Jerry Springer è morto, viva Jerry Springer. Ho chiesto al direttore di Mondoserie di lasciarmi fare un pezzo che fosse un The Best of che raccogliesse i momenti epici che ancora si trovano in rete. Ha detto di sì, e anche subbito.
Del resto, questo è un sito che si occupa di intrattenimento seriale. E quindi è impossibile non parlare di una trasmissione con 28 stagioni all’attivo – per 4.969 episodi! – e una dose pressoché infinita di momenti di goduriosa allucinazione. Sparsi ora come clip sgranate in rete (a breve ne parliamo e ne mostriamo pure qualcuno) che chissà quanto dureranno.
L’era perduta della TV
Dovete capire che siamo in pochi a conoscere e ad apprezzare Jerry Springer. Proveniente da una famiglia di ebrei profughi dell’Olocausto, cresciuto nel Queens, come Cindy Lauper e Donald Trump, lo Springer ebbe una carriera di politico per il Partito Democratico USA. Arrivando ad essere sindaco di Cincinnati. Non è che c’è da stupirvi: se avete mai visto le videointerviste fatte ai giovani a caso nei centri commerciali da Bernie Sanders sapete qual è il fascino che i membri del partito dell’asino avevano per il mezzo televisivo.
Perché, essenzialmente, stiamo parlando di questo oggetto finito in una obsolescenza latente: la televisione. Se non avete mai visto una puntata del Jerry Springer Show, che in realtà si chiamava solo Jerry Springer, è perché si tratta proprio di roba dell’era televisiva. Quando non c’era internet e quindi – pazzesco a pensarci – le uniche immagini in movimento che arrivavano dagli USA venivano sotto forma di pellicola (i film) e nastri magnetici (VHS). E quel poco che si poteva vedere sui nostri canali, che importavano serie a BZF, non era mai la vera TV statunitense. I talk show venivano prodotti, talvolta scopiazzando oscenamente gli americani, in Italia.
Ecco, c’è questa cosa da dire: forse non avete mai visto un episodio del Jerry Springer, ma la sua cifra è percolata decisamente nella nostra TV, in ispecie quella pomeridiana, fatta per le signore. Se improvvisamente, da qualche parte a fine anni Novanta, sono iniziate a comparire figure sguaiate, urla, scenate, volgarità gratuite e situazioni interpersonali al di fuori della decenza, ebbene, quello è un effetto indiretto di Jerry Springer. Perché i network, e gli autori che «pettinavano» (si dice così) i programmi, pendevano sempre dalla labbra catodiche dello Zio Sam.
Vita di Jerry Springer
Il Jerry ci aveva messo un po’ a focalizzarsi. La politica era il suo pane. Aveva lavorato alla campagna presidenziale di Bob Kennedy nel 1968. Quindi l’esperienza in consiglio comunale a Cincinnati, prima come consigliere e poi come sindaco. Vale la pena di riportare che nel 1974 si dovette dimettere da consigliere dopo aver ammesso di aver adescato una prostituta, ma nel 1975 venne rieletto con una vittoria a valanga, per poi diventare sindaco nel 1977. Le controversie, è possibile abbia imparato a quel punto, gli portavano bene.
La politica, tuttavia, non sempre gli usciva col buco. La sua candidatura alle primarie democratiche per correre come governatore dell’Ohio si arenò. Riparò lavorando in radio, e poi come giornalista TV per un’affiliata locale della NBC.
Negli anni intanto si stava incubando il suo capolavoro, il Jerry Springer Show, che abbiamo detto si chiamava solo Jerry Springer (come se il Maurizio Costanzo Show si fosse chiamato solo Maurizio Costanzo: suona in modo inaffrontabile). Si trattava di un talk show che doveva affrontare temi scabrosi. Per le prime due stagioni si concentrò sulla politica, ma ebbe un indice di gradimento bassissimo.
«Il peggior programma televisivo di tutti i tempi»
Jerry quindi ricalibrò il programma. Perché, deve essersi chiesto, non parlare di cose a cui il pubblico – compreso quello in sala – reagisce immediatamente? Eccoti un talk che invita personaggi, supposti reali, che parlano delle loro storie di adulterio, di relazioni familiari marce sino all’indescrivibile (dove l’incesto, bleah, non è più un tabù), usando parolacce e violenza fisica, magari vestiti in modo succinto?
Il risultato fu l’archetipo, e al contempo il vertice forse ineguagliato, della TV spazzatura. La puntata pilota andò in onda su NBC Universal il 30 settembre 1991. E da lì fu uno schifo ininterrotto che durò 27 anni. Tuttavia è riconosciuto che l’apice fu raggiunto negli anni Novanta. In momenti sconvolgenti, che sfidavano la credulità dello spettatore, venivano raccontate storie bizzarre e agghiaccianti, presentati personaggi improbabili, spaccate famiglie, umiliate persone e gruppi sociali, toccate profondità di abiezione umana.
E poi, soprattutto, botte, tante botte, botte da ogni parte. Al punto che Steve Wilkos, uno dei membri del team della Security – che interveniva di continuo a sedare gli animi che trascendevano in modi che in confronto Sgarbi vs D’Agostino è roba softcore – divenne ad una certa un personaggio talmente famoso da sostituire in alcuni episodi lo stesso Jerry e a farsi un programma tutto suo. Lo Steve Wilkos show.
La critica definì il Jerry Springer «il peggior show televisivo di tutti i tempi», e lui ne andò fiero, usando il giudizio per annunciare l’apertura di ogni puntata. L’America, tuttavia, segretamente apprezzava: era un guilty pleasure, un vizio privato irresistibile per i telespettatori di quegli anni.
Le scene più brutte che avete mai visto
Il perché lo capite se vi lasciate guidare in questo carosello di clip che Mondoserie ha preparato per i suoi lettori.
Una presenza immancabile era quella dei ragazzi del Ku Klux Klan, che si presentavano bardati dei loro grembiuloni colorati e i celeberrimi cappucci.
Non di rado scattava, anche immantinente, la rissa con i vari personaggi con cui venivano invitati a «parlare»: neri, ebrei, chiunque, con, talvolta, picchiatori che si levavano dal pubblico per menare i KKK e il loro irresistibile accento Southern.
Anche questi, salta fuori, hanno i loro problemi familiari
Il programma era il trionfo visibile dei Redneck, che in TV in effetti non si erano mai visti davvero. Gli esemplari rappresentati erano ragguardevoli, e molto offensivi della categoria
Non mancavano pure le risse amoroso – familiari tra Hillbillies, una categoria per comprendere la quale rimandiamo al film Netflix di Ron Howard Elegia americana.
Anche i senzatetto drogati, specie se inguardabili, trovavano rifugio dal Jerry.
Il caso umano del padre adolescente di quattro figli con tre donne adulte diverse (ma è legale? Non in tutti gli Stati, a quanto ricordiamo dal caso di una famosa dark lady del cinema romano) poteva non esservi?
Incredibili rivelazioni dal mondo del lesbismo.
Fidanzate che tradiscono il fidanzato cieco.
Relazioni pericolose con nani spogliarellisti.
In un momento di grande avanguardia, si presentò anche un personaggio affetto da una parafilia di cui oggidì si è cominciato a parlare: l’apotemnofilia, ossia il desiderio di essere amputati.
Oltre all’uomo che aveva sposato il suo cavallo, ad un certa comparve anche quello che amava il suo panda.
Voi pensate che oggi come oggi, scene del genere con i transessuali fischiati dal pubblico siano ancora possibili? Erano gli anni Novanta, bellezze mie, si poteva tutta – mica come in questi orwelliani anni 2020.
Un altro pattern ripetuto negli anni era quello dell’annuncio in diretta della rivelazione del tipo «non sei tu il padre» (i test del DNA in farmacia erano di là da venire).
La cosa del transessuale che seduce il bravo ragazzo inconsapevole fu un pattern che si ripeteva negli anni, coinvolgendo tutte le razze. «Surprise, I’m a man!». E il pubblico in deliquio. E giubbotte.
https://youtu.be/HUunWbc7dsY
Botte, botte a tutti. Botte in famiglia. Tra rivali. Botte durante le proposte di matrimonio.
Botte tra cugini che si sposano.
Botte all’interno dei triangoli amorosi.
https://youtu.be/4DH1pty5KLs
Botte nei pentagoni amorosi.
Botte tra cornute.
Botte interraziali tra conoscenti.
Botte fra gemelle omozigote.
Botte tra afroamericani omosessuali.
Botte in quello che è uno degli scontri più epici mai concepiti nella storia umana, «prostitute contro papponi».
Non possiamo, tuttavia, dimenticare gli epici momenti di midget fight, cioè di «botte fra nani», perché i triangoli amorosi violenti vi sono anche lì. Qui bisogna capire che il Jerry fa regredire il telespettatore al medioevo in cui questo tipo di spettacoli erano usi. Il pubblico in studio, invece, esaltato e berciante, regredisce a stadi dell’evoluzione biologica ancora più indietro nel tempo.
Poi c’era la variante più organolettica, il food fight: i protagonisti, quasi sempre donne, si tiravano addosso il cibo, conciandosi in modo rivoltante.
https://youtu.be/JwSVx3lLZQQ?t=42
Esistono video compilativi di ogni sorta delle grandi risse al Jerry Springer.
https://youtu.be/zmFA5SJOVOc?t=60
Una polemica recente ha visto i membri della security (tra i quali, ad un certo punto, figurò anonimamente anche lo storico campione di arti marziali miste Bas Rutten) ammettere che la violenza in scena era in realtà fasulla.
Sarà, tuttavia c’è stato qualche caso davvero sinistro. Una donna, Nancy Campbell-Panitz, accusata in un episodio dall’ex marito Ralf Panitz e dalla nuova moglie di stalking, fu trovata morta. L’ospite di Springer fu trovato mentre scappava in Canada: passato in giudizio, gli fu comminato l’ergastolo. Davanti ai microfoni di Larry King lo Springer negò che vi fosse qualsiasi correlazione tra il programma e il brutale omicidio.
Tuttavia, restava il fatto che lo show potesse rendere popolari, glamour, le devianze sessuali più oscene ed aggressive.
Jerry Springer al cinema
Negli ultimi anni, il mito di Springer si era afflosciato. Tuttavia, vi sono pellicole, viste e meno viste, che cercavano di includere il suo mito per effetti comici. Nel secondo Austin Powers – Austin Powers – la spia che ci provava (1989) – al Jerry Springer Show appare il dottor Male che vorrebbe riconciliarsi con suo figlio, ma finisce per fare a botte con chiunque, compresi gli immancabili tizi del Ku Klux Klan. Lo si vede nel video qui sopra.
È apparso anche nel film Sharknado (2013), quello del tornado fatto di squali affrontato con una motosega da uno dei protagonisti di Beverly Hills 90210 (quello biondo di seconda scelta, non Dylan), dove viene divorato con un inguardabile effetto digitale dal pesce che si fingeva morto.
Gli ultimi giorni di Jerry Springer
A fine anni 2000 aveva fatto, senza troppa gloria, il giurato ad America’s Got Talent, una specie di X-Factor americano. Aveva riprovato la politica, cercando di correre per il Senato federale nel 2000 e nel 2004, ma l’associazione con lo show più trash della storia era troppo forte, e dovette rinunziare. Nel 2018 decise di riprovare a divenire governatore dell’Ohio, prima di rendersi conto di essere troppo vecchio.
Il suo lascito è stato nella cultura popolare, e non solo Nel 2003 a Londra cominciò ad andare in scena un’opera lirica ispirata al programma, Jerry Springer: The Opera. Nel 1998 era uscito un film in cui il presentatore interpretava se stesso, The Ringmaster.
Rimangono pure i giudizi sulla sua persona e sul suo operato. Un libro del 2005, intitolato Le 100 persone che stanno fottendo l’America, definiva Jerry «la più bassa forma di vita della TV», un pioniere nello sfruttamento del disagio dei suoi ospiti e della stupidità della sua audience.
Jerry è morto nella sua casa di Evanston, Illinois, il 27 aprile 2023 all’età di 79 anni. La famiglia ha fatto sapere che gli era stato diagnosticato un cancro al pancreas pochi mesi prima della sua morte.
Ma non disperate: lo schifo che ha portato in TV per decenni è ancora tutto qua.
Tv americana: leggi il nostro ritratto di Conan O’Brien