Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) è un’ambiziosa serie televisiva sci-fi statunitense (Netflix, 2024) creata dal duo David Benioff e D. B. Weiss (Game of Thrones) assieme a Alexander Woo (The Terror). Per questa prima stagione, strutturata in 8 episodi dalla durata di 60 minuti circa, Netflix ha investito l’impressionante cifra di 20 milioni di dollari a puntata. Tra i produttori, Brad Pitt e Rosamund Pike. Di conseguenza le aspettative su questo show – che ha in previsione altre 2 / 3 stagioni – sono davvero alte. Questo spiega in buona parte la scelta di una riscrittura pop de Il Problema dei 3 corpi. Pop nel senso di semplificazione, apertura dell’opera ad un pubblico più vasto. E meno esigente.
Perché questa serie è il riadattamento del primo omonimo libro (Mondadori 2006) della trilogia fantascientifica nota come Memoria del passato della Terra (o anche La saga del problema dei tre corpi) dello scrittore cinese Cixin Liu. Gli altri due volumi si intitolano La materia del cosmo (2008) e Nella quarta dimensione (2010).
La vertiginosa opera di Liu è il primo romanzo di fantascienza cinese a vincere nel 2015 il prestigioso Premio Hugo, il più ambito premio letterario nell’ambito sci-fi. La questione dell’adattamento e quindi del passaggio da libro a serie filmica è, come vedremo, di rimarchevole importanza. Mondoserie ha realizzato un podcast per il libro e uno dedicato alla discussione sulla serie.
Da Pechino a Londra…
Questa corposa e pregiata trilogia (oltre 1200 pagine!) è tecnicamente ascrivibile al genere hard sci-fi, sotto categoria – prevalentemente letteraria – caratterizzata dall’enfasi posta sugli aspetti scientifico-tecnologici della storia. Anche per questo motivo questa trasposizione seriale ha il carattere di un’incredibile sfida. L’americano Il problema dei 3 corpi deve condensare in soli otto episodi – la cui trama attinge anche dal secondo e dal terzo libro della saga – tutti i non facili quesiti inerenti alla fisica teorica presenti nella storia. Passaggi che un romanzo può molto più lussuosamente permettersi di spiegare in dettaglio. E che la versione televisiva cinese The Three-Body Problem (2023) di Lei Yang – show tratto dalla stessa opera o più precisamente, dal solo primo libro – affronta lungo la bellezza di trenta (sic) episodi.
Già nel particolare titolo di romanzo e serie troviamo un diretto riferimento ad un problema di meccanica celeste posto da Newton e che il matematico francese Henri Poincaré dimostrò essere senza soluzione. La mancanza di confidenza con nozioni come questa o l’ignoranza di concetti base della fisica quantistica rischiano di limitare fruizione e comprensione di una trasposizione televisiva. Da qui l’esigenza di risultare chiari, pur avendo a disposizione in soli 8 episodi poco spazio per le spiegazioni. Ecco una prima difficoltà per gli showrunner statunitensi.
Abbastanza ovvio che per Liu quello cinese sia il sistema di riferimento culturale dominante. La natura fortemente sinocentrica dei suoi romanzi ha quindi comportato la necessità di riadattare e modificare protagonisti e luoghi della storia, per andare incontro ai gusti del vasto pubblico occidentale. I personaggi vengono disinvoltamente aggiunti o eliminati, addirittura fusi assieme, oppure cambiano genere. E nazionalità. Da Pechino a Londra, da lingua madre cinese a inglese, da fattezze maschili a femminili… Quanto è possibile cambiare l’originale senza stravolgerlo o snaturarlo? Altra difficoltà.
Diktat narrativi ai confini della realtà
Per finire, oltre alle basilari conoscenze di fisica imposte dall’hard sci-fi, e oltre alla necessità di rimettere l’occidente e gli occidentali – per così dire – al centro del mondo, questa storyline è davvero di per sé maledettamente complicata. Con una miriade di personaggi e situazioni complesse, e altrettante complesse riflessioni sociologiche e filosofiche.
In sostanza, la scrittura de Il problema dei 3 corpi è stata fin dall’origine una sfida colossale. In buona parte per la natura unica, capricciosa e sfuggente del capolavoro letterario da cui è tratta. E non mi riferisco soltanto all’hard sci-fi. Del resto anche per un film qualsiasi di Nolan, o per una serie come Dark, si devono avere oggi nozioni minime di relatività generale e di meccanica quantistica. Uno show può contenere spiegazioni, mai uno ‘spiegone’.
Ma a prescindere da ciò, questi romanzi sono pieni di ostici salti spaziotemporali e complicazioni d’ogni tipo. Questo significa che si è dovuta riscrivere la trama della serie sottostando a diktat narrativi – di semplificazione e condensazione della stessa – e a diktat produttivi – cambi di genere e nazionalità. Dovendo al contempo confrontarsi con gli aspetti filosofico-esistenziali della storia. Storia in costante evoluzione. Si inizia con il tono di una ricostruzione storica, ma via via subentrano elementi spiazzanti: vi è il thriller distopico, l’enigma di una realtà virtuale più realistica che mai, suspence e addirittura horror, con tanto di setta e serial killer… E infine, solo infine, pura fantascienza che si espande di romanzo in romanzo, esponenzialmente. Partendo dalla terra per giungere ai confini del cosmo. O forse, della realtà.
Il problema dei 3 corpi – YOU ARE BUGS
Buona parte della critica ha bocciato, forse un po’ troppo frettolosamente, questa transizione. Che pare essersi persa nel labirintico groviglio della trama, avendo pochi episodi a disposizione per poterla dipanare. Otto episodi fin troppo compressi e iperbolici. Anche se lo stesso Liu Cixin ha approvato la sceneggiatura americana. Forse perché consapevole non potervi essere altro modo per tradurre in chiave mainstream una storia straordinariamente fuori dagli schemi come la sua. Paradossalmente (ma non troppo) lo stesso autore non era stato nemmeno consultato per la versione televisiva cinese.
Appurata la natura di rivisitazione e decostruzione, piuttosto che di adattamento, de Il problema dei 3 corpi, proviamo a entrare nello specifico di una serie che è stata temerariamente paragonata, nel suo lancio promozionale, alla mitica Lost. Lancio promozionale (il termine americano è hype) in svariate città del mondo, che in Italia è arrivato ad occupare il tabellone degli orari dei treni di Roma e Milano. Con la scritta SIETE INSETTI (YOU ARE BUGS), tratta da una scena clou.
La sinossi ufficiale della piattaforma così recita: “La fatidica decisione di una donna nella Cina degli anni ’60 riecheggia attraverso lo spazio e il tempo fino a raggiungere il presente. Quando le leggi della natura si sgretolano inspiegabilmente davanti ai loro occhi, alcuni brillanti e affiatati scienziati uniscono le forze con un detective anticonformista per affrontare la più grande minaccia nella storia dell’umanità”. Nota Bene: la minaccia a cui la sinossi fa riferimento è tanto invisibile quanto palpabile, condizione perfetta per l’accrescersi di una tensione a tratti paradossalmente insostenibile.
Il problema dei 3 corpi – Sinossi Non Ufficiale
Aggiungiamo noi la presenza di un misterioso casco per la realtà aumentata, fatto recapitare da mittente ignoto ad un ristretto numero di persone. Indossandolo, si accede ad un superfuturistico videogame, con livelli di sensorialità addirittura inconcepibili. Il gioco è ambientato in uno strano e desolato mondo, la cui popolazione soggiace a Ere dell’Ordine e del Caos, dalla durata apparentemente incalcolabile…
Inoltre l’astrofisica cinese Ye Wenjie (Rosalind Chao – Star Trek: Next Generation), rimasta traumatizzata nel 1966 dalla violenta Rivoluzione culturale di Mao che le ha barbaramente assassinato il padre, poi impiegata in un progetto segreto, è infine stata la docente mentore di un affiatato gruppo di giovani scienziati ribattezzati i Cinque di Oxford. Mentre un detective a statuto speciale – Da Shi (Benedict Wong – What We Do in the Shadows, Black Mirror) – indaga sulle misteriosi morti a catena dei principali ricercatori scientifici del pianeta per conto di una potentissima agenzia sovranazionale di antispionaggio, capeggiata da Thomas Wayne (Liam Cunningham –Game of Thrones, Domina), l’ambientalista plurimilionario Mike Evans (Jonathan Pryce – Slow Horses, Taboo) guida una sorta di culto scientifico-religioso a bordo di un transatlantico…
I Cinque di Oxford – l’esperta in nanotecnologie Auggie (Eiza Gonzalez – Mr. & Mrs. Smith), la fisica teorica Jin (Jess Hong), il brillante assistente ricercatore Saul (Jovan Adepo – Watchmen), il ricco imprenditore Jack (John Bradley – I Borgia) e l’insegnante di liceo Will (Alex Sharp – The Good Lord Bird) – sono tra loro molto legati. Questa combriccola di menti geniali – non presente nel libro in questa forma – permette sia di progredire nelle indagini su un mondo che sembra stare per impazzire, sia di scandagliare il vasto lato degli aspetti umani-troppo-umani della trama. Paure, amore, rimorsi, amicizia, coraggio, sofferenza… Le fragilità emotive di questi personaggi così intellettuali, potrebbero essere un mezzo formidabile a disposizione della sceneggiatura per empatizzare con l’intera storia.
L’occhiolino del cielo stellato
Una storia tutta giocata sull’arrivo, in un futuro lontano, di una sorta di Estranei (ricorda qualcosa?). La catastrofe, ne Il problema dei 3 corpi, è e non è imminente (altro ricordo, “Winter is coming”). Non è un gioco di parole, ma una questione di relatività temporale. Si perdoni la voluta vaghezza ma non vogliamo svelare altro. Per quanto riguarda il continuo parallelismo con Game of Thrones, aggiungiamo soltanto che anche qui la colonna sonora è opera di Ramin Djawadi. Comunque, nonostante l’impossibilità filmica di sostituire la speculazione immaginifico-letteraria e nonostante l’assurda concentrazione di colpi di scena, azione e spiegazioni per colmare il poco tempo a disposizione di 8 episodi, Il problema dei 3 corpi resta una storia fantascientifica originale, elettrizzante e pazzesca.
Con ogni probabilità – così come è accaduto con la seconda parte del Dune di Villeneuve – per poter abbracciare questo particolarissimo prodotto seriale, bisogna accogliere questa prima stagione come una sorta di introduzione. Ad un meglio che è tutto da venire. Un esempio a caso, fatto da chi precedentemente ha avuto l’opportunità di leggere l’intera saga fantascientifica. La storia d’amore presente nella serie è indubbiamente usurata e abusata; eppure il suo senso verrà svelato solo nel prosieguo che immaginiamo in S2.
La speranza è che nella seconda stagione trovi posto anche quel pathos che in molte scene de Il problema dei 3 corpi purtroppo manca. I Cinque di Oxford sembrano infatti avere la tendenza ad una percezione più intellettuale e meno emotiva della realtà. Realtà che poco a poco sta deflagrando, soprattutto agli occhi di questi giovani scienziati. Occhi che contemplano un angosciante countdown dovunque voltino lo sguardo. O che vedono, preannunciato per data e ora, il cielo stellato far loro l’occhiolino…
Il problema dei 3 corpi e l’invasione di cavallette
L’umanità minacciata viene paragonata ad insetti da schiacciare (“You Are Bugs”). Nella scena iniziale del 1966, a Pechino una folla esaltata urla: “Sradichiamo gli insetti, spazziamo via mostri e demoni”. Lo slogan della Rivoluzione Culturale, “distruggere il vecchio mondo per forgiarne uno nuovo”, sarà una delle idee centrali della storia. Poi c’è il pensiero del sublime Da Shi – invero molto più sottile e sfaccettato nel romanzo, ahimè. In sostanza tutti odiano gli insetti, e si è cercato di sbarazzarsi di loro in tutti i modi. Eppure, sono ancora qui. Dice questo mentre contempla un campo invaso dalle cavallette.
Come per il pragmatico carattere di Da Shi, così la profondità delle implicazioni nel rapporto tra scienza e fede, tra l’impossibile e i limiti dell’essere umano, tra razionalità e follia, si riflettono in questa serie come una lontana eco proveniente dalle pagine della Memoria del passato della Terra. Ma questa flebile eco è per ora più che sufficiente per soddisfare buona parte del vasto pubblico occidentale. E per assordare le sue menti più curiose.
Attendendo con trepidazione la seconda stagione, e quelle successive.
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