“Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”. Così rispose un legato papale ad un soldato che, durante un rastrellamento di eretici, esitava ad uccidere in massa i sospettati, donne e bambini compresi. Perché tergiversare? Una volta morti, se ne sarebbe occupato Dio…
Questa soluzione lapidaria oggi ci sembra follia. Ma nel 1200 invece suonava piuttosto plausibile. Quello che contava davvero, per un legato cattolico della Santa Inquisizione, era la vita eterna. E se un neonato cristiano finiva con la gola tagliata poco male: sarebbe andato direttamente in paradiso, visto che non aveva ancora avuto modo di peccare abbastanza per meritarsi l’inferno.
In nome del cielo (Under the Banner of Heaven, 2022) è una miniserie che ci parla di fede, sangue e rivelazioni. 7 episodi da una sessantina di minuti, in Italia su Disney+. Ispirata al libro dall’omonimo titolo di Jon Krakauer, tratta del duplice omicidio di una giovane madre e della sua bambina di 15 mes. Avvenuto, negli anni ‘80, nello stato americano dello Utah.
Rivelato fin dal primo episodio, l’omicidio lascia scioccato il detective Jeb Pyre (un eccellente Andrew Garfield) per la sua vistosa violenza. Ad entrambe le vittime era stata tagliata la gola. Il sangue era sparso copiosamente sul pavimento della loro casa. Tutta la famiglia (anche il marito sospettato di omicidio) apparteneva alla Chiesa dei Mormoni. Nota anche come LDS (Latter days Saints: i Santi degli ultimi giorni).
In nome del cielo: un delitto efferato, una religione controversa
La miniserie è la ricostruzione dell’efferato caso che adombrò le cronache per la sua inspiegabile crudeltà. Ma anche della storia di una religione complessa – e sconosciuta ai più nei suoi complicati dettagli, ordini e rituali.
Il Mormonismo nasce in America nell’800 per opera di un giovane di umili origini, Joseph Smith. Oggi conta milioni di seguaci. Il mito fondante di questa fede complessa lascia tutt’oggi scettici molti americani, che guardano il culto con sospetto, spesso anche a causa delle sue derive fondamentaliste.
Il 22 settembre dell’anno 1823 Joseph Smith incontra un angelo (angel Moroni), mandato da Dio ad indicargli dove sono nascoste delle tavole scritte (golden plates) che gli permetteranno di fondare una nuova religione in nome di Cristo. Smith trova le tavole su una collina a New York e riceve ordine dall’angelo di non mostrarle a nessuno, nemmeno a sua moglie. Ma di tradurle e riportarle l’anno seguente nello stesso luogo. Smith racconta ai suoi compagni di fede che queste tavole sono scritte in egiziano riformato e che solo lui potrà interpretarle. Visto che, sempre secondo l’angelo Moroni, è l’unico diretto tramite tra Dio e la nuova fede che sta per nascere.
La traduzione delle tavole si trasformò in un libro di fede, il Libro di Mormon, testo ancora oggi usato e venerato da chi pratica questa religione.
I mormoni: una vita lontana dal consumismo
Senza addentrarci troppo nei cavilli del Mormonismo, presente in tutto il mondo, anche in Italia, ripassiamo i motivi per cui è universalmente conosciuta.
I mormoni praticano uno stile di vita lontano dal consumismo e vivono una quotidianità libera da qualsiasi sostanza che possa alterare l’umore. Quindi niente alcool, niente tè, caffè, sigarette e cibi industriali. Credono poi fermamente nella famiglia e nella prole, che deve essere il più numerosa possibile. Proprio per questo inizialmente il culto prevedeva la poligamia, poi rinnegata ufficialmente dalla Chiesa di Mormon nel 1890. Diversi gruppi di mormoni fondamentalisti però non solo continuano tutt’oggi a perpetrare l’uso di avere più mogli ma mantengono le donne in una condizione di totale schiavitù. Ce ne siamo occupati nell’articolo sulla docuserie Keep Sweet. E pure nel nostro podcast Non c’è più religione, in una riflessione più ampia sul concetto di Guru.
Anche nella miniserie In nome del cielo, creata dallo sceneggiatore premio Oscar Dustin Lance Black (che fra l’altro è nato e cresciuto in una comunità mormona), la poligamia e il fondamentalismo segreto trascinano lo spettatore in sette puntate crude, violente e intriganti. Dove la fede barcolla e si trasforma in schizofrenia allargata.
In nome del cielo: una delle migliori uscite sul tema
I mormoni – soprattutto quelli fondamentalisti – spesso pretendono di poter parlare direttamente con Dio. E Dio detta loro leggi, suggerimenti e ordini. La serie esplora specialmente l’antico precetto chiamato blood atonement (‘pagare con il sangue’ i propri peccati). Riportandolo in auge attraverso le ‘visioni’ dei membri della Setta dei Profeti, un delirio collettivo mormone dagli esiti orribili.
I lettori dell’omonimo libro e chi ha seguito il caso reale avvenuto nel 1984 nello stato dello Utah lamentano che la serie non è particolarmente fedele ai fatti realmente avvenuti. In nome del cielo resta però una delle migliori uscite recenti sull’argomento Fede e Follia, e l’interpretazione degli attori riesce a rendere accessibile il Dubbio Religioso anche ad uno spettatore non praticante.
I mormoni sono stati spesso d’ispirazione per film e documentari, perlopiù a sfondo drammatico. Tuttavia il musical The Book of Mormon (Il libro dei Mormoni), debuttato a Broadway nel 2011 e vincitore di numerosi premi, è tutt’oggi uno show intrigante, divertente e molto amato in tutto il mondo. Persino dai mormoni stessi, che non esitano a farsi due risate. E che usano il successo della commedia musicale per incoraggiare possibili nuovi fedeli, commentando: “Il vero Libro dei Mormoni è molto meglio: avete visto il musical? Ora leggete il libro!”
Ascolta la puntata del podcast su serie e documentario a tema religioso
Gli orrori di una setta deviata: Keep Sweet