Final Space è una serie animata statunitense-canadese ideata da Olan Rogers e David Sacks (TBS, 2018-21) e attualmente visibile su Netflix. Pensata inizialmente come web-serie e composta da 36 episodi di 22 minuti l’uno, la serie è stata a sorpresa cancellata dopo tre stagioni rispetto alle sei del piano iniziale.
Il giovane Gary sta scontando 5 anni di prigionia a bordo di un’astronave carceraria gestita da una IA (una sorta di HAL 9000 chiamato HUE), la Galaxy One. Con lui vi sono un insopportabile robot anti-impazzimento (KVN, da Gary odiato e rinominato ‘Kevin’) e un’indefinita moltitudine di guardiani robotici multifunzionali privi di personalità. La pena gli è stata inflitta poiché, nel maldestro tentativo di fare colpo su Quinn – un’avvenente Guardia dell’Infinito -, dopo aver rubato una divisa si spaccia con lei per pilota di caccia spaziali. Scattato un allarme Gary è costretto a pilotarne uno senza avere la più pallida idea di come fare. Senza volerlo con i cannoni distrugge decine di altri velivoli – e un ristorante messicano.
A pochi giorni dalla fine della sua carcerazione il giovane si imbatte in Mooncake, un alieno in fuga che ha l’innocente sembianza di palla verde. In realtà l’adorabile Mooncake ha il letale potere di distruggere interi pianeti. Per questo è ricercato dal malvagio Lord Commander, che ha la voce di David Tennant (Doctor Who, Inside Man). Le voci di Gary e Mooncake, sempre nell’originale, sono invece date dallo stesso Rogers.
Drammatico e ridicolo, tra Futurama e Rick and Morty
Per proteggere il nuovo amico Gary – assieme al cacciatore di taglie dalle fattezze feline Avocato, alla stessa Quinn e tanti altri – vivrà una serie di deliranti e pazzesche avventure che lo porteranno ai confini dell’Universo. La trama di Final Space suonerà inevitabilmente leggera, forse addirittura banale, eppure questa serie animata di leggero e banale ha ben poco. Final Space – come da tradizione americana (I Simpson, Futurama, South Park, …) si rivolge innanzitutto ad un pubblico adulto. L’ambientazione squisitamente fantascientifica (a differenza di Rick and Morty, per molti versi molto più terrestre) è il perfetto orizzonte per l’azzardato connubio di comico e tragico che contraddistingue quest’opera. Il ridicolo, l’epica e il drammatico sono qui miscelati in una narrazione serrata, e più spesso forsennata.
Ad esempio di ciò, la stessa ouverture della serie. Il protagonista fluttua nel vuoto cosmico, circondato da cadaveri e detriti, mentre la voce di HUE dice: “L’esito non è mai stato a nostro favore”… L’ossigeno durerà giusto una manciata di minuti. Tanti quanti sono gli episodi di S1, che si aprono tutti con questo incipit, di volta in volta allargato da ulteriori frammenti. Si tratta del finale di stagione. Nel momento clou, Gary se ne esce con: “Ma tu guarda, hanno scelto il verde per un allarme rosso, io avrei scelto il rosso… magari un pervinca”… Tragico e demenziale fluttuano quindi in questo space drama tra assurdi personaggi, assurdi dialoghi e assurde situazioni.
La trama orizzontale di Final Space
I protagonisti sono risucchiati in un vortice di battaglie interstellari. E al contempo in una carambola di avvenimenti ad alto tasso emotivo (in questo è senza dubbio più vicina a Rick and Morty, di cui abbiamo anche parlato qui nel podcast). Ogni episodio è un tassello di sviluppo in una vorticosa storia orizzontale, in cui poco a poco si dipanano motivazioni, dubbi e sentimenti dei personaggi. Il cui legame – l’amore tra Gary e Quinn o la bromance tra lo stesso e Avocato) – è sempre su un avvincente filo teso tra pianto e risata. L’esplicita trama orizzontale è una delle scommesse di questa serie animata. Che va così contro la filosofia della puntata autoconclusiva che ha da sempre contraddistinto il panorama americano di genere (tipo Family Guy).
Rinunciare a ciò significa puntare tutto sull’evoluzione della storia, il che è un bell’azzardo. Una cosa del genere è stata fatta da Matt Groening nel suo ultimo Disenchantment. E a proposito di Rick and Morty: i due si incontrano realmente con Gary e Mooncake in una gelateria (comparsata che avviene in un promo fan-made di S4).
A differenza comunque di altri prodotti animati statunitensi (ad es. Bojack Horseman), la psicologia dei personaggi non è qui labirinticamente ostentata. Bizzarrie ed eccentricità non sono accentuate in chiave psicologica o satirica, bensì in chiave volutamente farsesca e demenziale. In questo la palma d’oro va all’irresistibile personaggio di Tribore Menendez, ex guardia dell’infinito ora a capo della Resistenza.
Oltre i limiti di Final Space
Tutto comunque in questa space opera ha un ritmo volutamente classico, che ruota intorno alla forza della storia stessa e del suo sviluppo drammatico. Non mancano però i colpi di scena o i finali mozzafiato. Ovvero l’azione come motore primo della narrazione. Non mancano di tanto in tanto nemmeno scene cruente, se non splatter, a rimarcare lo sdoganamento delle serie animate USA rispetto ai prodotti per soli bambini o adolescenti.
Ovviamente Finale Space ha i suoi limiti. Ridondanze e forzature in sceneggiatura. Una comicità talvolta infantile. Uno stile grafico volutamente grezzo, tipo American Dad (e ciò contraddistingue la pressoché totalità delle produzioni statunitensi). Anche se gli sfondi utilizzati sono stati creati attraverso materiale fornito addirittura dalla NASA. Per alcuni poi potrebbe sembrare una brutta copia animata di Star Wars. Per altri un “Rick and Morty di chi non capisce Rick and Morty” (espressione realmente usata in rete). Eppure Final Space, pur con alcuni di questi limiti, è molto, molto di più.
Dalla topica lotta contro il Male ai paradossi temporali e alla multidimensionalità. Tra strabilianti peripezie e rocamboleschi imprevisti, lo strampalato equipaggio guidato da Gary sviluppa, nel corso delle tre stagioni, una storia dai toni sempre più cupi. Con un umorismo sempre più nero e destabilizzante. Andando ben al di là della rocambolesca odissea spaziale con astronauti caricaturali. Il citazionismo di Final Space è smaliziatamente dichiarato. Oltre alle già citate animazioni, e ovviamente Star Wars, i richiami ad altri miti fantascientifici hollywoodiani abbondano. I Guardiani della Galassia, The Avengers (qui il pezzo su Hawkeye), e poi ancora Matrix…
La natura derivativa di Final Space, con la sua gioiosa giostra di cliché e comicità metalinguistica, ci frastorna. E al contempo ci catapulta in un movimentato e talvolta persino crudele susseguirsi di tragedia e nonsense. Sta proprio in questa sua peculiare costituzione il fascino di questo viaggio emotivo ed interstellare. E una volta risucchiati dall’orizzonte degli eventi di questa fantaserie animata, risulterà impossibile tornare indietro.
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