Bernard Lawrence Madoff, detto Bernie (1938 – 2021) è stato per decenni una vera e propria istituzione di Wall Street (di cui ha più volte contribuito a riscrivere le regole). Fino a quando il suo arresto da parte dell’FBI, nel dicembre del 2008, non ha rivelato la più grande truffa finanziaria del mondo. Uno schema Ponzi dal valore stimato di oltre 60 miliardi di dollari, perpetrato per decenni ai danni di migliaia tra fondi speculativi, istituzioni no profit, singoli e famiglie: dalla vedova di Palm Beach a Steven Spielberg, dai reali europei all’Unicredit…
Madoff – The Monster of Wall Street (Madoff – Il Mostro di Wall Street, Netflix 2023) è la docuserie in quattro episodi che ripercorre questa eccezionale storia. Ideatore e regista del documentario è Joe Berlinger, specializzato nel raccontare i mostri della società occidentale. Dai serial killer più efferati (suo il trittico true crime Conversations with a Killer, basato sulle interviste rilasciate da Jeffrey Dahmer, Ted Bundy e John Wayne Gacy) al miliardario predatore sessuale Jeffrey Epstein (Jeffrey Epstein: Filthy Rich).
Con Madoff – Il Mostro di Wall Street, ricostruzione giornalistica con attori e voce narrante off, assieme ad interviste dei reali protagonisti della vicenda, Berlinger continua dunque la sua indagine sulle figure criminali patologiche (non a caso Madoff è stato ribattezzato il serial killer della Borsa). Le cui azioni sembrano essere guidate da qualcosa di oscuramente demoniaco.
Non ti guarda mai negli occhi…
Madoff è stato un uomo ambiguo, spregiudicato, maniacale e manipolatore: tutti tratti, questi, che a Wall Street sono visti paradossalmente come qualità. E in effetti Bernie è stato considerato per decenni un dio della finanza. Perché, come lui stesso dice, aveva capito fin da subito la regola più importante di quell’ambiente: mai tradire la parola data, non importa a che prezzo. E il prezzo, come si sa, alla fine sarà di oltre 60 miliardi di dollari.
“Un uomo eccezionale, ma c’è qualcosa in lui che non convince: non ti guarda mai negli occhi”… Inizia così, con il sagace commento di una vecchietta rivolta al figlio dopo avergli presentato Madoff in un esclusivo golf club di Palm Beach. Sagace, ma non lungimirante – dato che questa sarà una delle innumerevoli famiglie destinate a soffrire lungamente a causa di questa gigantesca frode.
Ma come nasce la storia di Madoff – Il Mostro di Wall Street? Ragazzo ebreo del Queens, figlio di emigrati polacchi, Bernie vive con ansia i vari fallimenti lavorativi del padre, che arriva ad ipotecare la loro stessa casa. Studente mediocre, lascia la facoltà di legge dopo solo un anno, ma ha la fortuna di fidanzarsi con Ruth, proveniente da una famiglia molto più abbiente della sua. Con il sostegno del suocero, che gli mette a disposizione un ufficio nel suo avviato studio da commercialista, Madoff inizia un’attività da broker finanziario, investendo i suoi primi risparmi – 5000 dollari – guadagnati come bagnino a Long Island.
Madoff: meglio bugiardo che fallito
Siamo negli anni Sessanta: l’attività di trading si svolge ancora per lo più al telefono. Bernie scommette fin da subito su titoli ad alto rischio e ad alto rendimento. Il suocero convince alcuni tra i suoi amici e clienti ad investire con il giovane, facendo però una scelta che avrà poi pesanti conseguenze: quella di riunire tutti i capitali in un unico portafoglio (cosa, per inciso, illegale). Dopo i primi fortunati mesi di guadagno, al primo grande ribasso della borsa, Madoff perde tutto: si tratta però ancora di 30.000 dollari del tempo.
Ed è in quel momento che il giovane uomo fa la sua scelta. Come accadrà anni dopo alla Elizabeth Holmes di Thanatos, tra l’essere un fallito ed un bugiardo, non ha esitazioni. Chiede un prestito al suocero e mente agli investitori, facendo loro credere di non aver perso niente nonostante l’andamento negativo della Borsa. La voce si diffonde, e Madoff aumenta il numero dei clienti e, di conseguenza, il volume del portafoglio. Nessuna registrazione ufficiale, massimo riserbo, risultato garantito.
Assieme a lui lavorano la moglie ed il fratello, dando fin da subito alla società – la Bernard Madoff Investment Securities – il marchio dell’azienda familiare. Ed assieme al lato legale della società – che inizialmente si occupa di intermediazioni nella compravendita di titoli quotati fuori dalla Borsa ufficiale – prosegue la parallela ed illegale attività da consulente finanziario.
Illegale, perché Bernard Madoff per decenni non si registra come consulente finanziario. Illegale soprattutto perché, da quella prima menzogna, l’uomo non ha più investito un solo dollaro in azioni, come ha sempre fatto credere, pagando gli interessi da lui promessi con i nuovi capitali in ingresso. Il classico schema Ponzi.
I due opposti piani della realtà
Mantenere la parola data è, secondo Bernie Madoff, la cosa più importante a Wall Street. E lui manteneva in tal modo la parola data. Questa sua parola comportava interessi altissimi e sempre garantiti, a prescindere dall’andamento della Borsa: cosa che nessun altro consulente poteva permettersi di promettere. Per questo motivo il suo bacino di clienti andò negli anni aumentando esponenzialmente per tramite del solo passaparola. Permettendogli così di proseguire una truffa che abbisogna, per potersi reggere, di continuare ad espandersi altrettanto esponenzialmente.
E sempre per questo motivo vietava a tutti i suoi clienti di fare il suo nome in giro, pena la restituzione del capitale versato. Altra cosa impensabile per qualsiasi altra realtà di consulenza finanziaria in regola. La delirante crescita della sua truffa e la sua vertiginosa scalata al successo di Wall Street vanno paradossalmente a braccetto. Una storia che attraversa gli anni 70, gli anni 80 e gli anni 90, in cui rischia molto e guadagna moltissimo.
È uno dei primi ad investire nella tecnologia e nei computer, cosa che lo porterà alla presidenza del NASDAQ. In questi decenni riesce a gestire incredibilmente bene la sua attività legale di trader, divenendo un punto di riferimento per l’intera Borsa statunitense.
I due figli maschi, appena laureati, verranno da lui messi subito in posizioni chiave della sua società, spostatasi nel frattempo al diciannovesimo piano di uno dei grattacieli più eleganti ed emblematici di Manhattan.
Nessuno dei familiari aveva però nozione di causa né accesso fisico all’in seguito famigerato diciassettesimo piano, dove si svolgeva tutta la remunerativa attività di consulenza non registrata. I resoconti delle differenze tra i due piani – lavorative, estetiche e psicologiche – hanno dell’incredibile. Se pulizia, ordine maniacale e cura dei dettagli regnavano al 19esimo, caotiche pile di scatoloni, vecchie stampanti ad aghi, sigarette e lattine di birra regnavano nel 17esimo. Una realtà gestita da un manipolo di persone fidate, guidate dal braccio destro di Bernie: Frank DiPascali.
Troppo bello per essere vero?
Due mondi all’apparenza inconciliabili: tanto raffinato il primo quanto squallido il secondo. Eppure era il secondo la vera miniera d’oro di Madoff. Verso fine anni 90 una crisi finanziaria rischiò di far fallire la società legale. Un’azienda in cui le uscite superavano di gran lunga le entrate. Vuoi perché su centinaia di broker assunti, solo poche decine erano davvero redditizi; ma il generoso Madoff si sentiva spesso in obbligo di assumere il nipote di un vecchio cliente (e di vecchi clienti ne aveva parecchi). Vuoi perché la stessa generosità faceva sovente versare a Bernie cospicui bonus ai suoi impiegati.
Fatto sta che, in quel periodo, senza il travaso di 800 milioni di dollari dallo schema Ponzi alla sua società, quest’ultima sarebbe inevitabilmente fallita. Perché nel frattempo il volume d’affari della truffa era salito al valore di un miliardo di dollari. In un paio di occasioni aveva rischiato di perdere tutto, ma Madoff disponeva di un altro asso nella manica: un accondiscendente creditore sempre pronto a prestargli capitale (fino a 200 milioni di dollari), quando aveva bisogno estremo di liquidità. Prestiti che venivano ovviamente ripagati con interessi che andavano al di là del bene e del male.
“Se c’è una cosa che ho imparato molto presto è che gli uomini sono avidi” dirà lo stesso amareggiato Bernie. Si tratta dunque di onorare sempre, a qualsiasi costo, la parola data ad un mucchio di persone estremamente avide. Istituzione di Wall Street e garanzia di affidabilità, tutti facevano a gara per affidargli i loro risparmi, sicuri che il suo tocco magico li avrebbe fatti sicuramente fruttare.
Troppo bello per essere vero? Senza dubbio.
Madoff: matematici campanelli d’allarme
Ma è possibile che nessuno abbia mai fiutato ciò che stava accadendo, data la colossale entità del denaro gestito illegalmente da Madoff, “il mostro di Wall Street”? In realtà, fin dal 2000, di avvisaglie e campanelli d’allarme (in americano red flags, bandiere rosse) ce ne sono stati, eccome.
È in particolare Harry Markopolos, un matematico che lavora nel mondo della finanza, che, pressato dai suoi superiori per riuscire a replicare una strategia che consenta i profitti di Madoff, individua in pochissimi minuti lo schema Ponzi nel resoconto dei suoi rendimenti. Da allora, e per anni, inoltra alla SEC – la commissione che dovrebbe vigilare sulle società di trading – degli articolati promemoria in cui denuncia la concreta possibilità che sotto il loro naso stia avvenendo una delle più grandi truffe della storia.
Le indagini in merito della SEC sfiorano il risibile: su tutte quella in cui uno dei pezzi grossi, per far luce sulla vicenda, chiama direttamente Madoff per chiedergli se sta commettendo niente di illegale. Bernie continua a negare di gestire un fondo speculativo, anche se questo ha ormai raggiunto un esorbitante valore di diversi miliardi di dollari. Ed è proprio negli ultimi anni, con l’accesso di Madoff alle ricchezze europee, fino al crollo del 2008, che il valore nominale del fondo si impenna letteralmente arrivando a superare i 60 miliardi. Mentre il valore reale – ovvero il denaro che è stato concretamente versato nelle tasche di Bernie – si attesta ‘soltanto’ a 19 miliardi di dollari.
Inutile dire che la sua vita privata era tutta all’insegna del lusso più sfrenato: dalle svariate ville in Francia o a Palm Beach al jet privato, dalla moltitudine di cene e galà di beneficenza organizzati da Ruth alla sontuosa collezione di opere d’arte…
Il finale shakespiriano di Madoff – Il Mostro di Wall Street
Ma Madoff sapeva benissimo che il gioco non sarebbe potuto durare per sempre. Per quanto questo particolare schema Ponzi abbia superato qualsiasi aspettativa in termini di durata, di capitale e di numero di persone coinvolte (più di 35000 investitori da oltre un centinaio di paesi nel mondo!). La crisi dei mutui subprime del 2008 mette in ginocchio l’intera economia occidentale. E così la maggior parte degli investitori rivuole indietro i propri soldi.
Nel conto di Bernie rimangono ‘soltanto’ 300 milioni di dollari: spiccioli, in confronto all’ammontare delle richieste. Madoff decide di liquidare parenti e amici, assieme ai collaboratori più stretti – per cui prepara sostanziosi ed insensati bonus, dato il momento di crisi globale. È in quel momento che i figli si ribellano e pretendono spiegazioni. Madoff riunisce la famiglia e racconta loro tutta la storia. Mentre uno dei due figli si accascia in lacrime sul pavimento, la moglie esterrefatta chiede: cos’è uno schema Ponzi?
Il finale tragico, quasi shakespiriano, è ormai alle porte: saranno gli stessi figli, costretti dagli eventi, a denunciarlo ai federali. La voce si sparge velocemente tra gli investitori, e comincia il panico. Gran parte di loro aveva investito con Madoff tutto ciò che possedeva, convinta di poter vivere grazie ai cospicui rendimenti promessi dell’oracolo di Wall Street. Realizzano in quel momento di aver perso tutto.
Bernard Madoff diviene l’uomo più odiato d’America. Al processo il giudice lo condanna a 150 anni di carcere. Mark si impicca due anni dopo l’arresto del padre. Andrew muore poco dopo di un cancro che aveva sconfitto 10 anni prima. Ruth finisce a vivere in macchina, tutti i suoi beni ridotti a due grandi valigie.
Bernie Madoff muore in carcere a 82 anni per cause naturali.
Il patto con il diavolo
La storia non finisce però con il suo arresto. Uno studio legale viene incaricato di recuperare i 19 miliardi dell’inesistente fondo speculativo. Chi aveva investito con Madoff? Miliardari e milionari, ma anche gente comune: conoscenti, amici di conoscenti, e così via. Quindi, è vero, vi sono famiglie ricchissime che nell’arco di decenni hanno guadagnato tantissimo con Madoff. E vi sono enti no profit e famiglie che hanno perso tutto.
Un’altra tragedia sta però nel mezzo: l’esempio perfetto è una nipote che ha ereditato, attraverso la madre, il fondo che il nonno aveva stipulato con Madoff 30 anni prima. Naturalmente i pochi milioni investiti allora sono stati ampiamente ripagati negli anni. E poi, puntualmente, i profitti mensili garantiti sono stati spesi negli anni successivi. Ed è di questi soldi che l’avvocato incaricato chiederebbe conto all’ignara nipote: che dovrebbe quindi teoricamente ridare milioni che non ha, e che non ha mai avuto…
Suicidi, fallimenti, case espropriate… la lista dei danni provocati da Madoff è lunghissima. Alla fine lo studio legale riesce a recuperare 14 miliardi su 19. E se ne tiene 1 – un miliardo di dollari – come commissione. Perché, si sa, gli uomini sono avidi.
Madoff – Il Mostro di Wall Street, questo lungo, appassionato e dettagliato resoconto di Joe Berlinger, racconta la storia di un mostro atipico, un mostro che voleva accontentare sempre tutti, in un mondo abitato da individui molto avidi. E così fece un patto con il diavolo. Saranno tutti molto felici per moltissimi anni, gli disse il diavolo, e lo sarai anche tu. A quale prezzo? chiese il mostro. Lo sa Dio, rispose il diavolo.
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