“Bisogna smettere di essere gentili e cominciare a dire le cose in modo crudo, se necessario. E’ una questione di vita o di morte per l’avvenire di tutti.”
Raoul Peck
Debuttato in America su HBO nell’aprile 2021, Exterminate All the Brutes (Sterminate tutti i bruti) è l’ultimo documentario – miniserie in 4 episodi del regista haitiano Raoul Peck. Peck è conosciuto soprattutto per il suo docu-film di grande successo I’m not your negro, basato sulla biografia di James Baldwin, celebre scrittore e attivista americano.
Cos’è e di che parla Exterminate All the Brutes
Exterminate All the Brutes è un progetto ambizioso. Nell’arco di quattro ore il regista si propone, a parole sue, di riscrivere la storia, o almeno una parte di storia. Quella dell’Europa a partire dalle crociate fino alla seconda guerra mondiale.
“Attraverso questo documentario sono voluto tornare alle origini del razzismo, dei privilegi dei bianchi e dell’eurocentricità, mettendo in relazione elementi storici, momenti personali e i miei studi universitari. Ho voluto fare una “decostruzione” di più di 700 anni di storia in un solo film”.
La “storia” di Raoul Peck parla soprattutto di genocidi e soprusi da parte dei bianchi nei confronti degli altri abitanti di continenti che subirono la colonizzazione. Secondo Peck è infatti ora di “aprire gli occhi”. E’ lui stesso ad esortarci a farlo, dato che è proprio sua la voce narrante che accompagna lo spettatore durante tutta la durata della miniserie.
“L’Europa e l’America sono profondamente radicate nella negazione, ognuna a modo suo. Gli Stati Uniti sono una continuità storica dell’Europa: gli inglesi, gli spagnoli e i portoghesi hanno colonizzato l’America e sono stati i primi genocidi. La più grande potenza del mondo è stata costruita su due genocidi: gli indiani d’America e i neri che sono stati trasportati come schiavi.”
Per renderci chiaro questo concetto, Peck propone diverse ore di un variegato impasto di immagini. Dalla grafica al fumetto, alle foto e video di archivio a scene di film. Poi ci sono alcune scene girate da lui, in una specie di “film dentro al film”, dove un attore (Josh Hartnett) interpreta il ruolo generico di bianco colonizzatore, ammazzando e tormentando nei secoli le altre “popolazioni”.
Le intenzioni di Peck, tra Malcolm X e James Baldwin
La narrazione non segue un ordine cronologico. Sembra piuttosto tentare di validare la teoria dell’eterno ritorno della crudeltà e della sete di dominio dei colonizzatori europei che così facendo hanno scritto una storia alterata. La solita versione “scritta dai vinti” a cui Peck e la sua equipe in questi anni di lavoro sul docu-film hanno cercato, a detta sua, di rimediare.
“La mia dottrina su questo piano è quella di Malcolm X: «Con tutti i mezzi necessari.» Non ho altra scelta. Date le mie origini, purtroppo non ho il privilegio di possedere una mia banca di archivi storici. Se voglio raccontare la mia storia, sono condannato a utilizzare ciò che già esiste, a decostruire gli archivi e a «fabbricarne» quando non esistono.”
Dopo qualche ora di ripetitiva visione dei massacri e genocidi ad opera dei “bianchi” viene da chiedersi se il regista abbia voluto, con questo lavoro, lasciare un messaggio proprio a loro.
“Su questo piano, sono vicino a un James Baldwin: non ha mai scritto contro i bianchi o per i neri… Lo sterminio non è una questione di bianchi, neri, gialli o rossi. È l’Europa imperialista che l’ha definita così e messa in azione. Il mio racconto non è né una richiesta di conti né un’aggressione gratuita. Metto semplicemente sul tavolo la vera storia, una volta per tutte, per chi vuole coglierla. Come scrive Sven Lindqvist [autore del libro Exterminate all the brutes a cui Peck si ispira]: non ci mancano le conoscenze. Ciò che manca è il coraggio di capire ciò che sappiamo e di trarne le conclusioni.”
Un interminabile e astratto cliché: la storia in Exterminate All the Brutes
Più che assistere alla storia riscritta, o alla “storia vera”, dopo la visione integrale di Exterminate All the Brutes si ha la sensazione di aver guardato uno di quei video youtube “le 10 peggiori cose fatte dall’uomo in 2 minuti”. Solo che, ahimè, non dura solo 2 minuti.
La narrazione rimane generica. Pur raccontando le intense sofferenze di molti popoli, la quasi totale mancanza di testimonianze singole e questa ciclicità al limite dell’impossibile impediscono allo spettatore di apprendere qualcosa che già non sa.
Perché è in effetti una storia che in generale conosciamo e che non possiamo cambiare. Forse sarebbe stato più interessante raccontare le ‘verità’ di chi stava in mezzo. Dato che la verità raramente è pura e quasi mai semplice.
Inoltre, gli inserti drammatizzati dell’uomo bianco (l’attore belloccio che si aggira per i secoli a dar fuoco ai villaggi e a tagliar gole alla gente) sono rigidi e imprigionati in un clichè.
Ma forse Peck voleva proprio darci l’idea che la nostra storia sia un lungo interminabile cliché. In quel caso Exterminate All the Brutes ci riesce alla perfezione.
Un grande e potente racconto sul tema del razzismo: The Underground Railroad