Kitz (Netflix, miniserie in 6 episodi, 2021) ci racconta la vita vacanziera e debosciata di un gruppetto di giovani a Kitzbuehel, una delle località sciistiche austriache più rinomate ai nostri giorni. La serie creata da Nikolaus Schulz-Dornburg non è solo un teen drama, ma un’analisi di come il Male possa insinuarsi, con tutte le sue tentazioni, anche nei luoghi più splendidi ed illibati della terra.
E questa cittadella medioevale del Tirolo sembra essere un eccellente rifugio per i malvagi. Al crollo del III Reich, Kitzbuehel ospitò alcuni superstiti nazisti fino alla fine della guerra. Mentre oggi raccoglie l’elite germanica che nelle vacanze si sollazza tra spa, sfilate di moda private e costose feste di cattivo gusto. L’intreccio si snoda tra le vite dei villeggianti e quelle degli abitanti locali. La popolazione della cittadella sopporta a fatica i ricchissimi e viziatissimi “figli di papà” che stagionalmente, come delle cavallette, si riversano sulle piste e nei resort creando scompiglio.
I primi episodi scorrevoli e glamour ci immergono nel nulla disperato dei riccastri: feste chic al limite del trash, droghe di diverso tipo e tristezza tra un selfie e l’altro. Ma una nube fosca aleggia sulle teste dei debosciati: l’anno prima a causa loro era morto un ragazzo del villaggio. Lisi, sorella del defunto, aiutata da altri amici, cerca di insinuarsi nell’élite per consumare una terribile vendetta.
Beccatevi il trailer in lingua tedesca: tanto il concetto è chiaro!
La degenerazione della ricchezza
La trama intrigante ci risucchia nella visione di questi sei episodi, senza troppo dolore. In fondo, la superficialità che avvolge tutto e tutti ci impedisce di provare persino pietà per questa gente. Per le ricche cavallette ma anche per le formiche, ovvero gli abitanti del luogo, che si trasformano volentieri in parassiti, pronti a vestirsi da camerieri e servi per approfittare al massimo dell’alta stagione.
Kitz è l’ennesima serie su un tema a noi molto caro: la degenerazione della ricchezza, ragionamento a cui abbiamo dedicato numerosi articoli e podcast. Tra i podcast segnaliamo questo e questo. Tra gli articoli, almeno quello dedicato a Triangle of Sadness e quello su Billions.
A differenza di White Lotus, (di cui abbiamo parlato anche nel podcast sulla stagione 1 e sulla stagione 2), Kitz cerca verso la fine di nobilitare sia i ricchi che i normali abitanti del villaggio, mostrandoci le loro buone intenzioni. Questo tuttavia non fa che renderceli ancora più odiosi: sono incapaci persino di tenere il loro ruolo. I ricchi figli di papà finiscono per sognare una vita modesta tra la brava gente di montagna. Mentre si lascia intendere che ai locali non dispiacerebbe affatto guidare le loro Audi.
Interessante il personaggio di Lisi (interpretato da un’eccellente Sophie Eifertinger) che, pur a caccia di vendetta, si lascia a poco a poco risucchiare dal ricco mondo proibito, in un continuo doppiogioco. Sono ben descritti molti altri personaggi, tra cui la coppia gay tra il ricco Kosh e il giovane mandriano Hans.
Kitz: come una nuova Versailles?
La versatilità e il realismo di alcuni caratteri ci portano a ragionare sulle diverse tendenze dei teenagers. Questa serie ‘europea’ si distanzia delle sue gemelle americane, spesso intrise di spirito woke e dove le vite dei ragazzi raramente sguazzano nella tragedia dall’inizio alla fine. Oggi molte serie americane per adolescenti sembrano infatti assumere il valore del romanzo di formazione. Dove la redenzione è sempre possibile, con un po’ di sforzo e volontà di cambiamento.
Invece, volutamente o meno, Kitz dipinge questo villaggio colonizzato dai nuovi nobili a tinte nette e chiare. Stiamo slittando verso una nuova Versailles, dove gli aristocratici hanno il sangue di industrialotti d’accatto. E si interfacciano al mondo reale solo grazie ai social. Per quanto cerchino di cambiare, non ne usciranno. Peggio: corromperanno i ‘puri’ abitanti locali.
Niente di nuovo, eppure in questo mondo montano dove esistono ancora i mestieri manuali (fattore, fabbricante di sci, agricoltore etc) la divisione tra chi lavora e chi no è particolarmente vistosa. E l’inutilità dei ‘nobili’ spinge a sognare nuove ghigliottine.
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Da Dallas a Succession: ricchezza e famiglie in tv | PODCAST