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Il diario della mia scomparsa: i manga tra alcolismo e depressione | Fumetto
Il diario della mia scomparsa, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Oggi parliamo di Il diario della mia scomparsa, fumetto autobiografico scritto e disegnato dal giapponese Hideo Azuma (1950-2019). Noto per essere stato l’ideatore delle serie comiche C’era una volta Pollon e Nanà SOS, in questo libro del 2005 racconta con lo stile leggero che lo contraddistingue le ansie che lo hanno spinto prima a vivere come un clochard, poi a tentare il suicidio. E infine a un lungo ricovero in una clinica per la disintossicazione dall’alcool. Un’opera intrisa di dolorosa sincerità.
In cui il tratto cartoonesco che da sempre caratterizza i disegni di azuma qui crea un effetto straniante. La forma è comica, il contenuto è drammatico. La storia è vera ma viene narrata dall’autore che l’ha vissuta in prima persona con un innaturale distacco. Il diario della mia scomparsa è un grido di dolore nascosto sotto un sorriso di rassegnazione.
“Fumetto” è il formato del podcast di Mondoserie dedicato al mondo dei fumetti. Dai grandi classici alle opere più recenti. Italiani, orientali, occidentali.
La dura vita di un artista manga
In 69 anni di vita Hideo Azuma ha pubblicato ben 75 opere diverse. Non tutti questi lavori sono riusciti, anzi, nel libro Azuma è spesso critico verso le proprie creazioni, giustificandole per necessità economiche e pressioni da parte degli editori. Una vita ben diversa da quella che si immagina ogni appassionato di fumetti. Tempi di consegna strettissimi e una cultura del lavoro che non conosce tregua o passi falsi ben presto conducono il nostro autore alla depressione e all’alcolismo.
Il diario della mia scomparsa inizia con una frase che spiega tutto nella sua semplice brutalità: “Nel novembre del 1989 ho abbandonato i progetti che stavo seguendo per una casa editrice e sono scappato da tutto”. Azuma sparisce abbandonando famiglia, amici e lavoro. Vive da clochard, tenta il suicidio, ritorna a casa e scappa di nuovo, per vivere in strada e fare un lavoro semplice, che scacci i penseri malsani.
Infine il ricovero in clinica per disintossicarsi dall’alcool, a contatto con un’umanità derelitta che mente costantemente a se stessa e agli altri. Il diario della mia scomparsa è un’opera senza eguali: dolente, straniante, giocosa. Un ossimoro su carta partorito dai mostri di un grande artista.
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