La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (in originale: The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window), miniserie il cui titolo basta, se ripetuto abbastanza volte, a riempire un articolo, è uscita a inizio 2022 su Netflix. Sapete che qui su Mondoserie preferiamo parlare delle cose che secondo noi vale la pena leggere. Non necessariamente di tutto quello che si produce, troppo e in larga parte inutile, ma ciò di cui vale la pena scrivere. Perché molto bello, o perché molto brutto ma significativo per qualche ragione, o per motivi di interesse che prescindono dalla qualità.
La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra appartiene al terzo caso. La cosa più interessante della divertente miniserie con Kristen Bell è fuori e non dentro lo show. Ed è il modo in cui è stata fraintesa da una parte non marginale del pubblico.
La serie trae ispirazione da una serie di altre opere. La donna alla finestra di AJ Finn (libro di successo e poi film con Amy Adams). La ragazza sul treno di Paula Hawkins. Ovviamente La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock. Di fatto, mescola e reinventa influenze e situazioni da tutti questi lavori. Un pastiche che diventa anche una parodia di vari generi: mystery, thriller psicologico, giallo investigativo…
E qui risiede il problema. Se andate a leggervi un po’ di commenti online, vi colpirà come ha colpito me. Ci sono moltissimi spettatori che non si sono accorti che di parodia si tratta. E che criticano la serie per la sua mancanza di credibilità, serietà, plausibilità, ecc.
Uno dice: ma l’hai letto il titolo? La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra? Ti pare possibile che non sia parodistico l’intento?
Di che parla La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra?
Eppure è così. Vabbè, uno dice: magari l’errore deriva da altro. Certo, il titolo ipertrofico suona ironico, o grottesco, o almeno strambo. Ma magari trama e messa in scena sono serissime, perciò lo spettatore può aver pensato a una bizzarra o errata titolazione italiana. Succede.
Ok, vediamo la trama. Anna (Kristen Bell, ottima) passa le sue giornate seduta in poltrona davanti alla finestra scolandosi intere bottiglie di vino, che compra a casse, e mescolandole allegramente con gli psicofarmaci che prende. Lo sa che non dovrebbe e puntualmente vive allucinazioni pazzesche. La sua carriera di apprezzatissima pittrice (autrice di tremendi quadri a soggetto floreale, che però tutti amano alla follia) si è congelata. Perché? Perché anni prima la figlioletta è morta, lei e il marito Douglas (Michael Ealy) si sono separati, la vita si è fermata. Una notte, assiste a un omicidio alla finestra della casa di fronte. Ma nessuno le crede.
La presunta vittima è la fiamma del nuovo vicino di casa, un aitante vedovo (con figlia) con cui Anna ha pensato di ritrovare una scintilla. Finché non appare appunto la donna, giovane e formosa assistente di volo. Che poi altrettanto rapidamente scompare. O no? La polizia non le crede, i vicini pensano sia matta, persino la sua migliore amica deve ricordarle che mescolare alcool e psicofarmaci non è una cosa saggia. Ma Anna è convinta di aver visto ciò che ha visto. E inizia a indagare. Scoperchiando una serie di misteri collegati al primo.
Grottesco e parodia dietro la superficie del thriller
Va bene, va bene, detto così La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra sembra seria. E anche un po’ cupa. Ma quale parodia? Ma quale ironia?
Aggiungo allora altri elementi, tutti desumibili dal primo paio di episodi (brevi, quasi da sitcom). L’ameno quartiere residenziale vede la costante presenza di un tuttofare, Buell (Cameron Britton, Mindhunter), che da anni sta riparando la stessa cassetta delle lettere. La presunta vittima nasconde losche trame con uno spogliarellista, con cui dialoga via Instagram. Anna prepara costantemente sformati di pollo, che usa come passepartout sociali. Legge libri in tema, con titoli come The Woman Across the Lake. Ha una paura paralizzante della pioggia, nel senso che alla prima goccia si immobilizza e perde conoscenza.
E questo dipende dal fatto che pioveva il giorno in cui la figlia ha accompagnato il padre al lavoro per una di quelle esperienze tipicamente americane: una giornata assieme ai genitori per capire cosa fanno nella vita. Solo che lui è un profiler dell’FBI che quel giorno deve intervistare un pericoloso serial killer, noto come Massacre Mike, la cui specialità è il cannibalismo. Douglas porta la bimba, la fa entrare tranquillamente nella stessa stanza del serial killer, poi esce dalla stanza per parlare con un collega e si chiude fuori. E così muore la bambina. Divorata da un cannibale durante la giornata scolastica “al lavoro con papà”.
Ora, se tutto questo non basta – e, ripeto, siamo ai primissimi episodi – a far capire che di parodia si tratta, cosa potrebbe riuscirci?
Probabilmente non i moltissimi altri elementi surreali che pure punteggiano la serie, specie negli ancora più grotteschi episodi successivi.
Il ritorno di Michael Lehmann (sì, quello di Schegge di follia)
Certo, se uno si aspetta che una parodia debba avere la parola PARODIA stampata a lettere di fuoco su ogni scena, qua non la troverà. Perché La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra costruisce il suo miscuglio di generi, e appunto la loro parodia, assumendo la struttura formale di un serissimo thriller psicologico investigativo. È folle la protagonista o sono ciechi gli altri? Quali misteri si nascondono nel quieto quartiere e nelle vite passate dei personaggi? Chi ha ucciso? Chi verrà ucciso?
Merito dei creatori e autori, Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf. Che hanno già collaborato in precedenti progetti, e spesso in Adult Swim, il canale di Rick and Morty e Robot Chicken.
E merito anche e soprattutto della regia assai equilibrata di Michael Lehmann, che firma tutte e 8 le puntate. Lehmann ha negli anni diretto varie cose, di alterno successo: 40 giorni e 40 notti, Hudson Hawk, Airheads. Ma resta ancora legato al suo primo lungometraggio: la commedia nera di culto Heathers (1989), in italiano Schegge di follia. Con Winona Rider, Christian Slater, Shannen Doherty, il film racconta in modo ferocemente satirico, e non poco dark, un liceo dell’Ohio e gli adolescenti che lo frequentano. Flop al botteghino, l’opera ha ricevuto il plauso della critica ed è diventata a ragione un popolare film di culto. Affermandosi come uno dei migliori racconti di formazione di sempre.
Anche in Schegge di follia la cifra dominante era il grottesco. Anche lì, la parodia lavorava all’interno di un apparente rispetto delle strutture formali di diversi generi (scolastico, teen drama, thriller, ecc.).
La donna nella casa…: tra Veronica Mars e The Good Place
Vi sono poi alcuni elementi metatestuali che appaiono piuttosto evidenti, e anche solo per evocazione dovrebbero aiutare a far cogliere lo spirito dello show.
Kristen Bell era stata protagonista della popolarissima Veronica Mars: dove, ricorderete, era una detective talentuosa ma dilettante. E anche qui “fuori posto”: di giorno studentessa del liceo, di notte investigatrice.
Mi è poi risultato impossibile non pensare a The Good Place, la fantastica sitcom filosofica di cui ci siamo occupati in questo articolo e ancora meglio in questa puntata del podcast. Non solo perché le due serie condividono la protagonista, Kristen Bell. Non solo perché l’ex marito di lei in La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra ricorda tanto ma proprio tanto Chidi, sua anima gemella in The Good Place. E non solo per l’apparizione folgorante del sempre divertentissimo Marc Evan Jackson, capo dei Demoni nell’altro show e qui eccentrico custode del faro.
Ma più in generale per l’idea, difficile da scacciare, che l’inquietante loop psicologico ed esistenziale di Anna sia esattamente uno degli inferni escogitati per torturare i defunti di The Good Place. O, almeno, che potrebbe benissimo esserlo.
In conclusione. La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra non è una grande serie. Qua e là imperfetta in scrittura, avrebbe forse beneficiato di un paio di puntate in meno. Ma incuriosisce e tiene avvinti, grazie al suo eccentrico mix di generi e stili, fino al beffardo finale.
Ma più ancora, e al di là dei suoi più che discreti meriti, la serie Netflix è interessante come cartina di tornasole. Se non riusciamo a capire (tutti) che questo show è parodistico, e che certi esiti non sono errori di resa ma scelte volutamente grottesche, beh, siamo davvero in grossi guai.
Ascolta il nostro podcast su The Good Place!