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I giorni felici di Zuzu: una catarsi emotiva tra Beckett e Art Brut | Fumetto
Giorni felici, podcast | Puntata a cura di Untimoteo
Zuzu, alias di Giulia Spagnulo, ha dato alle stampe nell’anno 2021 la sua seconda graphic novel, Giorni Felici. La storia ruota attorno al delicato equilibrio di Claudia tra i due estremi della sua personalità. Un io gentile che repentinamente si trasforma in un essere incontrollabile e ferino. Nell’attesa di proporsi al provino con un monologo da Giorni Felici, uno dei testi più famosi e suggestivi di Samuel Beckett, assistiamo all’affogare di Claudia in sabbie mobili di realtà, fantasia e allucinazione.
“Fumetto” è il formato del podcast di Mondoserie dedicato al mondo dei fumetti. Dai grandi classici alle opere più recenti. Italiani, orientali, occidentali.
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Uno stile immediato e brutale, un grido di liberazione
La protagonista vive in un paesino sul mare con il fidanzato Piero. I due si amano, nonostante il lato impulsivo di Claudia desti più di un imbarazzo nel suo ingenuo innamorato. Con l’occasione di un provino teatrale nella grande città da cui era fuggita qualche anno prima, Claudia ritorna in contatto con le sue amiche e con la sua vecchia fiamma Giorgio. Si apre così uno squarcio tra un passato travisato dai ricordi e la brutalità di un rapporto tossico.
Il libro è un grido di liberazione e un atto d’accusa verso l’insensibilità. Si legge in un soffio – nonostante la lunghezza ragguardevole (448 pagine) – ma fa pensare a lungo. Lo stile di Zuzu è brutale e immediato. Potrebbe far pensare a un’arte infantile, ma in realtà denota un grande istinto per il ritmo della narrazione a fumetti.
Un’opera che non può lasciare indifferenti i lettori, proiettati all’interno della mente della protagonista attraverso un raffinato sistema di relazioni. E che è valsa alla sua autrice una candidatura al Premio Strega 2022.
Giorni Felici di Samuel Beckett: un testo imprescindibile del teatro moderno
La protagonista dell’originale Giorni Felici (in originale Happy Days, 1961) è Winnie, donna di mezza età che, interrata fino a sopra la vita in una montagnola, rievoca gioiosamente il proprio passato. Il monologo si interrompe solo per dialogare con il marito Willie, un omuncolo con il cranio sfondato che si esprime per frasi semplici o suoni inarticolati. Oppure per compiere i piccoli gesti che la posizione le consente e che le permettono di affrontare felicemente la giornata.
Ancora una volta in un testo di Beckett il mondo sembra aver subito una devastazione e l’esistenza dell’umanità sembra in discussione. In quest’opera però, ancora di più l’autore elimina movimento e dialogo, costringendo lo spettatore a testimoniare l’atroce lontananza tra le vuote parole di Winnie e la scena che la sta inesorabilmente inghiottendo.
Winnie è una donna realmente imprigionata in un cumulo di sabbia all’indomani del tramonto dell’umanità e che, per affrontare l’incombente annientamento, si rifugia in ricordi lontani di un tempo felice? O stiamo assistendo alla rappresentazione della mente di una donna della middle class che conversa amabilmente nel suo salotto?
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