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Chi ha paura di Guido Buzzelli? | Fumetto
La trilogia di Guido Buzzelli, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Guido Buzzelli è stato uno dei grandi geni fumettistici della generazione del dopoguerra, alla pari dei più noti Hugo Pratt e Guido Crepax. Ma pochi, pochissimi in Italia lo conoscono. Una spiegazione interessante di questo strano fenomeno ce lo fornisce la sua vedova, Grazia de Stefani, che commenta tra il divertito e il sarcastico: “Gli italiani non lo pubblicavano perché avevano paura.”
E, scorrendo le pagine dei 4 volumi che la Coconino Press ha dedicato alla produzione autonoma di questo spigoloso autore romano, viene il sospetto che non avessero paura dei disegni in sé. Quanto dell’inquietante somiglianza tra i suoi mondi grotteschi e le storture della perbenista società italiana di quegli anni (e d’oggi).
“Fumetto” è il formato del podcast di Mondoserie dedicato al mondo dei fumetti. Dai grandi classici alle opere più recenti. Italiani, orientali, occidentali.
Il Michelangelo dei mostri
Buzzelli è stato prima di tutto un disegnatore straordinario. Per descriverlo si devono scomodare paragoni importanti. I francesi lo chiamano “Il Michelangelo dei mostri”, per i valori plastici espressi e per quel suo vezzo di creare tavole che sembravano affreschi rinascimentali. Ma con soggetti borghesi e borgatari presi direttamente dal mondo che lo circondava.
Il secondo maestro che lo stile di Buzzelli richiama volontariamente nelle sue storie è Francisco Goya. Nella sua produzione, progressivamente, le tavole si fanno sempre più oscure. I dialoghi si fanno sempre più sibillini. Le atmosfere claustrofobiche e orrorifiche.
La mente corre alla terrificante serie di incisioni di Goya passate alla storia come I disastri della Guerra, che ritraggono con drammatica spietatezza le atrocità di cui era stato testimone durante la guerra di invasione napoleonica, dal 1808 al 1814.
L’ultima grande influenza dichiarata è quella di Alex Raymond, il creatore e disegnatore di Flash Gordon, alla base di tutta l’iconografia fantascientifica d’inizio secolo scorso. Raymond ha un tratto apollineo, estatico. Ogni sua vignetta potrebbe essere un poster cinematografico. I suoi eroi sono talmente perfetti da richiamare la statuaria classica, le sue eroine trasudano mistero e sensualità.
Ma in un mondo di Flash Gordon e Dale Arden Guido Buzzelli è il cattivo Ming.
La Trilogia di Buzzelli
Nel 1966, Guido Buzzelli è tra i primi autori al mondo a scrivere e disegnare una storia solo per propria soddisfazione artistica. La Rivolta dei Racchi non ha alcun committente, casa editrice o rivista. Potrebbe essere considerata la prima Graphic Novel. Ma giocare con date e definizioni è esercizio ozioso che distoglie dai meriti di questo autore. La Trilogia è composta da opere uniche e straordinarie, disegnate benissimo e narrate con uno stile caustico e pessimista. Tre storie che pongono l’accento sull’avidità e sulla stupidità umana. Da cui non sfugge neppure lo stesso autore.
La Rivolta dei Racchi: in un mondo alieno abitato da esseri umani la società è divisa in due classi. I Belli, nobili, atleti, ufficiali, artisti di grido, ballerine e sacerdoti. E i Racchi, una massa di bruttoni che vive nelle grotte e svolge tutte le mansioni più umili. Dopo aver guidato la rivolta dei Racchi contro i Belli, il protagonista Spartak (un autoritratto dello stesso Buzzelli) si ritroverà a fronteggiare un popolo che salito al potere sarà persino peggiore di chi lo ha preceduto.
I Labirinti: Marcello Sforvo (sempre Buzzelli sotto mentite spoglie) è un sopravvissuto a una misteriosa apocalisse che ha trasformato l’Italia in un cumulo di macerie, abitata da uomini cane in campagna elettorale contro uomini scimmia e minacciati da uomini asino. Una allegoria feroce delle forze politiche del tempo. Il protagonista farà di tutto pur di fuggire da questa terra da incubo e per farsi accettare in una eterea comune di eletti. Ma non risulterà adeguato.
Zil Zelub: Zil Zelub (scomposizione del cognome Buzzelli) è un violoncellista che perde letteralmente i pezzi: la sua gamba si stacca, il suo braccio vaga, il torso non obbedisce e a nulla servono i tentativi del nostro disgraziato per tenersi tutto insieme. Un ammasso di arti scombinati che vaga smarrito per una città impestata da odiosi uccelli grammofono. Solo assecondando la propria natura bestiale, sfogando la rabbia repressa, Zil riesce a stare tutto assieme. Nella società moderna l’abbrutimento garantisce la sopravvivenza.
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