Justified è una serie televisiva statunitense, tra il western e il poliziesco, in 6 stagioni – ciascuna di 13 episodi di 1h circa. Dopo il debutto americano del 2010 sul canale FX (The Shield, Sons of Anarchy), in Italia è andata in onda inizialmente sul canale satellitare AXN (2011-2016), con il ridicolo sottotitolo ‘Justified – L’uomo della legge’. Successivamente trasmessa sul digitale (TOP Crime e Italia 2), è ora disponibile su Amazon Prime Video.
A brevissimo è previsto il debutto italiano del sequel Justified: City Primeval, ambientato a Detroit.
Sceneggiata dallo showrunner canadese Graham Yost (Speed, Band of Brothers, The Pacific), la serie ruota intorno alle avventure di Raylan Givens, vicesceriffo degli U.S. Marshal. Personaggio protagonista di alcuni romanzi (Pronto, Riding the Rap) di Elmore Leonard (che di Justified è anche produttore esecutivo), e soprattutto del breve racconto del 2001 Fire in the Hole (indicato nei titoli di testa come fonte narrativa).
Elmore Leonard (1925 – 2013) è stato uno degli autori americani più noti dell’ultimo mezzo secolo, le cui opere sono spesso state adattate per il cinema: Punch al rum è diventato Jackie Brown di Tarantino; Out of Sight, l’omonimo film di Soderbergh; e infine lui stesso ha riadattato Quel treno per Yuma, nella versione con Russell Crowe e Christian Bale.
Raylan Givens: justified – giustificato
Raylan Givens, il carismatico protagonista di Justified uscito dalle pagine di Leonard, interpretato dall’impeccabile Timothy Olyphant (Deadwood), è un uomo di legge del Sud. Uno sceriffo d’altri tempi per così dire, che viene trasferito dai suoi superiori – dopo una sparatoria ai limiti della legalità avvenuta a Miami, suo precedente distretto – nella sua terra d’origine. La contea di Harlan, decadente realtà rurale e mineraria dell’Est Kentucky.
L’affascinante e virile Marshal, vestito anche come un cowboy d’altri tempi – stivali e cappello a falda larga inclusi – parla ed agisce esattamente come quei personaggi western di Gary Cooper di cui Tony Soprano lamentava spesso la mancanza. Inverosimilmente posato, sempre sarcastico e lapidario, sempre pronto al duello con la sua Colt – con cui è naturalmente velocissimo e che non tira fuori mai per primo dalla fondina – Raylan ha un suo proprio codice morale, cosa che tende a metterlo costantemente nei guai con i superiori, tramite il quale si sente perennemente giustificato (Justified) in ogni sua azione contro i cattivi (the bad guys).
Inoltre il vicesceriffo, nonostante gli ordini del capo, che più volte vuole che Raylan consideri un caso chiuso – perché formalmente lo è – si accanisce contro un fuggitivo marginale dell’ultimo momento. Perché, come ripete spesso, quella storia per lui non è ancora finita: lo sarà solo quando l’ultimo dei delinquenti implicati dal caso sarà stato da lui catturato – o ucciso. E così l’ordine legalmente razionale della società si scontra contro il furore western individualista di Raylan Givens, un uomo la cui teatrale violenza sente sempre e comunque giustificata.
L’alter ego di Raylan Givens: Boyd Crowder
In questa serie, ambientata tra whisky, pollo fritto e pistole, per la quasi totalità dei personaggi uccidere il prossimo è la cosa più naturale del mondo. E i personaggi di questa sperduta realtà del Kentucky sono per lo più fuorilegge e bifolchi senza mezze misure, con assurdi vestiti, acconciature, ed un irresistibile e marcato accento del sud.
Tra i diversi e pittoreschi villain con cui Raylan e l’ufficio degli U.S. Marshals, capitanato da Art Mullen (Nick Searcy), dovranno confrontarsi spicca senza dubbio Boyd Crowder (un grande Walton Goggins – The Shield, Django Unchained). Ex compagno di miniera di Givens, con cui intrattiene un rapporto ambivalente, Boyd è un gangster atipico, elegante e prolisso, brillante e contorto. Il perfetto alter ego di Raylan, dato che entrambi condividono un comune passato lavorativo in miniera e soprattutto due odiati padri criminali incalliti. Con Boyd più volte si ritroverà alleato, almeno fino al fatidico confronto finale, per fare fronte comune contro altri nemici.
Perché non tutti i cattivi di Justified sono locali: alcuni vengono da fuori – come gli esponenti della Dixie Mafia di Detroit – per mettere le mani sugli affari illeciti della contea, costringendo quindi il Marshal ad allearsi momentaneamente con il suo amico nemico.
E con Ava Crowder (Joelle Carter) – ex cognata di Boyd e ora sua fidanzata, dopo un breve flirt con Rayland – tanto per rendere le cose ancora più intricate. Come Boyd gli ricorda più volte, è solo la stella da sceriffo a giustificare le sanguinolente azioni di Raylan – azioni dettate dalla sua natura violenta e, in fondo, criminale.
Justified e l’arcaico Kentucky
Tutto ciò che il vicesceriffo Givens deve affrontare diventa, bene o male, sempre una questione personale. Perché, oltre ad Arlo Givens – suo padre – e a Boyd, che hanno a che fare praticamente con qualsiasi cosa illecita accada da quelle parti, la maggior parte dei grotteschi delinquenti con cui Raylan si confronta sono fantasmi del suo passato (ex moglie compresa). Ed infine perché, per un uomo di legge che si sente l’ultimo dei cowboy, non esiste crimine che non sia destinato a diventare una questione personale.
Anche se non lo ammetterà mai, Givens si trova molto più a suo agio nel suo Kentucky che nella metropolitana South Beach di Miami. Dove nelle primissime scene sembra evidentemente spaesato. L’arcaico Kentucky, scenario perfetto per questo impasto tra crime poliziesco e western retrò, distante anni luce da CSI e compagnia bella, è – assieme alla faccia da schiaffi di Olyphant e all’estro truffaldino di Goggins – l’altro protagonista di Justified.
Una serie che mette, al centro di un mondo criminale grezzo, violento e contraddittorio, un genuino eroe d’altri tempi, altrettanto violento e contraddittorio. Un eroe le cui contraddizioni non sono mai né interiorizzate né esternate. Anzi, in un certo senso, l’unica contraddizione di Raylan Givens è di vivere nel nostro tempo. A risentire di questa contraddizione non è mai il protagonista, ma tutti quelli che gli gravitano intorno tra amici e colleghi. Lui, come del resto i criminali che affronta, si sente sempre genuinamente giustificato in tutto ciò che fa. Perché, esattamente come i criminali, lui è così.
E comunque non tira mai fuori la pistola per primo. Ma fa di tutto perché gli sia consentito di tirarla fuori.
In pratica, fa di tutto per essere giustificato.
Un altro poliziotto retrò: Bosch