How to Get Away with Murder, tradotta in modo forse un po’ pretenzioso con Le Regole del Delitto Perfetto (letteralmente sarebbe: Come cavarsela con l’omicidio oppure Come uccidere impunemente) è una serie televisiva USA (ABC, 2014 – 2020) in 6 stagioni, ognuna di 15 episodi, per un totale di 90, creata da Peter Nowalk e prodotta da Shonda Rhimes.
In Italia, dopo essere stato inizialmente distribuito da Fox via Sky, lo show è ora disponibile su Netflix.
Qui il trailer italiano. Qui sotto quello originale.
Shonda Rhimes e Peter Nowalk: una macchina per il successo
A ruoli praticamente invertiti, la coppia aveva già ideato e realizzato uno show dal successo indiscusso quanto per me inesplicabile: Grey’s Anatomy; sempre attraverso gli ABC Studios, Shonda Rhimes è inoltre la creatrice di Scandal (a cui Nowalk partecipa come produttore esecutivo e sceneggiatore). O, in anni più recenti, di un’altra hit: Bridgertone.
Nella quarta stagione di Le Regole del Delitto Perfetto vi sono due episodi crossover con Scandal, a significare la coabitazione ontologica delle due vicende (fortunatamente la visione della prima non implica in alcun modo quella della seconda, nonostante il suddetto crossover).
Se le creazioni della Rhimes tendono ad avere un alto tasso di emotività in una trama che è groviglio di melodramma e intrighi, dove il colpo di scena è solitamente la norma, allora anche questa creatura (partorita comunque da Nowalk) respira, per così dire, la stessa aria di famiglia. Si distingue però sensibilmente dagli altri prodotti per la peculiarità della sua natura di crime legal thriller (ovvero una sorta di giallo a sfondo giudiziario, suppergiù).
Due caratteristiche che saltano immediatamente all’occhio: questa serie riesce per la prima volta, nell’ambito di questo genere, a riunire in sé – soprattutto nelle prime stagioni – lo stile episodico e discontinuo legato ai singoli casi che la protagonista e il suo team affronteranno in tribunale, al più fluido sviluppo orizzontale della trama, cioè la storia portante su cui gli altri intrecci si appoggiano e che, nelle ultime stagioni diventa l’unica storia raccontata.
Le regole del delitto perfetto vuol dire Viola Davis
Di che storia si tratta? Da qui la seconda caratteristica di Le Regole del Delitto Perfetto: la narrazione ruota esclusivamente attorno alla figura di Annalise Keating (Viola Davis), avvocato nero e docente universitario nella città di Filadelfia.
La superlativa interpretazione di Viola Davis (attrice dalla carriera strepitosa, vincitrice della cosiddetta tripla corona, ovvero Oscar, Emmy e Tony Award – principali premi rispettivamente di cinema, televisione e teatro) pur a tratti riuscendo ad eclissare letteralmente tutto il resto, è comunque supportata dalla presenza di un ottimo cast (va da sé che gli americani sono sempre impeccabili nel casting). In questo show, ogni episodio essendo carico di forti emozioni e intensi sentimenti, tutti gli attori sono chiamati a dare prova di grandi capacità espressive: urla di paura, lacrime di rabbia, risate isteriche o ubriache… tutto il repertorio delle umane passioni è, di episodio in episodio, da un colpo di scena all’altro, brillantemente messo in mostra.
La performance della protagonista è uno dei motivi essenziali per cui, al suo debutto, questa serie è stata generalmente apprezzata da pubblico e critica, nonostante la trama non presentasse caratteristiche particolarmente originali. Incentrata, come si diceva, sulle vicissitudini personali e professionali dell’avvocato Annalise Keating che si troverà ad affrontare i casi più disparati assieme ai suoi collaboratori di vecchia data, ex studenti ora associati, Bonnie Winterbottom (Liza Weil) e Frank Delfino (Charlie Weber). E assieme ai cinque migliori giovani studenti del suo corso di diritto penale presso la prestigiosa Middleton University, subito ribattezzati i Keating Five: Wes Gibbins (Alfred Enoch), Connor Walsh (Jack Falahee), Michaela Pratt (Aja Naomi King), Asher Millstone (Matt McGorry), Laurel Castillo (Karla Souza).
Un racconto a mosaico, in equilibrio tra soap e procedural
Il caso portante della prima stagione, che darà inizio ad una catena infinita di menzogne e segreti, è legato al ritrovamento del cadavere di una ragazza incinta sul tetto di una palazzina, una studentessa coinvolta in una relazione con il marito di Annalise, Sam Keating (Tom Verica). In una fatale notte – quella dell’annuale falò nel campus della Middleton – i destini della carismatica docente e dei suoi brillanti studenti saranno legato ad un unico sottile filo. Bandolo di una matassa che andrà accrescendosi nel corso delle puntate e delle stagioni, fino a divenire un inestricabile intreccio di delitti, falsificazioni, tradimenti, segreti di famiglia… Tanto da restare lo show per tutto il tempo acrobaticamente in equilibrio proprio su questo sottile filo, con il continuo rischio di cadere nella farsa da soap (inaugurando così un nuovo genere, la soap crime procedural).
L’evento principale della prima stagione di Le Regole del Delitto Perfetto, la fatidica notte del falò, ricorre ad ogni episodio svelando di volta in volta un dettaglio in più: questa la costruzione a mosaico dell’asse portante della narrazione, per cui ogni stagione ha il suo momento fondamentale, il suo falò ricorrente per così dire, tramite l’utilizzo di flashback e flashforward. L’alternanza della storia primaria con gli altri casi giudiziari via via affrontati regola sapientemente il dosaggio di tensione e di fibrillazione, altrimenti insopportabili.
Anche in questo aspetto lo show di Nowalk e Rhimes mostra tutta la sua intelligenza, così come nell’inclusione tematica di argomenti rilevanti da un punto di vista politico e sociale.
Annalise Keating: avvocato brillante, nera, bisessuale, alcolista
Il personaggio della Keating è una donna nera, bisessuale, di successo e alcolista, che ha una concezione molto personale dell’etica. Va da sé che già così vi sarebbero tutti gli elementi per scatenare conflitti molto interessanti. Ma anche tutti gli altri protagonisti, ognuno con una personalità assai delineata e psicologicamente approfondita, saranno chiamati a doversi confrontare con le proprie certezze morali e con le contraddizioni di un sistema per cui giustizia e legalità non sono sempre la stessa cosa.
La lunga durata della serie offre la possibilità di tratteggiare in lungo e in largo le sfumature emotive, la forza, le fragilità – in una parola, la complessità – di tutti questi personaggi.
Significativo, in questo senso, l’addio che l’attrice Viola Davis ha pubblicamente dato al suo personaggio, in un post condiviso su Instagram (@violadavis) il 26 settembre del 2019: “Grazie Annalise per aver condiviso i tuoi casini, la tua forza e la tua intelligenza… Hai spalancato la porta ed aiutato a ridefinire cosa significhi essere nero. Cosa voglia dire essere una donna al comando. Grazie per la tua umanità. Impersonarti è stata l’esperienza di una vita […]”
A che condizioni ha senso guardare Le regole del delitto perfetto
Altrettanto significativo, la scelta di Rai 2 di censurare alcune scene di sesso tra due personaggi maschili durante la trasmissione in prima serata (8 luglio 2016) dei primi tre episodi, senza però tagliare le scene di sesso etero. A seguito delle numerose lamentele ricevute sui social, tra cui quelle degli stessi Nowalk e Rhimes, la direttrice di rete il giorno dopo ha giustificato quella stessa censura come la scelta di un individuo “eccessivamente pudico”. Replicando successivamente i tre episodi in versione integrale.
Le Regole del Delitto Perfetto è un lungo viaggio, uno di quelli che ha senso fare se i suoi protagonisti riescono ad entrarti nel cuore: allora si possono anche perdonare alcune estenuanti lungaggini e macchinose ripetizioni, perché la cosa più importante è proprio il tempo che si passa in compagnia dell’avvocato Keating e compagnia bella…
Una volta entrati in questa spirale di empatia con i personaggi, non si guarda questa serie per vedere come va a finire; la si guarda invece con la segreta e infantile speranza che possa non finire mai.
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Sempre da Shonda Rhimes: Bridgertone