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House of Cards: essere insieme cinici e ingenui | 1 classico in 2
House of Cards, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella
Abbiamo registrato questo episodio letteralmente quando in America erano aperte le urne delle presidenziali 2024, il 5 novembre. Una giornata che ci sembrava ideale per parlare di una serie che ha segnato forse il punto di non ritorno del racconto dark della politica e del potere: House of Cards. Una serie che simboleggia perfettamente il tumultuoso sviluppo della “tv complessa” del nostro tempo. E ne mostra al contempo, come vedremo, anche i limiti.
Primo grande prodotto seriale in solo streaming, prima serie streaming a ottenere importanti nomination agli Emmy (e due Golden Globe per i suoi due protagonisti). Primo esempio del nuovo modello produttivo (le prime due stagioni commissionate sulla base di ricerche di mercato a priori e non dopo un pilota) e distributivo (dumping di un’intera stagione). Le 6 stagioni di House of Cards (Netflix, 2013-2018) si basano sull’omonimo romanzo britannico di Michael Dobbs (1989) e sulla – sempre omonima – serie TV britannica (1990). Il creatore dello show è Beau Willimon, tra i produttori esecutivi troviamo David Fincher, che è anche regista dei primi episodi, e Kevin Spacey, principale interprete delle prime 5 stagioni. Protagonista dell’ultima – e coprotagonista con Spacey nelle precedenti – è Robin Wright.
“1 classico in 2” è uno dei format del podcast di Mondoserie: conversazioni a due voci su serie che hanno segnato l’immaginario collettivo.
Una serie innovativa – o ripetitiva?
Come argomentiamo meglio nel podcast, House of Cards racconta la cinica e brutale scalata al potere di Frank Underwood (Kevin Spacey – I Soliti Sospetti, 21), che dal Congresso arriverà alla Casa Bianca, assistito dalla moglie Claire (Robin Wright – Blade Runner 2024, Justice League) e dall’amico Doug Stamper (Michael Kelly – The Comey Rule, Taboo). Seguiranno sanguinosi conflitti – financo tra marito e moglie – per il mantenimento della poltrona presidenziale, in un iperbolico susseguirsi di scandali, minacce, ricatti, e veri e propri delitti.
Nel 2017, Spacey è accusato di molestie sessuali, portando alla sua rimozione dalla serie e alla modifica della trama. La stagione 6 viene realizzata senza il personaggio di Frank Underwood (che viene ucciso fuori dallo schermo) e la trama si concentra solo su Claire, divenuta nel frattempo presidente. Tra il 2022 e il 2023, l’attore verrà comunque assolto da tutte le accuse.
Dopo la partenza esplosiva delle due prime stagioni, la serie viene acclamata per originalità, regia e recitazione. Ma da lì in avanti la qualità narrativa sembra calare drasticamente, e arrivano le critiche per la ripetitività e l’eccessiva inverosimiglianza. House of Cards in sostanza si rivela meno innovativa di quanto sembrasse inizialmente, ma comunque sempre importante per l’evoluzione dello streaming. Alla fine però, melodrammaticità, ingenuità e forzosità ne denunciano la natura di puro intrattenimento seriale. In un certo senso, la serie è uno specchio del nostro gusto mutato: ci piaceva pensarci cinici, quando forse eravamo ingenui.
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