McMillions (anche McMillion$) è un documentario in 6 episodi (HBO, 2020; in Italia su Sky e NOW) sulla truffa milionaria americana più famosa degli anni ‘90. Che dal 1989 al 2001 pilotò l’assegnazione di tutti i premi principali del redditizio concorso promozionale Monopoli, istituito dalla più grande tra le catene di fast food: McDonald.
Autori del progetto – ovvero scrittori e registi – figurano James Lee Hernandez e Brian Lazarte, che di McMillions risultano anche produttori esecutivi, assieme a Mark Wahlberg e soci (S. Levinson e A. Gips), fondatori della casa di produzione Unrealistic Ideas.
Questa storia, a dir poco surreale, per cui per oltre un decennio non vi è stato alcun vincitore legittimo all’interno del ricco concorso, viene principalmente raccontata dal punto di vista dell’FBI. In particolare gli uffici di Jacksonville, Florida.
Uffici che si trovano a condurre un’indagine che deve far luce – partendo da zero – su una vicenda assai oscura e intricata. Dovendo ricostruire, pezzo per pezzo, i meccanismi di una grandiosa ed elaborata truffa.
Oltre a federali e procura, tra gli intervistati vi sono finti vincitori, reclutatori, dirigenti di McDonald, e parenti stretti dei principali protagonisti di questa assurda vicenda americana.
Una truffa (poco) simbolica
Una truffa che – ci racconta McMillions – nell’arco di poco più di dieci anni aveva fruttato all’incirca 24 milioni di dollari messi a disposizione come montepremi dal colosso statunitense.
Colosso che, prontamente messo al corrente dai federali su quanto stava accadendo, a fronte dello sbalorditivo aumento di incassi che il concorso Monopoli comunque assicurava, avrebbe preferito insabbiare il tutto, evitando così una cattiva pubblicità. E quei milioni non solo erano una perdita risibile rispetto agli incassi totali: tutto sommato non erano nemmeno una vera e propria perdita, dato che a qualcuno sarebbero dovuti andare.
Ma l’FBI è di diverso avviso. Il gioco deve continuare affinché si possa arrivare ad incastrare i colpevoli. A comprendere le proporzioni del crimine.E, soprattutto, a capire come sia stato possibile. Perché i sistemi di sicurezza messi in atto da un’azienda che ha il compito di produrre biglietti (o ticket, coupon, ecc.) per una lotteria sono estremamente seri e difficilmente aggirabili.
L’idea stessa di lotteria a sorteggio è presa dannatamente sul serio negli Stati Uniti e in genere nella gran parte dei paesi occidentali: nella patria del capitalismo democratico in cui idealmente chiunque può scalare la vetta e diventare presidente, la lotteria a sorteggio sembra quasi incarnare simbolicamente questo spirito.
McMillions: cercate lo zio Jerry…
Strano quindi, con il senno di poi, che nessuno si sia posto qualche domanda dopo dieci anni di primi premi del Monopoli/McDonald che andavano sempre a persone della stessa cerchia. Più o meno direttamente connessi tra loro, quando tra loro non espressamente imparentati…
Strano non sia suonato alcun campanello d’allarme quando il primissimo premio da un milione di dollari venne reclamato e riscosso – con tanto di spot televisivo con assegno formato gigante – da Gennaro ‘Jerry’ Colombo. Allora esponente di una delle cinque storiche famiglie della mafia di New York.
Strano infine ci sia voluta una telefonata anonima ai federali di Jacksonville, nell’anno 2000, per muovere un po’ le acque. La soffiata più o meno diceva: non vi siete ancora accorti che i vincitori di quel concorso sono tutti parenti, amici, vicini? Si faceva quindi un ultimo riferimento ad una misteriosa figura: lo zio Jerry. Cercate lo zio Jerry…
E così la soffiata diventa un post-it attaccato allo schermo del computer di un agente: “McDonald’s Monopoly Fraud?” Il giovane collega Doug Mathews, esuberante e ambizioso, mette gli occhi sul post-it. Da qui ha inizio l’indagine, raccontata 20 anni dopo dai suoi protagonisti – da una parte e dall’altra della legge, of course.
Un’indagine rocambolesca, con tanto di azione sotto copertura – i federali che si fingono una troupe televisiva per abbordare i fraudolenti vincitori… Da Jacksonville, su e giù per la East Coast. Passando per un locale di spogliarelliste in cui si tiene anche la messa religiosa (sic). A caccia di questo fantomatico Uncle Jerry. Simulando nuove improbabili reunion in quel di Las Vegas per i vincitori fasulli – alcuni sfacciati, altri visibilmente a disagio…
Il mostruoso clown e gli sfortunati vincitori
Tra raggiri e colpi di scena, risalendo la catena dei reclutatori, e trovandovi in cima non uno bensì due Jerry. Il piccolo boss mafioso che abbiamo detto prima e Jerome ‘Jerry’ Jacobson, capo della sicurezza per l’azienda incaricata di stampare i golden tickets… Ci si può confondere facilmente, data la predisposizione mafiosa agli appellativi familiari, ma invero qui nasce la figura dello zio Jerry – così battezzato paradossalmente proprio da Gennaro Colombo.
Quest’ultimo si fa capo della distribuzione dei biglietti fortunati, chiedendo in cambio la metà del milione che, venendo elargito prudentemente con assegni annuali da 50.000 dollari, costringeva talvolta gli ‘sfortunati’ vincitori ad ipotecare casa e quant’altro per saldare il debito contratto con il malavitoso… Bella fregatura.
Non c’erano solo soldi: dal drink gratuito all’auto sportiva, dai videogiochi al villaggio vacanze, si poteva vincere un po’ di tutto. Ma telecamere e giornalisti comparivano solo quando il mostruoso clown Ronnie McDonald ti consegnava l’abnorme assegno – alla cui improvvisa vista, tra le altre cose assurde che si vedono in McMillions, un ragazzo perde la testa, cerca di rubarlo e scappare, convinto di poterlo seriamente cambiare in banca…
Per ognuno dei vincitori c’era comunque una storiella da imparare a memoria: il memorabile momento che mi ha cambiato la vita ecc. – cose così… E poi numeri di telefono e indirizzi falsi: per non provenire tutti dallo stesso quartiere, oltre che dalla stessa città. Con la necessità di inventarsi improbabili gite in altri stati per giustificare una diversa residenza…
L’ambigua natura di McMillions
Evidente che sotto non vi fosse alcuno schema raffinato di distribuzione di questi benedetti tickets. Anzi il tutto era un po’ campato in aria. Giusto un po’, tanto che ricordiamo il primo dei vincitori, con tanto di spot televisivo, essere stato proprio Gennaro Colombo!
Anyway, il 10 settembre 2001 – ci racconta McMillions – inizia il processo contro Jerome Jacobson. Il famoso zio Jerry, che aveva trovato un brillante modo per aggirare i livelli di sicurezza da lui stesso precedentemente approvati, con tanto di sigilli adesivi, valigia ammanettata al polso, vigile e costante presenza di un notaio durante il trasporto… L’FBI si arrovella continuando a chiedersi come diavolo ci fosse riuscito: la soluzione sarà tanto semplice da essere disarmante.
Ma il giorno dopo accade l’impensabile, e tutta l’America si dimentica dell’allucinante truffa al Monopoli del McDonald. Come non fosse mai accaduta. O come se fosse accaduta, per l’appunto, il secolo prima (il millennio parrebbe troppo pomposo e forzato)…
Strana avarizia quella che ti fa donare un milione per un centro di ricerca medica per bambini in Tennessee. Nemmeno l’elenco dei fallimenti matrimoniali – 5 ex mogli – ed esistenziali – bambino adottato che avrebbe voluto fare il poliziotto – aiuta a comprendere meglio l’ambigua natura dello zio Jerry.
Orrido, orrido, orrido.
Il candido ragionamento, fortemente condiviso dal Jerry mafioso, secondo cui comunque quei soldi a qualcuno devono pur andare, non tiene minimamente conto delle tante (non ci si crederebbe) vite rovinate da questa innocente e gigantesca frode durata un decennio.
Al di là delle pressanti vessazioni ad opera del malavitoso italo americano (Gennaro girava con una mazza da golf, non certo per giocarci), almeno fino a che questi non muore in un incidente stradale, il caso più emblematico è quello di Gloria Brown. Unica afroamericana scelta per vincere il milione, poiché vecchia amica della moglie di Colombo. Gloria non riesce a dire no all’amica, e si ritrova in men che non si dica tra le grinfie del subdolo marito. Cerca di convincersi, da madre single con due lavori, che questo sia un dono di Dio, ma il senso di colpa non smette di tormentarla. Così, quando i federali bussano alla sua porta, è forse l’unica che si fa trovare pronta – pronta a pagare per il suo peccato.
Zio Jerry, condannato infine a 15 anni di carcere, oggi ne ha quasi ottanta e vive ad Atlanta. Non ha accettato di farsi intervistare per questo documentario. Continua a pagare il suo debito di 25 milioni, versando ogni mese un centinaio di dollari – più o meno…
Grottesco? Sicuro. Federali o meno, i personaggi di McMillions sono tutti grotteschi. E umani, troppo umani.
Tutti, eccetto l’orrido clown Ronald McDonald. Orrido, orrido, orrido.
Un’altra affascinante e allucinante storia di truffe: Bad Vegan!