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Euphoria, uno scintillante viaggio all’inferno | 2 voci, 1 serie
Euphoria, podcast. Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Francesca Sarah Toich.
In attesa della seconda stagione, torniamo col podcast su Euphoria, serie HBO che arrivò nel 2019 tra robuste polemiche e non pochi psicodrammi (in Italia su Sky e Now). Creata da Sam Levinson a partire da una miniserie israeliana e da esperienze personali, è quel che si definisce un “teen drama”: l’abbiamo raccontata estesamente anche in questo articolo. Al centro, diversi adolescenti di una high school americana e le loro vite vividamente disperate tra droga, sesso, amori, amicizie, violenza, dolore.
Interpretata dall’ottima Zendaya, la protagonista Rue è una diciassettenne con enormi problemi di droga, appena uscita dalla riabilitazione dopo essere sopravvissuta a stento a un’overdose. Attorno a lei il quadro non è più sereno: l’amica transessuale che lotta per farsi accettare; l’idolo del football con un’identità sessuale in crisi che sfoga in episodi di violenza; la ragazza sovrappeso che scopre di poter avere successo online dandosi a pratiche feticistiche; la pinup segnata dall’ombra di alcuni discinti video sessuali; le spesso opprimenti aspettative familiari e il difficile passaggio verso l’età adulta.
Temi difficili e pesanti, che Euphoria affronta con grande potenza e di cui ragioniamo in questa puntata del podcast.
“2 voci, 1 serie”: dialoghi sulle cose che ci piacciono, o ci interessano, nel podcast di Mondoserie.
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MUSICA NELLA PUNTATA
Rareness of Existence by AderitoSilva from Pixabay
Chillout 12 by 1tamara2 from Pixabay
La durezza di Euphoria, di cui parliamo nel podcast
“Se stai vivendo problemi di dipendenza o situazioni di disagio, non sottovalutarle”. La scritta campeggia alla fine di ogni puntata di Euphoria, la chiacchieratissima serie HBO arrivata in Italia su Sky e Now. Ci si può sentire a disagio anche guardando questa serie, ed è un bel paradosso: a disagio non perché sia brutta o fatta male, ma perchè parla di cose brutte e che fanno male. Rimanendo nel paradosso: la serie è visivamente bellissima, anche se mostra e racconta cose orrende e degradanti. Come uno scintillante viaggio all’inferno. E, paradossale pure questo, è emozionante anche quando mette in scena la narcotizzazione dei sentimenti.
C’è chi ha criticato: è inverosimile che tutto questo accada nello stesso ristretto ambiente. Ma una serie tv non è un trattato di sociologia, né deve essere “verosimile”. Se ne è capace, ci aiuta a decifrare paure e inquietudini del nostro tempo. E il mondo che Euphoria ci indica ha indubbiamente, lo raccontiamo nel podcast, un cuore di tenebra. Al cui abbraccio cercano di sfuggire, come angeli con un’ala strappata, questi fragili e complessi adolescenti in cerca di senso, di accettazione e di amore.
Leggi anche l’articolo di approfondimento: Euphoria: una corsa a perdifiato verso il buio