Law & Order SVU – Special Victims Unit è una di quelle serie che tutti noi conosciamo, abbiamo almeno una volta visto o intravisto, ma che sarebbe da masochisti seguire dall’inizio alla fine, dato il vertiginoso numero di episodi (481 ad oggi) e la ripetitività prodotti in più di vent’anni. La trama è sempre la stessa: i detective dell’Unità Vittime Speciali indagano su efferati crimini di natura sessuale, per lo più stupri e abusi. La questione diventa quindi il perché di un successo così eccezionale. Cosa rappresenta – al di là della sua trama – questa narrazione?
SVU trasforma sottilmente la ricerca poliziesca dei colpevoli in un’azione di polizia o meglio di pulizia morale: a finire investigati e puniti non sono solo i reati, cioè ciò che contravviene la legge e “danneggia” la vittima, ma anche implicitamente – e appunto moralisticamente – tutte quelle forme di sessualità che deviano dalla normalità.
Law & Order SVU: da dove origina?
Questa vera e propria serie totemica americana (NBC) ha origine nel lontano 1999 ed è tuttora in onda (è infatti la serie live action più longeva negli USA). Nasce come spin off del classico Law & Order (sempre targato Dick Wolf), quello equamente suddiviso tra attività investigativa e iniziativa processuale (mentre qui si propende nettamente per la prima). E stabilisce all’epoca un record arrivando a remunerare la coppia protagonista (Mariska Hargitay ovvero Olivia Benson e Cristopher Meloni ovvero Eliot Stabler), sull’onda del successo, fino a 395.000 $ ciascuno a episodio.
Trattandosi di una produzione multimilionaria non sono mancate negli anni incredibili guest stars: tra i tanti nomi Jerry Lewis, Patricia Arquette, Henry Winkler, Franco Nero (nei panni di una figura politica di primo piano ispirata a Strauss-Kahn). L’attualità, in forma di cronaca, è da sempre l’ispirazione migliore per le turpi vicende raccontate negli episodi di Law & Order SVU, tutte comunque insindacabilmente “frutto di fantasia”.
Come riporta l’incipit di ogni puntata: “Nel sistema giudiziario statunitense i reati a sfondo sessuale sono considerati particolarmente esecrabili“. Sta dunque ai nostri eroi indagare “su questi crimini perversi“. Esecrabili e perversi sono le parole chiave di questa pruriginosa cornucopia di stupri e devianze, tragedie, abomini e questioni morali. Il sesso, che non viene mai mostrato, è il vertiginoso buco nero attorno al quale muove tutto l’orizzonte degli eventi: un’enciclopedia di pratiche bizzarre e perversioni, tutte naturalmente con il marchio scarlatto dell’illegalità, che vengono raccontate, analizzate, valutate in ogni loro aspetto – medico, psicologico, sociale…
Imbrigliare il disordine dei sensi.
Ogni variante illecita della sessualità è in Law & Order SVU perennemente riversata in discorso giudiziario: ciò che un tempo era appannaggio prima della confessione di matrice cattolica e poi della psicanalisi freudiana (vedi la straordinaria analisi di M. Foucault), è diventato ora un discorso squisitamente televisivo. Il personaggio di John Munch (interpretato da Richard Belzer), altro detective dell’Unità Vittime Speciali, quello per intenderci con gli occhialetti scuri, non a caso ha le fattezze sia del prete sia dello strizzacervelli.
La meticolosità probatoria cerca di dare forma all’immenso e sfrenato disordine dei sensi, per sua natura indicibile, che è l’eros. Perché l’eros è un potenziale strumento di anarchia, a meno che non si iscriva in un discorso razionale. L’assunto sottinteso è che ogni devianza sessuale minaccia l’ordine sociale: dunque anche la violenta esuberanza e la sensuale ambiguità proprie dell’atto carnale sono negate, in modo sempre sottinteso, anche solo come possibilità. L’atto in questione deve essere sempre qualcosa di adulto e consensuale, è un esplicito contratto di tipo sociale che non ammette zone grigie. Questo naturalmente andando al di là del discorso narrativo primario, che trattando di violenze sessuali, aggressioni, molestie, rapimenti, costruisce, in un’ottica ovvia di politicamente corretto, un’immediata empatia verso le vittime.
Una sessualità dopo-lavorativa, politicamente corretta.
Stiamo descrivendo una sorta di pensiero inconscio che fa da sfondo alla serie: l’utopia di una sessualità, politicamente corretta of course, che sia razionale, ordinata, dopolavorativa. L’utopia di un sesso in cui non si sta più sotto o sopra, ma si sta tutti a lato, se mi si passa il gioco. Tutto ciò che è selvaggio non può che essere cattivo: questo il non detto che emerge dalla filosofia di Law & Order SVU.
Bizzarria del destino, dopo oltre due decenni, l’unico altro attore che resiste assieme alla protagonista è Ice-T: proprio lui, l’ex rapper hardcore che scandalizzava l’America con Copkiller, l’inno da strada che incitava ad ammazzare gli sbirri. E la protagonista, altra bizzarria, è la figlia di Jayne Mansfield, la bionda mozzafiato rivale della Monroe e convinta adepta della Chiesa di Satana.
Attraverso il coinvolgimento empatico che suscita giocoforza una storia di abusi sessuali (il crimine esecrabile), Law & Order SVU riesce nel doppio intento morale di fornire un quadro esaustivo della perversa natura umana e di delineare per l’appunto come perverso qualsiasi atto carnale sfugga alla logica di una sessualità puritana, socialmente integrata. Legge e ordine, ça va sans dire, e noi spettatori come vittime speciali di questa edificante carneficina civile.
Abbiamo parlato qui di Law & Order
E qui invece di Law & Order: Criminal Intent