una storia falsamente positiva. Quella di un ragazzo partito come fattorino e diventato uno dei fondatori del capitalismo massificato.
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