Enlightened, la nuova me (2011 HBO) è una serie da recuperare: in Italia oggi la trovate su Now e Sky. Sono due stagioni scritte e interpretate da Laura Dern (attrice feticcio di David Lynch, al centro anche della terza stagione di Twin Peaks) e Mike White. Solo questo dovrebbe farci saltare sulla sedia! Mike White è il creatore di The White Lotus (di cui abbiamo scritto qui e poi parlato in due puntate del podcast, sulla prima e la seconda stagione). E in questa perla del 2011 interpreta a fianco della Dern il ruolo di uno sfigatissimo impiegato d’ufficio.
I due artisti avevano lavorato allo script proprio pensando a se stessi come protagonisti di ambo le stagioni.
La Dern nel 2012 vinse il Golden Globe come migliore attrice e la serie ebbe un grande successo di critica. Tuttavia venne cancellata dopo due stagioni, finendo per cadere nel dimenticatoio. Da noi, poi, ha avuto una distribuzione assolutamente tardiva: solo nel 2021, in coincidenza con il grande successo americano di The White Lotus, Sky l’ha messa in palinsesto.
Di cosa parla Enlightened
Oggi vale assolutamente la pena recuperarla. Forse solo ai nostri giorni, dove gli antieroi femminili e gli show che mescolano commedia e dramma sono la norma, l’interpretazione della Dern può essere apprezzata pienamente. Forse all’epoca questa tipologia di serie, poco commerciale e quasi più vicina al teatro comico che alla serie classica, non veniva considerata un investimento sicuro.
Non solo. Le tematiche toccate, se pur con leggerezza ed ironia, erano piuttosto serie. E scavavano nella crepa socio-economica americana che cominciava a diventare evidente.
Una donna in piena crisi di nervi, Amy Jellicoe (Laura Dern), lascia il posto di lavoro in un’azienda rinomata per andarsene in cura alle Hawaii, in un resort da cui esce illuminata. Enlightened, appunto. Ma illuminata male. O meglio, la permanenza ad Open Air (nome del resort hawaino) riesce a convincere Amy non solo che il mondo è sbagliato ma che lei, sì proprio lei, ha il compito di cambiarlo.
Diventa una scheggia impazzita pronta a tediare chiunque la circonda. Amy è magnificamente insopportabile e se già prima i suoi colleghi la schivavano, adesso viene considerata un pericolo ambulante da tutta l’azienda.
Tanto da venir spostata nei sotterranei a fare uno dei lavori d’ufficio più umilianti del settore. L’accumulazione dei dati degli impiegati. Ben presto Amy scoprirà che quei dati servono soprattutto per licenziare o sottopagare gli operai, e comincerà una lotta contro la stessa azienda, aiutata dal suo sfigatissimo collega Tyler (il creatore e showrunner Mike White).
Una riflessione tragicomica sul bene
La serie poi si diverte ad esplorare la possibilità di diventare influencer (allora quasi nascente), ovvero di poter scrivere le proprie opinioni su un sito o social sperando di cambiare il sistema. La presunta libertà di internet viene sbeffeggiata in pieno assieme ai media e ai giornali, piegati al sistema e alla moda del momento.
Ma al di là di queste tematiche, in Enlightened rimane centrale la riflessione sulla bontà del bene. Chi vuole fare il bene è utile o dannoso per la società? Inoltre, è davvero questo il bene – o è solo un riflesso narcisistico?
Amy incarna perfettamente una forma di bontà tirannica e goffa, tanto toccante quanto spaventosa. E sempre ambigua: come si può cambiare il mondo quando si ha così tanta difficoltà a rinunciare ai propri vecchi riflessi egocentrici? Perché, nella sua nobile missione, Amy non dimentica mai i suoi interessi personali e vive nella paura di essere rifiutata. Sfrutta senza ritegno i suoi colleghi e si muove con una superficialità terrificante. Senza tenere minimamente in conto i desideri altrui, mossa da un ideale più grande – almeno a detta sua.
Ricordiamoci che tutto parte dal resort delle Hawaii. Senza quel soggiorno fatto di yoga e nuotate in spiaggia, non ci sarebbe stata nessuna illuminazione per Amy.
Enlightened: analogie e differenze con The White Lotus
A quanto pare Mike White è piuttosto ossessionato dalle false promesse dei ritiri spirituali, simbolo della nostra società ormai sempre più divisa tra miliardari depressi e povera gente.
Microcosmi dove anche gli individui meglio intenzionati e gli onesti lavoratori si trasformano volentieri in parassiti pur di avere anche solo un piccolo pezzo di quei paradisi che in realtà sono inferni, come ci mostrano entrambe le stagioni di The White Lotus.
In Enlightened White si dimostra più compassionevole, e il titolo non è del tutto sarcastico. Amy nel suo modo goffo intende davvero aiutare il suo prossimo e finirà per cambiare in meglio la situazione, almeno un po’.
Nessun personaggio in questa serie è davvero grottesco o disgustoso, e la debolezza o la ricerca del tornaconto personale non culminano necessariamente in una strage di illusioni, come accade invece in The White Lotus (e come abbiamo analizzato qui).
Ma in dieci anni la situazione del mondo è molto cambiata, a partire dai resort. Prima anche un impiegato medio come Amy poteva permettersi un ritiro new age per “curare il proprio stress”. Oggi invece sono rifugi per ricchi, inaccessibili ai normali che possono entrarvi solo o come schiavi o come prostitute (come vediamo nella seconda stagione di The White Lotus).
E dove il “bene” non viene più nemmeno preso in considerazione.
Abbiamo discusso la seconda stagione di The White Lotus qui
Qui la nostra analisi sulla filosofia di The White Lotus