La fantastica signora Maisel (The Marvelous Mrs. Maisel), serie Prime Video, è stata trasmessa per 5 stagioni e 43 episodi, dal 2017 al 2023. Anni in cui ha fatto razzia di premi: numerosi Golden Globe ma soprattutto una ventina di Emmy, tra cui quelli 2019 (relativi alla prima stagione) come miglior commedia, sceneggiatura e protagonista. Giunta alla sua stagione 5 cala gloriosamente il sipario. Amy Sherman-Palladino, creatrice di una delle serie più amate e seguite in questi anni di cui è anche produttrice col marito Daniel Palladino, ha deciso di concludere trionfalmente la carriera della mitica Midge Maisel. E non poteva essere diversamente.
Eppure, quando il pilota uscì nel 2016 la stessa protagonista, Rachel Brosnahan, si era detta: “Ma chi mai guarderà una storia simile?”. Non era la sola a pensare che le avventure di una casalinga frustrata ma brillante, che una sera ubriaca sale su un palcoscenico e passa poi la vita cercando di diventare una comica, non avrebbero convinto il vasto pubblico.
La fantastica signora Maisel di stagione in stagione ha invece guadagnato enormi consensi. Ma soprattutto ha saputo migliorarsi in modo costante. La quinta stagione è forse la più bella, grazie anche ai continui salti temporali in un futuro dove finalmente Midge ha il riconoscimento planetario tanto agognato, assieme alla fantastica Susie Mayerson, sua agente.
Perché tanto successo inaspettato?
Cos’ha di così fantastico la signora Maisel? All’inizio, davvero nulla. Miriam Maisel è una perfetta casalinga nella ricca New York di fine anni ‘50. Figlia di un docente di matematica della Columbia University e di un’ereditiera, Midge trascorre felice e incosciente la sua vita: due figli piccoli, un appartamento lussuoso e gigante, un marito in carriera con la singolare passione serale per la stand-up comedy.
Nel primo episodio vediamo la giovane coppia correre di sera verso un club, il Gaslight Café nel mitico quartiere di Greenwich Village, dove Joe Maisel, interpretato da Michael Zegan, prova a costruirsi una dopolavoristica carriera di comico. Peccato che il marito della signora Maisel sia davvero negato per il palcoscenico. Impacciato e privo di ritmo, rubacchia le battute ad altri comici famosi rimescolandole in un suo show fallimentare e noioso.
Lei tuttavia annota diligentemente su un quaderno tutte le reazioni del pubblico, in che momento hanno riso e quali erano le (poche) battute che funzionavano.
Ogni volta che vanno al club poi, cucina dei piatti che dona al gestore del posto, cercando di ingraziarselo, si presenta sempre perfettamente truccata e vestita e non manca di sostenere con ingenuo entusiasmo Joe. Che però una sera, frustrato da un suo ennesimo fallimento con il pubblico, arrivati a casa la pianta.
La fantastica vita (sul palco) della signora Maisel
“Ho una storia con la mia segretaria e con te non sono felice”. Detto fatto, prende la porta. E la signora Maisel si ritrova da sola. Peggio, con due genitori che le intimano di “recuperare” il marito e due bambini piccoli da gestire. Che fare?
La signora Maisel afferra la prima bottiglia di vino che le capita a tiro e se la scola. Poi, va nello stesso club dove il marito ha subito tanti scacchi e, completamente ubriaca, sale sul palco. Inizia a scherzare sulla sua vita raccontando per filo e per segno come il marito l’ha piantata, la loro vita sessuale, la storia della segretaria… in un moto di entusiasmo si spoglia addirittura per far vedere a cosa Joe ha rinunciato. Arriva la polizia, lei viene arrestata. Ma il pubblico la acclama. È stata fantastica.
Da quel giorno, con mille traversie, Midge tenterà in ogni modo di diventare una comica professionista. Avrà molto successo ma tanti problemi. Dovrà fare altri lavori per mantenersi e rinunciare a qualche buon pretendente facendo infuriare la sua famiglia, che nel frattempo ha cominciato a cadere a pezzi.
Nelle prime tre stagioni de La fantastica signora Maisel, va detto, i monologhi e gli show comici sono eccellenti e irriverenti – un po’ meno lo svolgimento generale della trama. Invece di seguire col fiato sospeso l’ardente Midge di club in club, veniamo spesso costretti a lunghissime digressioni nelle vicende incrociate dei famigliari, pur nei toni di una commedia che sa sempre portarci con curiosità nell’umore degli anni ‘50.
Stand up comedian donne, e l’ombra di Lenny Bruce
Tra tutti i personaggi spicca senz’altro la sua manager Susie Myerson, interpretata da una superba Alex Borstein. Assieme a Midge trascinerà il pubblico in rocambolesche avventure tra club newyorkesi, improbabili tournée e scalate sociali verso i diritti della donna come affarista e artista.
L’ambientazione fedelissima dell’epoca ci fa tuffare nei colorati anni ‘50 americani, fatti di cappellini, gelati e ossessioni per il matrimonio. Nelle pur riuscitissime prime tre stagioni, tuttavia, la leggerezza di tutta la trama forse non rende totalmente giustizia alla vera vita dei comici – e soprattutto delle comiche – di quegli anni.
Il personaggio di Midge è ispirato a Phyllis Ada Diller e Joan Rivers. Due artiste spregiudicate che calcarono i palchi dei club quando alle donne era a malapena permesso entrare. La Diller cominciò la sua carriera per mantenere i cinque figli, vista l’indolenza del marito. Joan Rivers rimane famosa per aver rotto tutti gli schemi femminili dell’epoca con il suo umorismo dissacrante. Erano donne di una forza e violenza straordinaria.
Strepitoso, anche se poco sfruttato nelle prime stagioni, è poi il personaggio di Lenny Bruce, interpretato da Luke Kirby. Bruce, nella serie un simpaticone un po’ irriverente che si fa arrestare sempre col sorriso, fu in realtà un comico che riuscì a sconvolgere profondamente la società dell’epoca. Eroinomane, sposato ad una spogliarellista, inventava truffe e raggiri degni di un vero criminale. Una volta per mesi si vestì da prete postulando di casa in casa per una raccolta fondi in Nuova Guinea. Raccolse effettivamente un sacco di soldi e persino ne inviò una parte a delle missioni guineane, tenendosi però quasi tutto il bottino. Passò la sua vita tra il palco, la prigione e i locali notturni, perennemente accusato di oscenità e oltraggio al pudore.
Se oggi in America i comici hanno libertà di espressione lo dobbiamo a brutti ceffi come lui.
L’alba della rivoluzione femminista
Torniamo alle disavventure della protagonista. Dopo un tormentato debutto, l’unico posto che sembra accettarla come comica è un sordido locale di spogliarelliste: lì Midge può dire quello che le pare. Ma piano piano il postaccio per soli uomini comincia a riempirsi di donne che vogliono ascoltare la fantastica signora Maisel.
La quarta stagione della serie ci porta agli albori della rivoluzione femminista. Niente di troppo radicale. Ma le donne cominciano ad uscire, a bere e vogliono spassarsela: niente di meglio che andare a sentire un’altra donna farsi beffe della società e parlare dei loro problemi. Il direttore del locale, dapprima perplesso, si convince che il nuovo pubblico è una buona svolta. Le signore bevono, parecchio, e comprano i “nuovi” oggetti del nascente consumismo americano. Assorbenti, detergenti, rossetti d’emergenza… tutti prodotti messi a disposizione in distributori nei bagni. Una dirompente novità per l’epoca, che segna profondamente e sul nascere una generazione.
La Signora Maisel dal canto suo procede indefessa nella sua rivendicazione della libertà di parola. Pur sommersa dai debiti e con i genitori a carico, non scende a compromessi e dice solo quello che vuole. Dopo essersi scottata con un precedente impresario, che l’ha licenziata a sangue freddo per qualche battuta di troppo, non ne vuole più sapere di affiancare altri spettacoli. Vuole essere lei e basta.
Peccato che all’epoca l’unico modo per farsi strada come comico e guadagnare qualcosa era proprio farsi conoscere associandosi a qualcuno di più famoso. Glielo ricorda il suo amico Lenny Bruce, facendole una bella lavata di capo alla fine dell’ultimo episodio della quarta stagione. La fantastica signora Maisel deve farsi conoscere al mondo intero, in un modo o nell’altro. Questo è il compito imprescindibile di un comico.
La quarta stagione de La fantastica signora Maisel cresce
La quarta stagione de La fantastica signora Maisel è un ottimo esempio di come una serie nel tempo possa migliorare. Sono sparite le lungaggini e le digressioni che tendevano ad affossare la seconda e terza stagione.
In questo capitolo i personaggi di secondo piano come i membri della famiglia di Midge lavorano in gruppo, dando vita a delle scene esilaranti, veloci e a ritmo. La brevitas delle scene comiche è senz’altro una delle maggiori qualità della stagione 4, che salta di quadro in quadro senza darci la sensazione di dover riempire il nostro tempo in qualche modo, come era invece avvenuto in precedenza.
Spicca come sempre l’agente della signora Maisel, Susie Myerson (Alex Borstein). Questa volta sostenuta dalla mafia newyorkese e pronta a dar filo da torcere a chi non la reputa un agente serio. E finalmente emerge il personaggio di Lenny Bruce, dissacratore e anticipatore di un tipo di umorismo vicino ai giorni nostri. La sua figura, questa volta centrale, ci fa capire che la rivoluzione femminile è stata sostenuta anche da uomini come lui, pronti a credere nel talento di un’amica. Il rapporto tra lui e la signora Maisel è un trionfo di spiriti affini, oltre ogni polemica e sessismo. C’è poi una new entry interessantissima: Alfie (Gideon Glick), un mago che viene preso sotto l’ala protettrice di Susy.
La fantastica signora Maisel cala gloriosamente il sipario
Nello show non mancano i cliché o i luoghi comuni: le litigate, i dissidi, le condanne giudiziarie e soprattutto gli innumerevoli ostacoli che le due donne devono affrontare in un mondo dominato da uomini.
La genialità di La fantastica signora Maisel sta tuttavia nel non essere una commedia scontata di rivendicazione femminista in un mondo maschio e brutale. Molti sono gli amici maschi che la signora Meisel avrà al suo fianco. Le cinque stagioni sono, oltre che un vibrante affresco dei deliranti e colorati anni ‘50-’60, un chiaro omaggio a tutti gli artisti che hanno subito la censura e la violenza puritana. Trasformando con coraggio New York in una ribollente fucina di spettacoli. Maisel è l’incarnazione del sogno americano di un meritato successo nell’ambito dell’arte: un successo chiaro e luminoso, per quanto arduo da raggiungere.
Una gloriosa avventura dei tempi d’oro dei bassifondi di Hollywood. Un’epoca che oggi possiamo solo sognare. E che forse non è mai esistita, ma è sempre e solo stata una creazione cinematografica.
Una donna negli anni ’40: Ratched
L’America rampante e fragile degli anni ’60: Mad Men