Un personaggio popolarissimo, protagonista di decine di romanzi e numerosi film. Una serie ricchissima in termini di produzione, di varietà di location, di sequenze d’azione. E una spettacolarizzazione forse senza precedenti di un tema che più attuale di così si muore: la geopolitica. E quindi la dinamica conflittuale tra Stati – e a volte dentro gli Stati. Jack Ryan è tutto questo.
La serie di Prime Video ha debuttato nel 2018. Al successo della prima stagione è seguito, a fine 2019, quello della seconda. E, dopo la pausa per la pandemia, che rendeva impensabile una produzione così ambiziosa, a fine 2022 è uscito il terzo capitolo. Seguito, prima del previsto, dalla più breve quarta e ultima stagione: che ha così concluso lo show a luglio 2023.
Se vi piace l’incrocio tra action, thriller e spionaggio – con un tocco d’esotismo frequente nel mondo degli 007 – è una serie decisamente raccomandabile. Il senso di avventura tiene tese le 8 puntate di cui si compone ogni stagione (6 l’ultima). Pur restando nella giusta superficie di un prodotto di intrattenimento, non manca lo sforzo di immaginare scenari di una qualche complessità e rilevanza. E poi c’è un protagonista, John Krasinksi, che porta al personaggio di Jack Ryan una confortante “normalità”: anzi, che la riporta, ispirandosi come vedremo all’interpretazione di un attore iconico come Harrison Ford.
Servono altre ragioni? La terza stagione racconta la corsa per fermare una minaccia russa nel cuore dell’Europa, ed evitare un conflitto mondiale… Mentre la quarta, l’ultima, sposta la sfida su un fronte più concettuale: il nemico non è solo esterno ma anche interno, nell’opacità delle nostre istituzioni che le rende vulnerabili.
Cosa, chi, come
Il titolo completo della serie è Tom Clancy’s Jack Ryan, ma la si conosce per il nome del suo protagonista: appunto l’analista della CIA / agente segreto Jack Ryan. Di cui parliamo diffusamente nel prossimo capitolo: del personaggio, e della sua enorme popolarità. Dai romanzi di Clancy, appunto, alla grande fortuna cinematografica.
A creare lo show sono stati Carlton Cuse e Graham Roland. Il primo è un nome centrale nella serialità televisiva degli ultimi 20 anni. Cuse è stato lo showrunner, co-creatore, co-sceneggiatore e co-autore di tante produzioni. Al centro delle quali spicca Lost (cui abbiamo dedicato una puntata del podcast): è stato lui, assieme a Damon Lindelof, a portare avanti la fondamentale serie fantastica. Ma poi, portano la sua firma show di successo come The Strain e Bates Motel. O, più di recente, un prodotto anomalo e affascinante come la tesa 5 days at Memorial, di cui abbiamo parlato nel podcast. Producono, oltre a Cuse, John Krasinski, Michael Bay e Mace Neufeld.
Krasinski è l’altro elemento centrale. Già coprotagonista di uno show popolarissimo come The Office, oltre che regista in proprio della bella serie di film horror The Quiet Place, l’attore dà vita a una rilettura del personaggio convincente e riuscita. Jack Ryan, come raccontiamo nel prossimo capitolo, ha avuto tante incarnazioni e tanti volti. Krasinski prende ispirazione da Harrison Ford, che interpretò l’eroe di Clancy in due film degli anni ‘90: Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo. Il suo Ryan è un eroe assai umano. Coraggioso, certo. Pugnace, pure. Tosto, sì. Ma tutt’altro che supereroico. Un eroe quotidiano.
Le quattro stagioni fin qui prodotte possono aver concluso Jack Ryan. Ma uno spinoff è già in lavorazione, con al centro il nuovo coprotagonista entrato nel gruppo con l’ultimo capitolo: Michael Peña tornerà a vestire i panni di Ding Chavez, letale agente della CIA che combatte le battaglie giuste.
Jack Ryan: un personaggio leggendario tra romanzi e film
Il personaggio creato da Tom Clancy ha avuto un enorme successo nella letteratura e quasi subito al cinema. Debutta nel libro “The Hunt for Red October” (in italiano “La grande fuga dell’Ottobre Rosso”) pubblicato nel 1984. Da allora è apparso in numerosi altri romanzi di Clancy, diventando una delle figure più famose del genere di spy-thriller. In totale, Jack Ryan è in una dozzina di romanzi scritti da Clancy. Altri libri l’autore americano li ha scritti a quattro mani. Dopo la morte dello scrittore, nel 2013, Ryan ha continuato ad apparire in numerosi romanzi scritti da altri autori: il totale dei libri di cui è protagonista supera la ventina. Tra questi, numerosissimi bestseller.
Ma chi è Jack Ryan? Ex Marine ferito in un incidente di elicottero, lo incontriamo come analista della CIA. È in questo ruolo che viene spesso coinvolto in missioni (ovviamente pericolose) in giro per il mondo. Ha una vasta conoscenza della geografia, della cultura e della politica internazionale, e un ottimo intuito – il che lo rende un perfetto agente segreto. Ma non solo: nel corso delle sue avventure, Ryan diventa vicepresidente degli Stati Uniti. Troppo? No: finirà addirittura per succedere all’inquilino della Casa Bianca. Coraggio e intraprendenza, poi, ne fanno uno degli eroi più popolari degli ultimi decenni.
La sua fortuna cinematografica è stata quasi immediata: Caccia a Ottobre Rosso esce nel 1990, con Sean Connery nei panni del comandante russo disertore e Alec Baldwin a dare il volto al personaggio. Il primo di una serie di attori di primo piano che ne vestiranno i panni. Gli succederanno il già citato Harrison Ford, Ben Affleck e Chris Pine, nei cinque adattamenti cinematografici – di successo – usciti fino al 2014. Ora Krasinski, che gli infonde una pacatezza sempre preoccupata.
Le quattro stagioni dello show
Nelle sue quattro stagioni, la serie ci ha portati un po’ dappertutto, raccontando gli anni della prima maturità del personaggio (a metà tra il Ryan di Pine e quello di Baldwin).
Nella prima stagione, Jack Ryan – analista della CIA – è impegnato a smascherare un complotto terroristico organizzato da un leader jihadista. Quando si imbatte in una serie sospetta di trasferimenti bancari, la sua ricerca di risposte lo catapulta – dalla scrivania – in un micidiale gioco in tutta Europa e nel Medio Oriente. Qui dovrà sventare un massiccio attacco contro gli Stati Uniti e i suoi alleati.
Nella seconda stagione, Jack Ryan viene inviato in Venezuela per investigare sulla scomparsa di un uomo d’affari americano. Presto scopre che il Venezuela è il teatro di una crisi umanitaria e politica, causata dalla corruzione del governo e dalla crescente influenza della Russia. Ryan deve lavorare con il suo team per fermare il tentativo di destabilizzare il Paese sudamericano e l’intera regione.
La terza stagione di Tom Clancy’s Jack Ryan si concentra sulla crescente minaccia rappresentata dalla Russia. O meglio, da una fazione all’interno del governo russo che punta a restaurare l’impero sovietico. Tra destabilizzanti operazioni di disinformazione, azioni “false flag”, attentati nel cuore dell’Europa. Fino a portare gli Stati Uniti, e i loro alleati, sull’orlo della guerra mondiale e forse di un conflitto atomico.
La quarta e ultima stagione fa una scelta un poco sorprendente. C’è un complotto globale che vede unire le forze fazioni terroristiche internazionali, la Triade che ha base in Myanmar ma tentacoli in tutto il mondo, i cartelli messicani. Ma la vera missione di Ryan è ripulire dall’interno la stessa CIA, perché la minaccia più grande alla stabilità ormai viene dalla corruzione della politica e delle istituzioni americane…
La geopolitica-spettacolo di Jack Ryan
Un semplice elenco delle location dà subito l’idea della ricchezza produttiva di Jack Ryan, e della sua fascinazione “esotica”. La prima stagione è stata girata primariamente tra Washington, Parigi, Marrakech e Montreal. La seconda stagione ha aggiunto nuove location: Colombia, Russia e Londra. La stagione 3 è stata girata anche in Repubblica Ceca, Ungheria, Austria, Slovacchia e Grecia – ma con pure alcune scene romane. Nella 4 si va a Dubrovnik, in Croazia; ma anche in Messico, Myanmar, Thailandia, e poi Los Angeles, New York City, Ginevra.
È chiaro: la serie affronta temi geopolitici complessi – il terrorismo, la guerra fredda, le crisi umanitarie, la corruzione nei governi, il revanscismo nazionalista, il fanatismo, il cinismo delle agenzie – ricorrendo alla semplificazione. E, ovviamente, alla spettacolarizzazione. Di stagione in stagione, di episodio in episodio, Jack Ryan finisce per incarnare un nuovo modello di eroe americano. Simile eppure leggermente diverso da tanti predecessori. La lotta contro le minacce esterne è la solita tipica dell’action para-spionistico a stelle e strisce. Tuttavia, il mondo più che cattivo è incerto: ed è in questa incertezza che aumenta il pericolo.
I nemici non sono villain animati da propositi megalomani: sono istanze geopolitiche concorrenti alla “pax americana”. Il Medio Oriente ricco di petrolio, umiliato dal colonialismo occidentale e percorso dai fremiti dell’islamismo radicale della prima stagione. L’ombra del caudillo, e di modelli di governi autoritari, nel Sudamerica della seconda stagione. Il grande nemico di sempre, la Russia, nella terza.
Fino alla conclusione, in cui come detto Jack Ryan affronta nemici tanto esterni quanto interni. Distinguere i buoni dai cattivi non è solo sempre più difficile: è un lusso poco giustificabile. Forse, in realtà, è una forma di cecità alla complessità reale del mondo.
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